Il caso

venerdì 11 Agosto, 2023

L’omicida di Noriglio: «Devo lavorare»

di

Domani la perizia psichiatrica su Ilir Zyba, in carcere per la morte di Mara Fait

Ilir Shehi Zyba, il reo confesso omicida di Mara Fait è pronto per tornare al lavoro. E potrebbe essere proprio questa una delle richieste della difesa ad arrivare subito dopo la perizia psichiatrica. Ieri l’udienza per la nomina dei periti: la perizia, che seguirà la formula dell’incidente probatorio si svolgerà già domani, con un incontro in carcere a cui parteciperanno tutti i consulenti di parte. Nessuno ha rinunciato, nemmeno la difesa, nonostante le difficoltà economiche, oggettive della famiglia Shehi Zyba. Saranno Ermanno Arrighini e Carlo Andrea Robotti per la Procura, Fabio Bonadiman per la difesa e Anna Palleschi per la parte offesa. Ma proprio dalla perizia potrebbe arrivare un via libera, in attesa del processo, almeno per il lavoro al di fuori del carcere, dopo che è stata rifiutata, da parte del giudice per le indagini preliminari, la richiesta dei domiciliari. Uno degli esiti della perizia psichiatrica, potrebbe essere infatti, la dichiarazione di non pericolosità sociale. Questo farebbe cadere uno dei presupposto per il carcere, il pericolo di reiterazione del reato. Tutte ipotesi, naturalmente, certo è che il 48enne albanese ha chiesto di poter tornare al lavoro per poter mantenere la sua famiglia: la moglie e i due figli possono contare sul suo stipendio, in quanto a entrate economiche. Shehi Zyba si trova già dal giorno successivo al delitto, il 28 luglio, al carcere di Spini di Gardolo. È controllato dal personale medico. Ha detto di essere profondamente dispiaciuto per quanto accaduto, di rendersi assolutamente conto della gravità del resto. Allo stesso tempo, però, non ricorda nulla di quanto accaduto: un black-out che coincide con il momento dell’omicidio, pur non disconoscendo il gesto, visto che si è costituito. Nel caso venga accolta la richiesta, Shehi Zyba potrebbe ritornare alle Profilerie Trentine di Rovereto, il suo ultimo datore di lavoro dopo anni alla sede di Verona dell’Arcese. Anche il cambio d’impiego potrebbe diventare materia del processo: il trasferimento sarebbe stato dovuto al fatto di essere più vicino alla propria famiglia. Anche in questo caso avrebbero un ruolo le tensioni con la vicina di casa, sfociata poi nel delitto. La perizia, da incidente probatoria, potrà essere usata come prova nel futuro processo. Difficile che arrivi una dichiarazione di incapacità di intendere e di volere, anche perché Shehi Zyba avrebbe dimostrato, nel corso dei colloqui, piena lucidità. Ma per la difesa è fondamentale dimostrare una situazione di esasperazione che ha portato a un crollo mentale, un momento in cui il 48enne non sarebbe stato più capace di rispondere di sé: in ballo ci sono le attenuanti generiche. Dopo il dramma che ha visto una vittima, una donna di 63 anni, dopo le lunghe controversie legali che avevano portato entrambi in tribunale con accuse di furto e di stalking, dopo la richiesta (mai accolta) di attivazione del codice rosso, si tornerà a parlare di quelle continue beghe condominiali, di quei litigi sfociati in tragedia un venerdì di luglio. Per capire quanto la situazione pregressa abbia potuto incidere sull’aggressione efferata, a colpi d’accetta, che è costata la vita a Mara Fait.