la vendita
mercoledì 28 Febbraio, 2024
di Davide Orsato
«Sede dell’ordine dei medici vendesi». E, allo stesso tempo, «cercasi». L’ordine dei medici di Trento è pronto a vendere la sua «casa» di via Valentina Zambra, a Centochiavi, con una base d’asta di 708 mila euro. Lo fa con un bando pubblico (scadenza il 2 aprile alle 12, apertura buste il 3) e lo fa con uno scopo: trasferirsi in una struttura più piccola, più agevole, più «smart» e… soprattutto più vicina a quella che sarà il nuovo epicentro della sanità trentina: il polo ospedaliero universitario di via Al Desert. Ecco perché l’ordine — lo farà sempre con una procedura pubblica — «guarda a Sud», con una preferenza: il complesso delle Albere, che di spazi ne ha ancora. Serve qualcosa di più piccolo ma anche di più accogliente. Non è solo uno slogan: i tempi sono cambiati e grandi sedi di rappresentanza non servono più come in passato. Serve, invece, qualcosa che sia accessibile e che faccia risparmiare tempi di spostamenti agli assistiti, impegnati prevalentemente in ospedale.
Il nodo costi
Visti i tempi, si cerca anche un risparmio: non troppo però. «La sede attuale — fa sapere il presidente dell’ordine, Marco Ioppi — ha diverse criticità, sia per la collocazione, sia per la sua natura: il fatto di trovarsi comunque in un condominio con spese elevate. In questo periodo storico, con l’aumento dell’attività a distanza, non c’è bisogno di grandissima metratura: del resto abbiamo spostato gran parte della nostra attività online. C’è bisogno, però, di uno spazio che faccia sentire i medici a casa propria, magari che consenta agli iscritti di entrare utilizzando una semplice password. Ecco perché per il trasferimento stiamo pensando alla zona delle Albere: in questo modo saremmo anche molto più vicini alla nuova cittadella sanitaria».
I tempi del nuovo ospedale
L’ordine punta, dunque, a un trasferimento che possa anticipare il nuovo ospedale. La settimana scorsa la giunta aveva annunciato il nuovo cronoprogramma, con un nuovo slittamento di almeno sei mesi. Il tutto per l’allungarsi dei tempi dovuti alla proroga del bando per raccogliere le nuove proposte (il termine è domani, 29 febbraio). Ma ci sono anche delle buone notizie per la Provincia: la prima arriva dall’alto numero di manifestazioni di interesse (alla fine se ne raccoglieranno dieci), la seconda è che la vicenda giudiziaria con Pizzarotti si è chiusa e, con essa, l’intero capitolo del progetto «Not». Intanto, nelle ultime ore, sono arrivati i dettagli sul nuovo ordine di marcia. La prima fase partirà, per l’appunto, dopo l’arrivo delle proposte e durerà fino ad aprile 2025: prevede il progetto di fattibilità tecnico — economica e tutta la partita della progettazione. Da maggio a dicembre 2025, la seconda fase: l’affidamento della gara, l’elaborazione del progetto esecutivo, l’affidamento del servizio di direzione lavori, la verifica, la valutazione d’impatto ambientale. A novembre («fine 2025», si leggeva in una nota della giunta provinciale la scorsa settimana) potrà partire, infine, la terza fase, con l’esecuzione, l’allestimento e il collaudo. Per la prima «macrofase», ufficialmente già avviata, la Provincia prevede un costo di 29,8 milioni di euro, quasi tutti per il progetto di fattibilità. La fase successiva costerà 4 milioni e 236 mila euro, il grosso (oltre tre milioni) per la verifica della progettazione. Tra i lavori preliminari, figura anche un’attività di monitoraggio ambientale che prevede la realizzazione di piezometri (pozzi temporanei) per verificare l’altezza della falda in un’area molto vicina all’Adige.