l'esclusiva
mercoledì 12 Aprile, 2023
di Donatello Baldo e Simone Casciano
Dalle analisi del Dna è arrivato nella giornata di ieri il nome del «colpevole», dell’orso che, nel pomeriggio dello scorso mercoledì, ha aggredito, uccidendolo, il runner Andrea Papi. Si tratta, per l’esattezza, di un’orsa: JJ4. Lo stesso animale che nel luglio del 2020 aveva aggredito Fabio Misseroni e suo figlio Christian, che avevano rimediato importanti ferite alle gambe e in altre parti del corpo. Si è trattato dell’ultima aggressione documentata da parte di un orso fino a quella di un mese fa in val di Rabbi quando MJ5 ha attaccato Alessandro Cicolini. Un «incontro ravvicinato», quello tra JJ4 e i Misseroni, avvenuto mentre percorrevano un sentiero del Monte Peller, in Val di Sole. La stessa zona dove, a distanza di quattro anni, lo stesso esemplare mette in atto una nuova aggressione, questa volta con un epilogo molto più tragico.
Se confermata, la notizia che arriva da fonti inquirenti e che attribuisce i reperti organici trovati sul corpo di Papi a JJ4, potrebbe scatenare non poche polemiche. L’orsa in questione fu infatti oggetto di un’ordinanza firmata dal governatore Maurizio Fugatti che ne prevedeva la cattura in quanto «esemplare pericoloso». Ma la cattura fu sospesa a causa di un ricorso al Tar da parte delle associazioni ambientaliste che si videro dare torto in primo grado davanti al tribunale amministrativo di via Calepina a Trento, ma successivamente vinsero al Consiglio di Stato che, nel dicembre 2020, ribaltò la sentenza in favore dell’orsa annullando l’or. Il motivo? Aveva i cuccioli con sé. «Oggi ha vinto il buon senso», commentava l’ex ministro Sergio Costa. «Fugatti aveva decretato la cattura e la reclusione a vita dell’orsa più timida del Trentino. Buon letargo a te e ai tuoi cuccioli orsa JJ4», scriveva Oipa, tra le associazioni che avevano presentato ricorso:
«L’orsa JJ4, femmina, nata nel 2006 — si legge nel Rapporto Grandi carnivori del 2021 — è considerata esemplare pericoloso in seguito all’aggressione con ferimento di due persone, compiuta il 22 giugno 2020», quella appunto a padre e figlio Misseroni. «Non è stato possibile applicare tale ordinanza di rimozione in quanto la stessa è stata annullata dalle autorità giudiziarie alle quali si sono appellate associazioni animaliste». Subito dopo l’attacco era stata radiocollarata: «Ma il fatto che l’orsa sia tuttora dotata di radiocollare e monitorata in modo intensivo — scrivevano nel 2020 gli esperti della Provincia nel Rapporto — non è sufficiente a contenere in modo adeguato il rischio di ulteriori incontri ravvicinati e di possibili relativi incidenti, dal momento che tale strumentazione e tale monitoraggio non possono di fatto impedire che ciò avvenga». E così è stato, anche perché a distanza di quattro anni quel radiocollare non c’è più, o se c’è è scarico.
JJ4 è in ogni caso un’orsa dichiarata pericolosa, che ha già mostrato aggressività, raggiunta da un’ordinanza di cattura proprio per gravi motivi di sicurezza pubblica. Inevitabili, dopo quest’ultima aggressione mortale, le polemiche sul pronunciamento del Consiglio di Stato che, accogliendo un ricorso degli animalisti, ha lasciato in libertà un animale che, purtroppo, ha reiterato negli anni la sua aggressività. Gli animalisti Oipa e Enpa contro l’ordine di cattura avevano fatto ricorso sono ancora oggi in prima linea a difesa dell’orsa accusata di aver aggredito Andrea. Proprio Oipa che ieri chiedeva di partecipare al tavolo tecnico annunciato dal ministero sulla gestione dei plantigradi.
JJ4 discende direttamente dal nucleo originario di orsi sloveni trapiantati in Trentino. Il primo fu Masun, poi arrivò Kirka. Poi vennero Daniza, Joze, Jurka, Vida, Irma, Gasper, Brenta e Maya. Proprio di Joze e Jurka è figlia JJ4, le lettere del suo nome infatti indicano i nomi dei suoi genitori. Questo meccanismo permette di tracciare un particolare comune denominatore ad alcuni degli esemplari che nel corso degli anni si sono resi protagonisti di attacchi. JJ4, MJ5 e KJ2 hanno tutti lo stesso padre: Joze. E se lui si è sempre dimostrato pacifico, la sua prole è responsabile di più del 50% degli attacchi segnalati in Trentino. Di JJ4 abbiamo già scritto, MJ5 dopo una vita pacifica si è reso protagonista dell’aggressione ad Alessandro Cicolini domenica 5 marzo in val di Rabbi. KJ2, prima della sua morte, si rese responsabile di 3 attacchi in Trentino. Cominciò con Marco Zadra, aggredito a maggio 2015 mentre correva nei boschi sopra Zambana Vecchia. Pochi mesi dopo, in luglio, Vladimir Molinari fu vittima dell’aggressione più violenta di Kj2, mentre correva nei boschi sopra Cadine. Due anni dopo l’orsa tornò a colpire, a luglio 2017, quando aggredì Angelo Metlicovec, mentre passeggiava con il suo cane, su un sentiero che dal lago di Terlago porta a Cadine. Dopo quell’aggressione l’allora presidente della Provincia Ugo Rossi firmò l’ordinanza di abbattimento che fu eseguita nell’agosto del 2017 sul Bondone. Di Joze si sono perse le tracce nel 2009 ultimo anno in cui il suo nome compare nel rapporto dei Grandi Carnivori. Sono solo 2 gli attacchi in Trentino che non hanno visto protagonisti suoi discendenti. Sempre riavvolgendo il nastro della storia, ad agosto 2014, il primo attacco di sempre in Trentino vide Daniza scagliarsi contro Daniele Maturi, reo di essersi imbattuto nell’orsa e nei suoi cuccioli di prima mattina a Madonna di Campiglio. L’orsa morì, nel settembre del 2014, stroncata dall’anestesia predisposta per catturarla. L’altro attacco registrato in Trentino, che non vede protagonista un figlio di Joze, è quello di Andalo quando nell’agosto del 2020, M57 aggredì il carabiniere vicentino Diego Balasso. L’orso fu prima catturato e poi trasferito in Ungheria.
Sono due quindi gli orsi responsabili di aggressione a piede libero in Trentino: MJ5 e JJ4
novità
di Redazione
Le caratteristiche di questa stanza consentono di mettere a proprio agio persone vulnerabili, nella delicata fase di narrazione e ricostruzione dei fatti subiti, soprattutto se ancora in fase pediatrica
il caso
di Redazione
Il dj ed ex concorrente del Grande Fratello Vip dopo un anno e mezzo di aggressioni fisiche e verbali che avrebbero costretto Sophie Codegoni a cambiare la propria vita per paura, è stato portato nel carcere di San Vittore