Atletica

sabato 20 Luglio, 2024

L’ultima marcia di Alex Schwazer termina al km 14: «L’ho fatto per i miei figli»

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L’ex campione bloccato dalla sciatalgia: «La squalifica di 8 anni? Periodo allucinante. Oggi tanti brividi»

Una beffa del destino. Otto anni dopo l’ultima volta Alex Schwazer è tornato in gara al termine della squalifica per doping inflitta nel 2016 senza però riuscire a concludere la sua marcia di 20 chilometri. La causa un forte dolore dato dalla sciatalgia, problema che l’atleta aveva già riscontrato nel corso delle ultime settimane e che sembrava aver risolto. Al quattordicesimo chilometro, però, Schwazer ha deciso di fermarsi per il troppo dolore: «Volevo essere qui a tutti i costi anche se purtroppo ho avuto un importante problema – ha spiegato il marciatore -. Non ho detto niente a nessuno altrimenti il mio staff non mi avrebbe fatto gareggiare. Era da alcune settimane che faticavo a marciare, però volevo solo fare quello che ho sempre fatto. Già a partire del riscaldamento la situazione è stata difficile, ora non riesco più a poggiare la gamba. Dopo il quarto chilometro sentivo già dolore. Sono comunque molto contento di essere stato qui e aver gareggiato davanti alla mia famiglia, con mia moglie e i miei figli presenti. Non avevano mai visto cosa faceva il loro papà. Sarei arrivato qua anche con una sola gamba. Dovevo esserci, non c’erano alternative. Mi dispiace per come è finita. Grazie a tutti, anche per il sostegno ricevuto in questi 8 anni. È stato un periodo allucinante. È stato davvero emozionate tornare dopo così tanto tempo, avevo i brividi ogni volta che passavo sotto alla curva di tifosi che cantavano il mio nome. Tornare a sentirmi atleta è stato molto entusiasmante. Al momento non ho intenzione di riprovarci, ora faccio altro di lavoro. È un hobby e volevo farcela a tutti i costi e in qualsiasi condizione. Sognavo le Olimpiadi ma le cose sono andate diversamente. È stato incredibile vedere tutte quelle persone in tribuna». Sono queste le dichiarazioni dell’ex campione olimpico al termine della gara e, soprattutto, al termine di otto lunghissimi anni di squalifica scanditi da processi, ricorsi e una vicenda che ancora oggi solleva innumerevoli dubbi. Ieri, però, Schwazer è finalmente tornato in pista per quella che è anche stata l’ultima gara della sua carriera. Teatro dell’evento, intitolato «QAlex20» in suo onore, lo stadio di Arco, che dispone di una pista messa a nuovo nel 2020. Sugli spalti diverse centinaia di tifosi che sin dai primi minuti hanno accompagnato con cori, applausi ed enorme emozione ogni giro dell’atleta, a testimonianza di quanto sia mancato a questo movimento, continuando ad incitarlo anche nel momento più difficile, quello in cui ha alzato le mani al cielo e ha concluso anticipatamente la marcia. Con lui in gara un avversario: Damiano Barbieri dell’Asd Risorgive, atleta master di 42 anni, che invece ha concluso orgogliosamente la gara nonostante la forte pioggia. Il risultato, come già annunciato nei giorni scorsi, non sarebbe stato ritenuto valido per il ranking internazionale, anche se regolarmente certificato per le graduatorie Fidal. A mostrare il proprio sostegno erano presenti anche i figli Ida e Noah, nati rispettivamente nel 2017 e 2020, che non avevano mai avuto l’opportunità di assistere ad una gara del padre. «Lo faccio per loro» aveva dichiarato Schwazer a pochi giorni dall’evento. Con i bambini anche la moglie Kathrin Freund, persona fondamentale – stando alle parole dell’atleta – negli ultimi otto anni. L’intera famiglia ha subito raggiunto l’atleta una volta che ha abbandonato la gara, colmando il dispiacere con un forte abbraccio che ha racchiuso tutta la sofferenza provata nel corso della carriera. Una giornata piena di emozioni, a prescindere dal risultato finale, al termine di un percorso che sarebbe potuto essere diverso, probabilmente leggendario, e che invece ha visto il marciatore essere escluso dalle competizioni per un totale di quasi 11 anni a causa di due squalifiche per doping. La prima, avvenuta nel 2012, lo ha costretto all’esclusione fino al 2016, mentre la seconda dal 2016 al 2024. A differenza da quanto accaduto 12 anni fa, dove era stato ritenuto colpevole e quindi sospeso per quattro anni, per la positività del 2016 il tribunale di Bolzano – nel 2018 – decise di archiviare il procedimento penale perché, secondo il giudice, era molto probabile che le urine fossero state manipolate. Il marciatore venne dunque assolto dalla giustizia ordinaria, ma non da quella sportiva. Infatti, nonostante per il tribunale non avesse il commesso il reato, l’organizzazione mondiale antidoping contestò la decisione confermando la squalifica senza permettere all’atleta di tornare a gareggiare. L’esclusione forzata è ufficialmente terminata lo scorso 8 luglio, a quasi 3000 giorni di distanza da quel lontano pomeriggio estivo in cui venne nuovamente dichiarato positivo. Meritava, forse, un finale diverso. Conclude invece con un infortunio all’interno di una gara disturbata inoltre da un forte vento accompagnato poi dalla pioggia. È stato comunque un evento di enorme spessore per il Trentino e in particolare per l’Alto Garda, che da sempre – come ricordato dal presidente di Garda Dolomiti Silvio Rigatti durante la gara – «è una località che vive di sport. Alex ha gareggiato in uno stadio che ospita spesso grandi atleti. È stato un piacere e un orgoglio prendere parte e sostenere questo evento». A prendere parola nel corso della serata anche il sindaco di Arco, Alessandro Betta: «È una grandissima manifestazione, un evento che scandisce ciò che è la nostra città. Guardiamo allo sport e alle persone con rispetto. Complimenti al pubblico per il tifo, è davvero una bellissima serata». Ad accompagnare il primo cittadino arcense parte dell’amministrazione, con anche la presenza di Dario Ioppi, assessore allo sport: «È un momento importante e particolare per tutta la città. Per Schwazer è finito un incubo e questo evento segna la sua rinascita. Abbiamo accolto con grande piacere la possibilità di organizzare questa gara. Alex merita questo e anche di più. Abbiamo il massimo rispetto e merita solo applausi».