Pergine, la cerimonia
domenica 12 Maggio, 2024
di Johnny Gretter
«Anche se era strano, alla sua maniera era un fratello straordinario». È con queste parole che Brayan Floriani ha scelto di ricordare suo fratello John Sebastian. Una frase semplice, che però sottolinea l’amore profondo e sincero che li legava. Queste brevi parole sono state affidate da Brayan alla lettura di un famigliare durante il funerale di John, che si è tenuto ieri, sabato 11 maggio, nella chiesa parrocchiale di Pergine Valsugana.
L’incidente
John Sebastian Floriani, ventiseienne originario di Canzolino, era precipitato per 60 metri da una parete di roccia sul Calisio, mentre riordinava gli attrezzi al termine del turno di lavoro in parete dove stava disgaggiando dei massi.
Dopo aver trascorso dieci giorni in rianimazione, il giovane operaio è morto nelle prime ore di sabato scorso.
Ieri una folla immensa ha riempito la chiesa di Pergine per dargli l’ultimo saluto. Moltissimi i giovani presenti, assieme ai famigliari, agli amici e ai colleghi di lavoro.
Una vita vissuta a pieno
«La montagna che John ha imparato ad amare, conoscere, sfidare è come una parabola», ha ricordato il parroco di Pergine, don Antonio Brugnara. «Molte volte quando si scala la montagna e si seguono vie ardite non si fa altro che scalare sé stessi. A volte dentro di sé ci sono vette che sembrano impossibili da superare: ogni volta però è come comprendere che la vita, per quanto ardua, si possa vivere con pienezza».
Per quanto la vita di John Floriani sia stata spezzata troppo presto, la consapevolezza di tutti è che ha saputo vivere a pieno. «Di fronte alla morte restiamo sbigottiti», ha proseguito il parroco.
«Ma il grande invito che riceviamo è riconoscere la bellezza e la grandezza della vita. La nostra responsabilità è far sì che la vita sia più bella e serena possibile, consapevoli di quanto è immensamente fragile».
Il dolore degli amici
La prima a ricordare John è stata Francesca, con una lettera in cui ha sottolineato tutto il loro amore per la montagna. «Mi hai conosciuta che ero una ragazzina di città, tutta quaderni, libri e vestiti», ha esordito. «Tu mi hai portato in un mondo di sovrumani silenzi e spazi infiniti. Mi hai donato la passione più grande della mia vita, dove tutti siamo più autentici. Ciao John, mia piccola stella del Brenta: sarai sempre la mia cresta più alta, il ruscello più fresco, la roccia più luminosa». Le ha fatto seguito una delle amiche più strette del giovane, Aurora. «Anche da piccolo eri una forza della natura», ha ricordato. «Abbiamo iniziato a scalare assieme, mi hai insegnato a guidare la macchina, abbiamo riso e pianto sempre assieme. Ci davamo forza e sostegno a vicenda. Mi proteggevi sempre: eravamo disposti a dare la vita l’uno per l’altra. Mi ricordo ancora quante poesie e filastrocche scrivevi. Ma soprattutto mi ricordo quanto ti vantassi della famiglia Floriani e quanto fossi fiero. Nonostante la rabbia che provo, voglio donare agli altri la capacità di amare la vita come sapevi fare tu».
«John era la persona più buona e gentile che avessi conosciuto», ha aggiunto il suo migliore amico. «Il suo atteggiamento sempre positivo portava la luce nelle giornate più buie. In montagna lui era sempre avanti, sorridente, mentre noi gli arrancavamo dietro. Abbiamo perso una persona unica: sono certo però che quando ci troveremo nuovamente trascorreremo il tempo a raccontarci le nostre storie. Sono certo che anche ora sta vivendo avventure sorprendenti».