la decisione
mercoledì 2 Agosto, 2023
di Davide Orsato
Per il momento non cambia nulla: i due lupi divenuti l’incubo degli allevatori della Lessinia trentina potranno essere abbattuti. Tuttavia, la Provincia sarà tenuta a presentare materiale dettagliato per giustificare la decisione. Questo, in sintesi, quello che hanno stabilito le ultime tre pronunce (ognuna per ricorso presentato) del tribunale amministrativo di Trento, firmata dal presidente Fulvio Rocco. Piazza Dante avrà tempo una settimana (fino all’8 agosto) per produrre accurata documentazione. Dovranno essere presentati in formato digitale tutti gli atti istruttori che hanno preceduto l’adozione del provvedimento con cui si è deliberato l’abbattimento, così come la relazione a firma del dirigente dell’ufficio faunistico, con «congrua documentazione fotografica oppure filmata». I giudici amministrativi, inoltre, vogliono sapere anche il numero complessivo delle recinzioni attualmente in uso a malga Bondera, le loro caratteristiche (se sono fisse oppure mobili, ad esempio, ma anche l’altezza la lunghezza…). Insomma, si continuerà a dibattere: già fissata la data della camera di consiglio, il 14 settembre.
Animalisti «ottimisti»
E mentre la giustizia fa il suo corso, continuano le polemiche. Come già accaduto in altri casi analoghi (vedi alla voce orso), la pronuncia del Tar dà luogo a diverse letture. Se per la Provincia può trattarsi di una conferma, per le tre associazioni di animalisti (Lav, Lndc Animal Protection e Wwf) si tratta di una vittoria «per noi equivale, di fatto, a una sospensione dell’esecuzione dei due lupi». Peccato che nelle sentenze si legga chiaramente: «questo giudice provvederà entro l’ordinatorio termine dell’8 agosto 2023 ad eventuali misure cautelari, rimanendo nel frattempo confermata la piena vigenza del provvedimento impugnato». Più cauta la Leal, la lega antivivisezionista, i cui legali accolgono con favore la richiesta di chiarimento. La Provincia, però, non sarà l’unica a presentare nuova documentazione. Anche le associazioni ricorrenti porteranno delle carte al Tar. «Insisteremo – fanno sapere le sigle – sulle evidenti lacune e sull’inefficienza in merito nella malga in questione». Gli animalisti sono inoltre «al lavoro per una nuova diffida urgente sulla base di questo provvedimento, affinché i lupi non siano toccati sino al pronunciamento del tribunale il 14 settembre 2023», com’è nei loro auspici (ma non ancora nel decreto).
Incontro nella capitale
Il tema è stato toccato anche nell’incontro a Roma tra il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, il suo omologo altoatesino Arno Kompatscher e il sottosegretario all’ambiente e alla sicurezza energetica Claudio Barbaro. «Siamo tornati sul tema dei grandi carnivori – le parole di Fugatti – e del pericolo che gli stessi sono in grado di arrecare alla popolazione». Fugatti e Kompatscher hanno sottolineato il ruolo dell’autonomia su questa specifica competenza e le ragioni delle norme introdotte di recente (tra cui le modifiche della legge provinciale del 2018, voluta dall’allora presidente Ugo Rossi). Entrambi i governatori, inoltre, hanno difeso la possibilità di intervenire fino all’«extrema ratio» degli abbattimenti.
Nulla, intanto, potrà impedire ai forestali di abbattere la coppia di lupi prima di ulteriori pronunce del tribunale amministrativo. Prima, però, bisogna prenderli. Paradossalmente, dopo l’ordinanza della Provincia, i lupi non si sono più fatti vivi in area trentina, dove l’ultima predazione risale al 22 luglio (complessivamente hanno uccisi sedici tra mucche e vitelli e due asini). Sarebbero, invece, attivi in Veneto, dove, la settimana scorsa si sarebbero resi responsabili della predazione di un bovino. Ma nella Lessinia veronese, dove tutto è cominciato (con gli storici progenitori Slavc e Giulietta) non possono essere abbattuti, in quanto non ha efficacia la legge provinciale trentina, ma «solo» quella nazionale, che considera il lupo specie protetta.