La replica
sabato 12 Agosto, 2023
di Redazione
Il Consiglio di Stato sospende l’ordinanza di abbattimento di due lupi del branco di malga Boldera che era stata siglata dal presidente Maurizio Fugatti, ma secondo quanto affermato dalla Giunta provinciale di Trento il decreto è espressamente dichiarato dalle norme come “non impugnabile». All’indomani della notizia che ha deluso il presidente, arriva anche la replica della Giunta: «La più attuale linea giurisprudenziale – sostengono i pareri in mano all’esecutivo – considera, nell’interpretazione più aderente al testo ed alla sistematica del processo amministrativo, inappellabile il decreto cautelare (come quello di cui si tratta) superando altri precedenti orientamenti di altre Sezioni del Consiglio di Stato. Tanto ė che nel decreto in questione si fa riferimento ad un precedente del Consiglio di giustizia amministrativa, ma per la Regione siciliana». Prosegue il parere della Giunta: «Alla luce del dettato normativo, nonché dei recentissimi precedenti del Consiglio di Stato stesso è ancora più incomprensibile quanto disposto nel decreto in questione, non potendo ritenere subalterno l’interesse al mantenimento della zootecnia di alpeggio, quale strumento di vita delle montagne, dell’habitat e delle persone che da ciò trovano sostentamento e ragione d’essere, rispetto all’abbattimento di due esemplari di lupo responsabili di un gravissimo depauperamento delle malghe, posto peraltro che il prelievo non comporta alcun rischio per il mantenimento della specie, come confermato dal massimo organo ministeriale competente in materia (Ispra)». Sulla questione interviene poi nuovamente il presidente Fugatti: «Sono decisioni inconcepibili per l’autonomia trentina. Noi applichiamo le leggi, ci comportiamo rispetto alle norme vigenti dopodiché arrivano sentenze del Consiglio di Stato che, seguendo percorsi quantomeno “originali”, sono contro l’autonomia e contro l’agricoltura di montagna. Non possiamo accettarle perché mettono a rischio la sostenibilità della nostra agricoltura e minano la stessa fiducia nelle istituzioni ed i corretti percorsi istituzionali fra territori. Non si spiega come mai, dopo che il TAR di Trento ha dato ragione alle nostre decisioni, si ribalti tutto a Roma, in sedi lontane dal nostro mondo dove evidentemente non vengono comprese le problematiche delle nostre valli».
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