Società
domenica 19 Novembre, 2023
di Alberto Folgheraiter
Un macello, si fa per dire. Nel senso che in pochi decenni, in Trentino i macellai hanno drasticamente ridotto la loro presenza. I dati dell’Ufficio studi della Camera di Commercio di Trento lo stanno a testimoniare. Dal 2002 al 2022 le imprese “con attività prevalente di commercio al dettaglio di carni e di prodotti a base di carne” sono passate da 140 a 110. A Rovereto in vent’anni ne sono state chiuse 5 (da 13 a 8); a Trento erano 12, dieci anni fa aumentate a 16, oggi sono 13. Di queste soltanto 3 resistono in città. Le altre sono diffuse nell’ampia periferia dei sobborghi. Cinquant’anni fa, nel comune di Trento, le macellerie e i negozi di “spaccio carni” erano 46.
Ad ogni buon conto sono soltanto 59 i comuni del Trentino che oggi possono vantare sul loro territorio almeno una macelleria aperta.
I negozi della grande distribuzione, le stesse “Famiglie Cooperative”, propongono un’alternativa, spesso con tagli di carne già confezionata e pronta per il carrello della spesa. Ma quando c’era il “becàr” era tutta un’altra storia.
Oddio, il macellaio era come la farmacia. Vi si ricorreva soltanto quando in famiglia c’era un ammalato o in caso di lutto. Di solito, la carne si consumava soltanto nelle feste religiose più importanti (“Da Pasqua, da Nadàl e al funeral del prinzipal”). Ma quella era assicurata dal pollaio di casa o dall’animale nella stalla. E quando la vacca stava per crepare, prima che il veterinario imponesse di sotterrarne la carcassa per temuta malattia epidemica. E poiché la morte della vacca era una tragedia ben più della perdita di un figlio (“un angioletto in cielo e una bocca in meno da sfamare”), la comunità accorreva a comprare un pezzo di carne. Per consentire alla famiglia in lacrime un piccolo indennizzo tale da far sperare, in un tempo lontano, la possibilità di acquisto di un nuovo animale. Del resto, il consumo di carne, nel tempo della civiltà contadina legata al calendario della Chiesa cattolica romana, era cadenzato anche dai divieti e dalle proibizioni. C’erano due Quaresime: quella di Avvento e quella che precedeva la Pasqua. Nell’una e nell’altra era severamente vietato il consumo di carni. Astinenza e digiuno. Altri tempi, altri costumi.
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