Tribunale

domenica 30 Marzo, 2025

Madonna Bianca: accoltellò il vicino di casa alla gola, processo da rifare

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Per la difesa del 34enne non si doveva contestare il tentato omicidio ma solo le lesioni: la Corte di Cassazione ha disposto un nuovo appello ma questa volta a Bolzano

Accoltellò il vicino di casa alla gola, il processo di secondo grado è da rifare. Così ha stabilito la Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso della difesa che sosteneva che al 34enne non doveva essere contestato il tentato omicidio — accusa, questa, che ha comportato una condanna a tre anni, un mese e dieci giorni di carcere — bensì le sole lesioni. Di qui la decisione degli ermellini di annullare la sentenza della Corte d’Appello di Trento emessa a giugno scorso, stabilendo il rinvio per un nuovo giudizio davanti ai giudici, questa volta della sezione distaccata di Bolzano.

 

Aggressione finita nel sangue
La mattina dell’8 settembre 2022, ospite del vicino, alla torre 12 di Madonna Bianca, l’imputato, forse all’apice di una discussione, aveva bloccato capo e collo del pensionato con una mano e con l’altra, impugnando un coltello da cucina con una lama da 19 centimetri, lo aveva ferito sulla parte cervicale sinistra. E fortuna ha voluto che mancasse di poco i vasi arteriosi del collo, altrimenti il padrone di casa, 66 anni, avrebbe potuto non sopravvivere.
Poco dopo l’aggressore, con una serie di precedenti e problemi di alcolismo, è fuggito abbandonando l’arma,
senza preoccuparsi di prestare soccorso al ferito. Fermato la sera dalla polizia, con ancora gli abiti sporchi di sangue, era finito agli arresti domiciliari in una comunità terapeutica, dove ancora si trova recluso.

 

La condanna a tre anni
A luglio 2023 c’è stata la condanna di primo grado. A tre anni, due mesi e venti giorni di reclusione. Questo quanto aveva inflitto al 34enne il giudice per l’udienza preliminare Gianmarco Giua al termine del processo con rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. Giudice che, anche in base all’esito della perizia sull’entità delle lesioni, aveva riconosciuto l’imputato colpevole di tentato omicidio. Oltre che di rapina, e cioè di aver sottratto al ferito le chiavi della porta di casa sua e due tessere bancomat. Lo stesso magistrato aveva anche disposto una perizia perizia psichiatrica sul 34enne che aveva stabilito la capacità di intendere e volere di quest’ultimo al momento dei fatti, e pure la sua capacità di stare in giudizio, quindi di affrontare il processo. Dal quale era nel frattempo uscito di scena il pensionato rimasto ferito, che non aveva ritenuto più opportuno costituirsi parte civile. Il giorno in cui era stato accoltellato era finito al Santa Chiara dove era poi stato dimesso con una prognosi di quindici giorni. Ma sarebbe stata questione di pochissimo e le conseguenze avrebbero potuto essere ben peggiori per lui. Non riuscendo a tamponare la profonda ferita al collo, aveva chiesto aiuto a un vicino che aveva allertato i soccorsi. Mentre iniziava la caccia all’aggressore, individuato in tarda serata in un campetto vicino al condominio.

 

Assolto dal furto
Nel processo d’Appello, a giugno 2024, la Corte aveva assolto il 34enne – «perché il fatto non sussiste» la formula – dal reato di furto aggravato (originariamente era stato contestato quello di rapina), rideterminando così la pensa in tre anni, un mese e dieci giorni di carcere. L’accusa di tentato omicidio era invece rimasta. Quella che l’avvocata Lara Battisti ha invece messo in dubbio impugnando la sentenza davanti alla Corte di Cassazione. Spiegando che da parte del suo cliente non c’era alcuna volontà di uccidere l’amico, evidenziando come l’unico taglio fatto era solo superficiale, tanto che la prognosi era stata di 15 giorni, non escludendo tra l’altro le modalità accidentali.