Eventi estremi
giovedì 20 Luglio, 2023
di Adele Oriana Orlando
Sono evidenti, come ferite, i segni che anche questa ultima ondata di maltempo ha lasciato sul Trentino. Qualche ora dopo che l’avviso di allerta meteo ordinaria è stato emesso dalla Protezione civile, martedì diverse zone del Trentino sono state toccate in maniera brusca dal maltempo, ieri è toccato ad altri territori, ma la violenza subita è stata minore. Danni a cose, ma senza gravi conseguenze per le persone, non sono paragonabili a quanto accaduto al patrimonio boschivo e forestale trentino. In val di Fassa sono caduti circa 25mila metri cubi di legname martedì. Qui gli operai del Servizio foreste del distretto di Cavalese sono stati impegnati nei giorni scorsi e lo saranno anche nei prossimi, nelle operazioni di pulizia e sgombero della ciclabile nel territorio di Vigo di Fassa e nel ripristino della viabilità lungo la strada statale 346 del passo San Pellegrino e la relativa messa in sicurezza del bordo strada. Anche in val di Fiemme ci sono stati alcuni schianti sparsi, ma di misura inferiore, il volume degli alberi caduti è di qualche migliaio. Altri 2mila metri cubi di piante sono caduti in Bassa Valsugana e circa mille in val di Sole, mentre danni più contenuti si sono registrati in val di Cembra, val dei Mocheni e sull’altopiano di Pinè. A questi si aggiungono circa duemila metri cubi di alberi caduti nel basso Chiese. Sulle foreste demaniali i danni sono stati più contenuti. In tutto, parliamo di oltre 30mila metri cubi di legname abbattuti.
Ieri pomeriggio il maltempo ha colpito anche San Michele, Mezzolombardo e Mezzocorona, oltre che la zona di Piné. Pioggia e un po’ di grandine hanno creato qualche disagio, ma niente di allarmante secondo i soccorritori. La grandine però potrebbe aver procurato danni alle colture (vedi pagina a fianco). Ha grandinato anche a Caldonazzo, Tenna, Canale di Pergine e altre località della Valsugana.
Ora è il tempo di contare i danni. I numeri comunicati dalla Provincia ieri raccontano in parte l’ultimo atto di maltempo al quale i trentini hanno dovuto far fronte, servirà ancora qualche giorno per una stima precisa. Mentre si contano i danni e si osservano le situazioni da verificare e ripristinare, l’ingegnere Raffaele De Col, dirigente generale del dipartimento della Protezione civile, disegna un quadro di quanto accaduto in questi giorni.
Il maltempo di martedì ha causato molti danni, principalmente nella zona della val di Fassa. È possibile fare una stima in tal senso?
«Stiamo facendo in queste ore la stima dei danni, questi sono da distinguere sostanzialmente in tre gruppi: scoperchiamenti, quindi tetti di una decina di edifici nelle varie zone del Trentino; le automobili rimaste coinvolte dall’abbattimento delle piante; e poi gli alberi, quei pochi che erano rimasti su dopo Vaia, sono stati abbattuti da questo passaggio di fronte. Un aspetto importante è che non abbiamo registrato alcun tipo di ferito, se non lieve, tra le persone rimaste bloccate nelle auto a causa della caduta delle piante, diverse macchine e un pullman. Ieri il ripristino della strada San Pellegrino è andato avanti fino a tardi, perché sono caduti alberi lungo due chilometri di strada».
Non ci sono stati black out, ma alcune piante hanno colpito dei cavi.
«Non ci sono stati black out, se non puntuali mancanze di corrente, perché è saltata una parte di un anello, ma la linea è stata alimentata dalle secondarie. Alcuni alberi sono caduti sui fili dell’alta tensione».
Perché non è una situazione paragonabile a Vaia?
«Sono eventi diversi, quello di martedì non ha nulla a che vedere con i numeri di Vaia. Vorrei chiarire che quando diciamo “una piccola Vaia”, è una tromba d’aria, nulla di particolare rispetto a Vaia. Quella di martedì è stata intensa, molto violenta ed è durata veramente poco. Ricordiamoci che Vaia è stata una tempesta durata tre giorni e che ha avuto una successione di eventi molto importanti. Quindi stiamo parlando di una rapida perturbazione tipicamente estiva, con raffiche di vento. L’effetto che si è visto con la tromba d’aria poteva sembrare simile a Vaia, ma sulla dimensione nulla a che vedere. Abbiamo ancora un ricordo della devastazione che la tempesta Vaia ha fatto».
Durante il nubifragio è arrivata la notizia che la perturbazione ha abbattuto principalmente gli alberi già attaccati dal bostrico, è corretto?
«In realtà no, la maggioranza di quelli caduti sono verdi, di isole che erano rimaste integre. C’è anche una motivazione tecnica dietro a questo fenomeno. Gli alberi attaccati dal bostrico sono privi di aghi, di fronda e quindi al passaggio del vento mostrano una resistenza nettamente inferiore rispetto agli alberi verdi».
Intenso il lavoro dei trentini sulle zone colpite per ripristinare strade e sicurezza, tanto che nel primo pomeriggio di ieri erano già state sistemate tante situazioni.
«Le strade sono state riaperte tutte, su quella più colpita, San Pellegrino finiranno nel pomeriggio (di ieri ndr) Ci sono sentieri e strade forestali che sono chiusi, ma sono secondari».
Stiamo assistendo a eventi molto violenti e ricorrenti, c’è una spiegazione?
«Dal punto di vista meteorologico, i miei esperti lo configurano ovviamente come collegato a queste ondate di caldo e dalla generazione di fronti. Non è inusuale che capiti a luglio. Tra i primi di luglio e il 10 di agosto ci sono, storicamente, sempre fenomeni di questo tipo che generano localmente danni anche molto pesanti. L’anno scorso, dopo la tragedia della Marmolada, ci fu in val di Fassa un’alluvione concentrata che durò 2 o 3 ore. Non ci fu vento, ma ci fu tanta acqua. In quest’occasione c’è stato un effetto dovuto al tanto vento proprio per il rapido abbassamento della temperatura e questi fenomeni convettivi che si generano in seguito a queste drastiche variazioni di temperature. Quello che sta cambiando piano piano è l’intensità, quello che ha impressionato è la dimensione e la portata della velocità dei venti che si sono sviluppati».
Voi state studiando questo cambiamento, l’intensità? Questo, secondo voi, è dovuto al cambiamento del territorio?
«A primo impatto sembra che l’intensità sia notevolmente aumentata. Dico sembra perché dobbiamo guardare i dati alla mano, poi bisogna considerare tutta una serie di cose che non sono secondarie, per esempio i boschi che non sono più presenti per Vaia. Sembra che l’assenza di superfici boscate consenta l’ingresso a eventi più forti. Quindi quando dico “sembrano più forti ma dobbiamo verificare” è perché dobbiamo capire qual è la misurazione e qual è l’effetto, essendo quest’ultimo dovuto alle condizioni del territorio di contesto, oppure se effettivamente abbiamo misurato valori che ancora non avevamo visto».
Ha una raccomandazione per le persone?
«Sì, è quella di prestare attenzione al meteo e alle allerte. Anche a chi noleggia strumenti che hanno a che fare con la natura, che guardi le previsioni meteo, perché l’allerta anche martedì era stata comunicata per tempo, invitiamo tutti a prestate più attenzione».
il tour
di Redazione
Come sarà il Trentino tra 10 anni? Questo l'interrogativo al centro dell'iniziativa promossa da Fondazione Synthesis e dal T quotidiano. Nella prossima tappa si parlerà anche del futuro dell'Alto Garda