L’esposto

martedì 7 Novembre, 2023

Maltempo, la Federazione del fiume Chiese accusa: «Il lago d’Idro andava regolato in anticipo»

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«Temiamo che la volontà fosse rovinare il dialogo costruttivo di cui siamo stati promotori»

Le 27 associazioni che compongono la Federazione del fiume Chiese e del lago d’Idro hanno presentato un esposto «a ogni autorità competente sul corpo idrico del Chiese» per denunciare la gestione autunnale dei livelli del lago d’Idro, che a loro avviso sarebbero stati volutamente tenuti troppo alti per mettere in difficoltà il dialogo instaurato dalla Federazione stessa con numerosi enti locali in merito alla salvaguardia dell’Eridio e del fiume Chiese, causando problemi agli abitanti che vivono nei pressi del lago e che hanno sofferto delle esondazioni degli ultimi giorni.
Secondo i membri della Federazione «una gestione oculata e condivisa della risorsa primaria vuol dire anche gestire il lago d’Idro come possibilità di laminazione delle piene senza danneggiare né il lago né ovviamente le macro-aree a valle. Gestire il lago senza danneggiarlo vuol dire stabilire una escursione minima alla quota di 367,20 sull’idrometro di Idro e una escursione massima alla quota di 369 sull’idrometro di Idro; escursioni minime inferiori e massime superiori a queste quote danneggiano gravemente il patrimonio ambientale e urbano del lago».
Per la Federazione, inoltre, la Regione Lombardia starebbe lavorando a un nuovo progetto per impadronirsi dell’acqua del lago consentendo escursioni di 3,25 metri verticali dei livelli del lago. Scrivono ancora i membri della Federazione: «Nella storia della gestione è fondamentale ricordare che dopo la scadenza della concessione governativa settantennale per la regolazione del lago d’Idro, stabilita con Regio decreto del 25 ottobre 1917 e scaduta il 24 ottobre 1987 grazie a un cosiddetto “Accordo prefettizio” maturato a seguito delle legittime proteste delle popolazioni lacustri – che per 70 anni più altri 20 di prorogatio hanno avuto il territorio gravemente danneggiato da escursioni innaturali e abnormi di 7 metri verticali in estate e una regola transitoria di gestione sempre dannosa che dal marzo 2002 prevede 3,25 metri verticali –, dal 2007 la regola di gestione dell’accordo prefettizio prevede una quota minima di 367,20 e una quota massima di 368,50, ovvero un range ordinario di 1,30 metri verticali che corrispondono a circa 15 milioni di metri cubi di capacità di invaso per l’irrigazione e per la laminazione delle piene. Nel 2008 la Regione Lombardia ha concepito un nuovo progetto per riuscire ad attuare ordinariamente una escursione del lago d’Idro, ovvero un prelievo di acqua del lago, di 3,25 metri verticali per confermare quella regola transitoria del 2002, ma grazie anche alle energiche opposizioni con le vie legali di formazioni sociali ed enti pubblici quel progetto nel 2021 è stato abbandonato. La Regione Lombardia, però, ha incaricato Aipo di realizzare un nuovo progetto simile; ne abbiamo avuto certezza con un incontro con il Rup dell’Aipo il 15 febbraio scorso».
L’accusa, per niente velata, della Federazione riguarda l’aver tenuto troppo alto il livello del Lago d’Idro pur in presenza di previsioni che indicavano forti piogge, favorendo così esondazioni e disagi: «Allora, dinanzi alla inspiegabile attuale gestione del lago d’Idro di questi giorni con previsioni di piogge molto abbondanti e prolungate, diversamente dagli anni precedenti, il lago dalla fine di agosto, tranne una settimana a metà settembre, è stato tenuto sempre a una quota tra il 368 e il 368,50, ovvero non è stata utilizzata quella possibilità di invaso di 15 milioni di metri cubi, che invece una gestione oculata e responsabile impone. Ecco che noi abbiamo ragione di pensare che l’aver tenuto il lago d’Idro così alto in questo attuale periodo dell’anno, pur dinanzi alle previsioni di piogge abbondanti e prolungate sull’intero corpo idrico del Chiese, non abbia senso, senonché in modo recondito ci sia la volontà di cercare di fare pressione sulle popolazioni degli enti locali del corpo idrico del Chiese affinché quel dialogo molto bello e costruttivo di cui noi siamo stati promotori venga messo in difficoltà. E a maggior ragione, quindi, noi oggi gridiamo la nostra convinta e ferma posizione della necessità di arrivare a un protocollo d’intesa tra gli enti locali del corpo idrico del Chiese, che faccia maturale quel dialogo istituzionale e sistematico per affrontare ogni crisi idrica e ogni stagione di piogge abbondanti senza creare danni a nessuna delle cinque macro-aree del corpo idrico. È possibile senza dubbio realizzare questo dialogo collaborativo, ma gli enti locali del corpo idrico e le istituzioni sovracomunali di Trentino e Lombardia devono favorirlo senza secondi fini».