La ricorrenza
domenica 12 Maggio, 2024
di Sara Alouani
Dall’Ucraina al Trentino, due figli, rispettivamente un bimbo e una bimba di 8 e 11 anni, e un marito che lavora come autista di camion dalle otto del mattino a tarda sera. Maria Bychyk, 37 anni, con i suoi due impieghi che le occupano una buona mezza giornata, gestisce tutto da sola. Nel suo paese d’origine era farmacista, oggi, invece, si divide tra il servizio di pulizie e il ruolo di addetta alla mensa scolastica. Anche se sogna di poter riprendere a studiare.
Maria, da mamma con due impieghi e due figli, come gestisce la sua giornata?
«Mi sveglio la mattina presto e prima preparo i miei figli per la scuola. Accompagno il più piccolo in auto mentre Yana va autonomamente con il pulmino. Alle 8 inizio il primo lavoro e alle 12 attacco con il servizio mensa. Finisco alle 15.30, giusto il tempo di andare a prendere Maxim a scuola. Alle 16 posso respirare ma fino a quel momento non posso perdere nemmeno un secondo».
I suoi figli svolgono anche attività sportive?
«Sì e mi occupo anche di quello. Il venerdì è decisamente il giorno più complicato perché entrambi hanno attività sportive e in orari diversi del pomeriggio. È un vero e proprio tetris: alle 15.30 accompagno Yana a pattinaggio, poi vado a prendere mio figlio per portarlo a calcio. Nel frattempo, mia figlia ha finito la sua attività, quindi, corro a prenderla e mentre attendiamo che Maxim finisca l’allenamento, generalmente, facciamo la spesa. Se mio marito finisce presto, il venerdì passa lui a prendere mio figlio.
Suo marito la aiuta?
«Quando può certamente. Lavorando dalle 8 di mattina alle 19 resta fuori praticamente tutto il giorno. Quando abitavamo a Caserta e mio marito lavorava come panettiere attaccava il turno dopo mezzogiorno. In quel periodo riuscivamo a gestire molto meglio i turni. Io lavoravo al mattino e lui il pomeriggio. Ci davamo il cambio per prenderci cura dei nostri figli che all’epoca erano molto piccoli».
Perché ha deciso di lavorare pur potendo permettersi di fare la casalinga?
«Perché non riesco a stare ferma (ride ndr). Ho sempre lavorato, in Ucraina ero farmacista. Mi piace incontrare persone, fare due chiacchiere. Poi, siamo venuti in Italia per lavorare».
Le piacerebbe tornare a fare la farmacista?
«Mi piacerebbe molto ma il mio diploma ucraino non è riconosciuto in Italia, quindi, dovrei riprendere a studiare e al momento non ho il tempo necessario. Dovrei rinunciare ai miei figli, ma come si fa? Sicuramente, se mia madre fosse qui, mi darebbe una grande mano».
Sente la mancanza dell’appoggio familiare?
«Certamente. Quello è essenziale. Per un periodo mio padre venne a stare con noi e mi aiutava moltissimo nella gestione dei bambini: li accompagnava a scuola, li accudiva mentre io lavoravo, anche solo per due ore. In quel periodo studiai e superai l’esame della patente. Se mi ammalo, qui si ferma tutto».
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