il caso

sabato 15 Giugno, 2024

Mamme separate, il Tribunale per i minori riconosce come genitore anche la mamma non biologica: «Potrà adottare i bambini»

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La coppia, unita civilmente, si è lasciata e l'ex compagna ha regolarizzato il rapporto con i figli a livello giuridico: «Prioritario l’interesse dei bambini»

Non solo la mamma biologica. Ora di fronte alla legge è stata riconosciuta quale genitore anche la mamma sociale, l’ex compagna della donna che nel corso della loro lunga relazione ha dato alla luce tre bambini ricorrendo alla procreazione assistita all’estero. Già genitore di fatto, la quarantenne ha infatti chiesto e ottenuto dal tribunale per i minori di Trento l’adozione dei tre figli, ai quali ora dovrà dare anche il suo di cognome. Quindi una regolarizzazione a livello giuridico della situazione affettiva che già lega la donna ai ragazzi, i quali da quando sono nati la chiamano «mamma», riconoscendola appunto come tale. Adesso c’è anche il riconoscimento legale formale.
Tutela dei minori prioritaria
Un passaggio, la stepchild adoption appunto, l’adozione coparentale, voluta per salvaguardare proprio i minori: per la tutela dei loro interessi, come evidenziato dalla legale della ricorrente, l’avvocatessa Martina Gaiardo. Una necessità ancora più sentita e impellente dopo che la relazione sentimentale con l’altra mamma, riconosciuta nel 2016 anche da un’unione civile, è arrivata al capolinea. La rottura dopo circa vent’anni. La famiglia è rimasta comunque tale a prescindere dal fatto che la coppia sia scoppiata, che le due donne vivano sotto tetti diversi (con gli adolescenti che abitano da loro a settimane alterne). E la dice lunga il fatto che la richiesta di adozione sia stata avanzata «in accordo e con il pieno consenso della madre biologica dei minori». Con i ragazzi desiderosi di essere riconosciuti come figli anche dell’altra mamma che si occupa di loro, nei vari aspetti e ambiti, al pari dell’altra.
Una richiesta, quella di adozione, a cui era stata allegata anche la relazione dei servizi sociali e quella clinica del poadiatra, accolta appunto dal tribunale dei minori, con presidente Giuseppe Spadaro. Tra l’altro parere favorevole all’adozione – disciplinata come adozione «in casi particolari» – era stato dato anche dal pubblico ministero «al fine di salvaguardare la continuità affettiva ed educativa tra la ricorrente e i minori coinvolti». Così come hanno ribadito i giudici nell’articolato dispositivo: «L’adozione formalizza la relazione che di fatto già esiste tra la madre intenzionale e figli sin dalla loro nascita e risponde, pertanto, al fondamentale interesse della continuità affettiva per i minori».
La separazione, i rapporti
La sentenza redatta dai giudici, con presidente Spadaro, è stata depositata in questi giorni e una volta divenuta irrevocabile dovrà essere comunicata anche al Comune trentino di residenza. Ed è indubbiamente una sentenza destinata a fare scuola. A livello regionale e probabilmente anche nazionale. Se c’erano infatti dei precedenti — nel 2014 il pronunciamento del tribunale per i minori di Roma e più di recente il caso di un coppia di donne di Parma, anche loro unite civilmente, riconosciute entrambe madri della loro bimba dal tribunale per i minori di Bologna — non ci sarebbero pronunciamenti in tal senso per mamme separate. «Come le unioni tra persone eterosessuali anche quelle tra persone dello stesso sesso possono sciogliersi — si legge nella sentenza — ma, come è noto, la cessazione di tale rapporto di coppia non comporta certamente l’interruzione del legame genitori – figli. Anzi, la ratio sottesa alla normativa interna in materia, avvalora ulteriormente l’assunto per il quale il concetto di famiglia, ut supra descritto, prescinde dal successo della relazione di coppia, ed è proprio in costanza della separazione coniugale che il Legislatore ha ritenuto necessario tutelare maggiormente il diritto alla bigenitorialità».