Vallagarina

giovedì 22 Giugno, 2023

Manca personale, all’Rsa di Volano parte la sperimentazione con i robot

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L'assistente elettronico si chiama Cobot e aiuterà sia gli operatori che gli ospiti

Quali decisioni vanno prese subito per costruire già oggi un futuro inclusivo e migliore per tutti? È una domanda che il direttore Livio Dal Bosco di Opera Romani Nomi, Volano e Residenza Valle dei Laghi di Cavedinesi è posto e grazie alla quale ha ideato il progetto «Rsa 4.0: il futuro è adesso». Un progetto che mira a sfruttare al meglio il progresso tecnologico e il mercato globale del Machine Learning (ML) e dell’Intelligenza Artificiale (AI) che sono in costante espansione connettendolo con i servizi alle persone. Così nel mondo della salute e del benessere, della cura e dell’assistenza e nelle Rsa, dove un’intera generazione di medici sta andando in pensione senza che ve ne sia una nuova pronta a sostituirli, dove la carenza di personale infermieristico specializzato ha rivelato tutta la sua tragicità con il Covid-19. Dal Bosco ha provato a dare una sua prima e cruciale risposta facendo sinergia tra l’Rsa, gli ospiti e l’intelligenza artificiale. La struttura è dotata di vari sistemi interni in grado di comunicare con una cartella di assistenza clinica elettronica digitale che raccoglie tutti i dati, li elabora ed è in grado di produrre i profili che presentano un cambiamento sul piano clinico assistenziale dell’ospite e, eventualmente anche, di segnalare su chi è necessario effettuare un approfondimento. È inoltre possibile parlare con assistenti vocali e anche essere aiutati durante le pulizie ordinarie da “Cobot”, un robot ecosostenibile e collaborativo.

Cosa bisogna “governare” della tecnologia, soprattutto per quanto riguarda la privacy?
«Tre sono gli elementi fondamentali: il rispetto della privacy e la trasparenza sull’uso dei dati, l’ecosostenibilità del progetto e il non creare disparità. Per il rispetto alla privacy dobbiamo seguire delle normative che sono molto stringenti in sanità. L’Unione Europea sta lavorando per tenere in considerazione tutti gli aspetti etici. L’intelligenza artificiale è una grande occasione di sviluppo, una sorta di rivoluzione. Bisogna mettere da parte i nostri paradigmi novecenteschi e provare a costruire la sanità basandosi anche sull’AI».

Cosa consente la digitalizzazione a livello sanitario?
«La digitalizzazione ci permette di passare da un modello di servizi come quello odierno ad un modello più avanzato (cioè un “modello delle soluzioni” che vanno al cittadino come persona e non più all’utente passivo). Per fare ciò c’è bisogno di informazioni, bisogna realizzare una medicina di precisione con un approccio predittivo-preventivo».

Della contrapposizione tra tecnologia, digitale e umanità, cosa ne pensa?
«Il digitale va a supporto dell’attività umana. L’AI incrementa la resa delle possibilità e delle capacità umane. Nulla, per un ospite di Rsa, vale quanto una carezza fatta dall’infermiera».

Avete avviato dei percorsi formativi per il personale?
«Proprio questa è la nostra grande sfida. Il Pnrr “Missione Sei Salute” ha stanziato un miliardo di euro per l’implementazione e lo sviluppo delle competenze digitali e per formare le persone (in sanità) alle tecnologie digitali. Questo a compensazione della carenza di personale nelle Rsa. Dobbiamo essere attrattivi, i giovani laureati in infermieristica si aspettano queste tecnologie».

Questa tecnologia al momento è in fase sperimentale oppure è già rodata?
«Si parla di un’implementazione progressiva. Noi ci siamo dati circa un mese e mezzo per fare questo intervento».

Quali sono le prime impressioni?
«Dal lato dei dipendenti devo dire che è stato un successo clamoroso. Cominciano a rendersi conto di quanto queste tecnologie possono aiutarli nello svolgere il proprio lavoro e liberare tempo per dedicarlo alle relazioni umane con gli ospiti».

Cosa ne pensa del documento sul futuro dell’Upipa?
«Ci sono passaggi che a mio avviso sono assolutamente condivisibili, come l’analisi di scenario, manca però completamente ogni riferimento alle tecnologie. Nel documento non c’è traccia della transizione digitale in medicina. Nel documento redatto da Upipa manca un riferimento a tutti i nuovi modelli di organizzazione del lavoro, di gestione personale (ad esempio il “modello Teal” che noi abbiamo attivato e che prevede grande autonomia per i collaboratori). Non vengono presi in considerazione i nuovi orizzonti e modelli organizzativi più attrattivi per il personale. Con Rsa 4.0 andiamo in questa direzione».