il concorso
sabato 13 Maggio, 2023
di Davide Orsato
Ne mancano all’appello almeno 450. La carenza critica di «risorsa umana» nell’ambito sanitario non risparmia – è cosa nota – gli infermieri. Ma c’è una speranza: il «concorsone» indetto dall’azienda provinciale per i servizi sanitari, a cui si sono iscritti oltre seicento professionisti. Così, guardando i nudi numeri, parrebbe fatta, ma la realtà è molto più complicata. «Speriamo che si presenteranno in tanti – è il commento dell’assessora provinciale alla Sanità, Stefania Segnana – sappiamo che molti di loro hanno altre opzioni e alcuni provengono dalle case di riposo del nostro territorio». Si tratta di una dinamica ormai nota: non ci sono solo i numeri degli iscritti, quel che conta è quanti sosterranno le prove e poi, magari, diranno di sì. Il tema è emerso durante la «Giornata dell’infermiere» con l’evento, promosso dall’ordine delle professioni infermieristiche provinciali, in Sala Filarmonica. Ed è proprio il presidente dell’Opi, Daniel Pedrotti a «denuncia la carenza strutturale, appesantita anche da un dato anagrafico. In Trentino, infatti, contiamo 4.473 iscritti, ma quasi la metà, 2.046, rientrano nella fascia di età tra i 46 e i sessant’anni. Questo significa che nei prossimi quindici anni andranno in pensione e dovranno essere sostituiti». Per Pedrotti, il concorso è una buona notizia, come la principale novità arrivata sul fronte della formazione quest’anno: l’istituzione dell’indirizzo in cure primarie e territoriali all’interno del corso di laurea in infermieristica, da cui si attende l’arrivo di nuove leve.
Rsa a caccia in Albania
La carenza di infermieri si sente ovunque: gli ospedali hanno bisogno urgentemente di 250 persone e poi ci sono i circa 200 «di comunità» previsti dal decreto ministeriale 70. Il timore è che le case di riposo non riusciranno a recuperare dal concorso dell’Apss che, anzi, rischia di «drenare» ulteriormente energie, come ha sottolineato Segnana. Il problema, insomma, rimane, in particolare nelle realtà più piccole. Che guardano sempre di più all’estero. La cooperativa Spes, che gestisce sette Rsa, nel corso dell’ultimo anno ha assunto quindici infermieri dall’Albania. «Andiamo più volte all’anno sul posto per cercarli – spiega il vicepresidente vicario Italo Monfredini – dobbiamo prendere l’iniziativa perché sono molto richiesti. E il nostro Paese non è il più ambito: Svizzera e Germania, per non parlare del Regno Unito, sono molto più ambiti. Insomma, se non ci muoviamo rischiamo di chiudere». L’Albania rappresenta una scelta obbligata sia per questioni linguistiche (l’italiano è la seconda lingua per molti) sia per il riconoscimento del titolo di studio, ma non tutte le università garantiscono l’equipollenza. «Il problema resterà – conclude Monfredini – anche dopo il concorso, in particolare nelle Rsa. È una mancanza cronica che va risolta».
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