FINANZIARIA

lunedì 23 Dicembre, 2024

Manovra, pensione anticipata a 64 anni? In Italia vale solo per 100 persone: ecco i requisiti

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La misura consente di anticipare l’uscita cumulando gli importi del fondo complementare, ma solo se si hanno già 25 anni di contributi (che salgono a 30 nel 2030)

I lavoratori che andranno in pensione con il contributivo, potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare, per uscire anticipatamente dal lavoro a 64 anni. Un emendamento alla manovra della Lega, riformulato, consente di utilizzare questo possibilità per raggiungere la soglia minima pari a 3 volte l’assegno sociale. I lavoratori che usufruiscono di tale possibilità devono aver maturato almeno 25 anni di contributi effettivi (nella formulazione originaria era 20 anni). Peccato però che in Italia le persone che nel 2025 avranno i requisiti per poter usufruire del nuovo emendamento saranno 100 in totale. A dirlo è la relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato che accompagna il testo della Finanziaria. Un impatto decisamente limitato quello previsto da questa novità.

Ecco quali sono i requisiti

L’emendamento riformulato, prevede la possibilità di computare una quota della rendita derivante dalla previdenza complementare – si legge nella relazione tecnica dell’emendamento – anche ai fini del conseguimento degli importi soglia per il pensionamento anticipato (a normativa vigente: 3 volte l’assegno sociale è ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli: nel 2024: rispettivamente pari a 1.603,23 euro, 1.496,35 euro, 1.389,36 euro).

Per tale pensionamento vengono in ogni caso previste alcune limitazioni: a) i lavoratori che usufruiscono di tale possibilità devono aver maturato almeno 25 anni di contributi effettivi dal primo gennaio 2025, requisito incrementato di ulteriori cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2030. Tale requisito contributivo è adeguato agli incrementi della speranza di vita. Inoltre, nel caso di esercizio di tale possibilità è previsto il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Per effetto della disposizione in esame si potrà verificare un anticipo del pensionamento per la maturazione anticipata degli importi soglia, con maggiori oneri pensionistici crescenti e strutturali che necessitano di adeguata compensazione nell’ambito pensionistico al fine di non peggiorare la sostenibilità delle finanze pubbliche e del debito pubblico. Dal 2030 è prevista l’elevazione dell’importo soglia da 3,0 volte l’assegno sociale a 3,2 volte l’assegno sociale per l’accesso al pensionamento anticipato. In ogni caso è prevista specifica clausola di monitoraggio.

I giovani penalizzati

La stretta è evidente e colpisce le generazioni più giovani ovvero i millennial che andranno in pensione dopo il 2030 e dovranno, posto il perdurare di queste regole, aver maturato un assegno a quel punto di almeno 1.700 euro. Una sfida non semplice visti i salari di oggi e che può essere affrontata solo pensando di destinare, ad esempio, parte del Tfr ai fondi pensione.