L'intervista

lunedì 30 Dicembre, 2024

Marchiori (Patt): «Candidato centrodestra a Trento? Giacca è il migliore. Emergenza casa? Aumentate le risorse»

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Il segretario delle stelle alpine: «Congresso occasione per appianare le divergenze»

Il bilancio del 2024 dell’assessore autonomista Simone Marchiori coincide con il bilancio del suo primo anno in giunta: «È passato un anno e 15 giorni dalla nomina, era il 13 dicembre — conferma Marchiori — e allora, in questo periodo, ero nel mio ufficio per capire dove mi trovassi, per capire da dove partire».
E oggi dove è arrivato?
«Dopo un anno è tutto diverso, sono riuscito a porre gli obiettivi del mio assessorato, a organizzare gli interventi, e le cose che sembravano complesse si sono via via semplificate. Se prima mi spaventava la grande responsabilità, ora è un peso più razionale. Che però rimane».
Sua è la delega alla Casa, alle Politiche abitative in generale. Uno dei pilastri dell’azione di governo della giunta Fugatti.
«Quello della casa è il tema centrale, quello che impegna la maggior parte del mio tempo. E che del mio assessorato impegna la maggioranza delle risorse, che in quest’anno sono anche aumentate. Stiamo cominciando a mettere in campo le misure decise da questa giunta, penso al bando prima casa che ha avuto grande successo. E per me è una grande soddisfazione».
Soddisfatto anche del nuovo corso di Itea?
«Inizialmente ho dovuto prendere le misure, instaurare un rapporto con la società. Poi si è iniziato a lavorare sulle risposte da dare al cittadino. L’obiettivo è che questo ente non sia più visto come un carrozzone ma come in servizio che sa dare, appunto, delle risposte».
Il tema della casa, come dicevamo, è al centro del programma di governo della coalizione di Fugatti. Ma anche al centro degli interventi della minoranza, che si questo punto non sembra averle fatto sconti.
«Ma sono soddisfatto anche del rapporto con la minoranza. Se pur con visioni diverse, ho notato che su alcuni punti si riesce a discutere e dialogare, cercando soluzioni condivise».
Sua è anche la delega alla Promozione dell’Autonomia.
«Era tutto da costruire. E c’è ancora tanto lavoro da fare. Ma qui la soddisfazione arriverà quando sarà chiaro che si è costruito qualcosa di nuovo, un nuovo modo di promuovere e proporre l’Autonomia. Un nuovo modo che permetterà di difenderla ancora meglio, perché solo conoscendo la nostra specialità ci rendiamo conto del suo valore».
E quali le soddisfazioni derivano dalla delega al Patrimonio?
«Riuscire a non lasciare vuoti gli edifici di proprietà pubblica, evitare di acquisire aree che non rispondano all’interesse pubblico. Anche in questo caso, l’obiettivo è l’efficienza, la dimostrazione che la proprietà pubblica diventa servizio al cittadino e alle imprese».
Fin qui le soddisfazioni dell’amministratore. Ce ne sono state anche a livello politico? Perché dentro il suo partito, il Patt, questo che si chiude è stato un anno tempestoso.
«Era stata fatta una scelta di campo: abbandonare i cinque anni di block frei seguiti all’alleanza con il centrosinistra per stipulare una nuova alleanza, questa volta con una coalizione di centrodestra. E come tutte le scelte, anche questa ha avuto un prezzo».
A cominciare dal risultato elettorale, che vi ha penalizzato.
«Vero. Ma poi si sono aperte molte opportunità, a partire da quella di ottenere una rappresentanza in giunta superiore al nostro peso elettorale».
Il Patt, con lei, ha allargato il suo perimetro a Progetto Trentino e a Autonomisti popolari, ma non tutto è andato nel verso giusto. I due esponenti eletti in Consiglio, rispettivamente Mario Tonina e Walter Kaswalder, non hanno rinnovato la tessera e non parteciperanno al congresso. Tutto bene?
«Non posso nascondere le difficoltà che ci sono, ma con il gruppo in Consiglio c’è una collaborazione che non è mai venuta meno. E poi vedremo dopo il congresso, credo che molte divergenze saranno appianate».
C’è infatti il congresso, in febbraio. Tonina e Kaswalder le avevano chiesto un passo indietro dalla guida del partito, sostenendo che un segretario non può fare l’assessore.
«Intanto una cosa: al congresso non sono l’unica proposta in campo, alla segreteria è candidata anche la consigliera Maria Bosin. Detto questo, credo che un segretario politico inserito nel contesto istituzionale possa fare meglio. Posso dirlo perché ho fatto il segretario senza ruoli istituzionali ed è stato difficile. Si rischia una scollatura tra l’azione politica e quella amministrativa, e in particolar modo per un partito autonomista come il nostro, significa la marginalizzazione».
A primavera, dopo il congresso, inizierà la campagna elettorale. Si vota per le amministrative. Le partite grosse sono Arco, Riva e soprattutto Trento, dove tutto è ancora fermo.
«Bisogna riuscire a essere protagonisti, in ogni comune. Poi ci sono partite più politiche. Su Arco il percorso è avviato, su Riva peserà l’inchiesta».
In che modo?
«Saranno fatte delle valutazioni, ma in ogni caso dentro il perimetro della coalizione. Ma non dico altro, dobbiamo prima confrontarci con tutti».
E su Trento? Non si muove nulla.
«Su Trento, credo siano usciti profili interessanti».
Ne è uscito uno, quello di Mauro Giacca che non dice né sì né no. E il dubbio è che abbia fatto un passo indietro
«Io non ho ricevuto dinieghi. Il suo nome ha generato apprezzamento nella coalizione e in tutta la città. Ma se non dovesse esserci la sua disponibilità ci saranno altre proposte. Certo, il suo profilo sarebbe il migliore».
Ultima domanda. Con Fratelli d’Italia sembrava foste incompatibili, comunque lontani dalle loro posizioni nazionaliste. Ora è tutto superato?
«Un conto sono le posizioni politiche, tutt’altra cosa l’azione amministrativa. E su questa non c’è divisione di vedute dentro la maggioranza».