la cerimonia

lunedì 3 Luglio, 2023

Marmolada, il sindaco di Canazei: «Il dolore per vittime è come scalare una parete verticale»

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Alle 13.43 le campane della chiesa di Canazei hanno scavato nel silenzio del dolore. Undici rintocchi, uno per ogni vittima inghiottita dall'improvviso collasso di parte del ghiacciaio

Alle 13.43 le campane della chiesa di Canazei scavano nel silenzio del dolore. Undici rintocchi, uno per ogni vittima inghiottita dall’improvviso collasso di parte del ghiacciaio della Marmolada. A un anno da quella domenica di sole, spazzata via dalla tragedia, a passo Fedaia è il giorno del ricordo. E gli occhi puntano dritti lassù, verso Punta Rocca a 2.800 metri d’altezza, dove la montagna ha ceduto scaricando 63.300 metri cubi di ghiaccio, roccia e morte. La ferita è aperta, nonostante la neve. La voragine è lì, a mostrare tutta la fragilità della Regina delle Dolomiti.

«Ricordare è un momento difficile. L’emozione qui, ai piedi della Marmolada, è forte nel ricordare le vittime ed essere vicini ai familiari» dice il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, intervenendo a margine della messa di suffragio. Ci sono le istituzioni, gli uomini del Soccorso alpino, dei vigili del fuoco, dei carabinieri, della Guardia di finanza e della polizia: 223 squadre che per 18 giorni sono andati su e giù dal ghiacciaio per salvare i feriti e dare un nome ai resti, strappati a fatica dal crollo del seracco.

Ci sono i superstiti e i parenti delle vittime, i cui nomi vengono scanditi uno a uno: Filippo Bari, 27 anni di Malo, Tommaso Carollo, 48 anni di Thiene, Paolo Dani, 52 anni di Valdagno, Davide Miotti di 51 anni e la moglie 44enne Erika Campagnaro di Cittadella, Nicolò Zavatta di 22 anni di Barbarano Mossano, i fidanzati di Asolo Gianmarco Gallina e Manuela Piran, Liliana Bertoldi, 54 anni di Levico, Martin Onuda, 48 anni, e la moglie Dana Pavel di 46 anni, della Repubblica Ceca. C’è don Mario Bravin, il prete-vigile del fuoco tra i primi a salire sul luogo del disastro per estrarre i feriti a mani nude, che celebra la messa con gli occhi lucidi. C’è Davide Carnielli, il 31enne trentino, che nonostante le ferite indelebili e una lunga riabilitazione ha trovato la forza di essere presente. «Siamo stati sfortunati ad essere lì quel giorno – dice -. L’obiettivo è ritornare in montagna. Anche se adesso è un po’ dura».

E poi il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, che si rivolge ai familiari delle vittime sottolineando che «da quel giorno state percorrendo una strada che è come una parete verticale. Oggi siamo qui per darvi una mano e affrontare insieme questa salita». Resta, al di là della verità giudiziaria che ha decretato l’imprevedibilità della tragedia, la domanda senza risposta che attanaglia alcuni parenti delle vittime. Viste le alte temperature dell’anno scorso perché la Marmolada non è stata monitorata? Secondo Christian Casarotto, glaciologo del Muse, «solo con un mirato monitoraggio, utile a raccogliere dati di dinamica e movimento della massa glaciale, può essere possibile descrivere l’evoluzione della situazione. E la storia del ghiacciaio della Marmolada, che non ha mai fatto registrare eventi di questo tipo, rendeva ingiustificabile mettere in piedi questa attività prima del 3 luglio 2022».

Per lo scienziato infatti «il crollo del seracco rappresenta una variabile di quanto sta accadendo in tutto il mondo, con la consistente riduzione di volume dei ghiacciai causata dall’aumento delle temperature, aumento determinato dall’impronta antropica». Ma il crollo della Marmolada ha aperto anche interrogativi sulla gestione dei flussi turistici. «È necessario cambiare il modo di andare in montagna nella ricerca di quel rispetto per l’ambiente che non vede più l’uomo come dominus della natura, ma elemento che ne fa parte, come scrive anche Papa Francesco nell’enciclica ‘Laudato sì‘ – dice Polo Grigolli, direttore dell’Azienda per il turismo della val di Fassa -. Per oltre duemila anni abbiamo desiderato conquistare le vette, la prospettiva ora è recuperare la sacralità della montagna, che si vive in alcune parti del mondo. L’obiettivo dei prossimi anni è trovare equilibri, riuscendo a vivere in armonia con l’ambiente che ci circonda».