L'intervista

domenica 30 Aprile, 2023

Ferro (Apss): «Dal primo maggio via le mascherine dagli ospedali. Covid ormai ridotto»

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La nuova normativa: rimane però l’obbligo nei reparti di lungodegenza e Pronto soccorso «Avevo indicato in tre anni la durata dell’emergenza. È nella storia di questi eventi. Vaccinazioni, grande risposta»

Verrà recepita anche in Trentino la circolare del Ministero della Salute che, da domani, farà decadere l’obbligo di mascherina in ospedale e nelle altre strutture sanitarie, mentre al Pronto Soccorso saranno obbligati a indossare la mascherina solo i pazienti con sintomi respiratori. Per il resto il Ministero della Salute dovrebbe solo «raccomandare» l’uso del dispositivo di protezione in presenza di anziani, fragili e immunodepressi, lasciando la decisione finale ai direttori delle singole aziende sanitarie.

Antonio Ferro, cos’ha deciso lei in quanto direttore generale dell’Azienda sanitaria trentina?
«Abbiamo diramato una nota interna che recepisce la circolare nazionale. I presidi di protezione saranno però obbligatori anche durante le visite ambulatoriali nei reparti di lungodegenza e sono fortemente consigliati dove c’è un qualunque assembramento».

Quindi è tutto finito? La guardia contro il contagio possiamo abbassarla?
«Non ancora, non del tutto. I numero di casi è molto ridotto, il virus è diventato molto contagioso ma ha ridotto la sua aggressività, tanto che ci sono forme influenzali molto più aggressive. Diciamo che andiamo verso un appaiamento del coronavirus ad altre forme virali che sono ancora presenti».

L’organizzazione mondiale della Sanità (Oms) è però prudente, infatti non ha ancora declassato la diffusione dal livello di pandemia.
«Siamo prudenti anche noi, ed è giusto così. Ed è giusto che organismi internazionali abbiano tempi lunghi, proprio per poter fare tutte le valutazioni prima di far rientrare l’allarme. Al contrario, i tempi andavano accelerati quando il virus ha iniziato a circolare: l’Oms ha decretato la pandemia quando i buoi erano già scappati».

Dopo tante varianti, ora c’è la variante «Arturo». Di che si tratta?
«Dell’ennesima mutazione. Ma, come dicevo, da un punto di vista filogenetico siamo di fronte a forme sempre più contagiose ma meno aggressive. Questo in linea di massima, anche perché nessuno ha la sfera di cristallo».

Tra gli studiosi si era sempre ipotizzato un decorso via via sempre più contagioso ma meno mortale del contagio, anche lei era di quest’avviso?
«Avevo detto in tempi non sospetti che tutto sarebbe durato tre anni, e prevedo che tutto si spenga a fine 2023. Questo perché nella storia tutte le pandemie hanno avuto questa durata».

Pandemie che, in passato, sono state molto più disastrose in termini di vittime.
«Questa volta si è riusciti attraverso le vaccinazioni a contenere i danni più pesanti, che in termini di mortalità potevano essere ancor più alti».

Come stanno andando le vaccinazioni?
«Diminuiscono, proprio perché la percezione del contagio è molto bassa. Capiremo nei prossimi mesi se continuare la vaccinazione nel periodo autunnale. Ci sarà come al solito la campagna per l’antinfluenzale, ma vedremo per il coronavirus, si sta monitorando l’evoluzione del contagio».

Visto che stiamo andando verso la fine di una pandemia che è durata tre anni, possiamo fare un bilancio? A livello sanitario, cosa si è imparato da tutto questo?
«A organizzarsi meglio. Abbiamo imparato soprattutto la flessibilità organizzativa, aumentando la capacità di risposte all’intensità di cura. Ma abbiamo avuto anche la conferma di quanto sia importante la prevenzione».

Che significa anche vaccinazione, giusto?
«Certo, e abbiamo dimostrato di saper mettere in atto una vaccinazione di massa in tempi rapidi».

E da questo punto di vista, in Trentino com’è andata?
«Bene, lo dicono i dati. Abbiamo avuto una risposta eccezionale sia in termini di vaccinazione che di concentrazione della vaccinazione nelle fasce più deboli come gli anziani. E ricordo la maratona vaccinale che ha permesso di mettere un argine al contagio. E poi l’impegno sulle Rsa: se nella prima ondata sono state le più colpite anche in termini di mortalità, nelle successive fasi abbiamo saputo reagire meglio delle altre regioni confinanti».