giudiziaria
giovedì 13 Giugno, 2024
di Denise Rocca
Ieri Nweke Chukwuka, l’uomo che ha tolto la vita alla sessantenne Iris Setti lo scorso 5 agosto nel parco Nikolajewka, in Santa Maria a Rovereto, è uscito per qualche ora dal carcere di Spini di Gardolo dove è detenuto per recarsi al tribunale di Rovereto. Davanti alla giudice per le indagini preliminari Consuelo Pasquali, lo psichiatra consulente Fabio Bonadiman ha risposto alle domande del pm Fabrizio De Angelis e dei legali della famiglia e della difesa per specificare i dettagli della perizia redatta sull’uomo. Una perizia nella quale definisce Nweke capace di intendere e di volere nel momento in cui ha aggredito, spogliato e ucciso a botte e calci Iris Setti. Durante l’incidente probatorio di ieri, i legali e la procura potevano chiedere specifiche in merito alla perizia depositata da Bonadiman, nominato dalla giudice per stilare una valutazione psichiatrica su Nweke. Su un aspetto particolare il pm Fabrizio de Angelis ha posto la sua attenzione per stabilire la consapevolezza dell’accusato rispetto alla gravità dei suoi gesti la sera in cui ha ucciso Iris Setti, ovvero l’abuso di alcol e sostanze. Bonadiman nella perizia ha ricostruito la storia di abusi di Nweke Chukwuka ma ha anche evidenziato, rispondendo al procuratore, che l’abuso di sostanze non ha inciso sulle azioni dell’uomo, non in maniera tale da causare «dinamiche patologiche di tipo allucinatorie o deliranti o maniacali/depressive, che potessero aver scatenato la dinamica aggressiva e violenta». Nessuna patologia o alterazione, quindi, o infermità secondo lo psichiatra Bonadiman che metta in dubbio la capacità di intendere e di volere dell’uomo. Concordano sulla consapevolezza delle sue azioni anche gli altri due periti nominati dal pm e dai legali della famiglia Setti (gli avvocati Andrea De Bertolini e Giovanni Rambaldi) gli psichiatri Ermanno Arreghini ed Eraldo Mancioppi. Unica voce contraria quella della criminologa Isabella Marzagora, nominata dalll’avvocato della difesa Anrea Tomasi, che porta invece un’analisi opposta sulle cause delle azioni del nigeriano. «Le perizie psichiatriche – spiega l’avvocato De Bertolini – sono convergenti e solide nel sostenere la capacità di intendere e di volere di Nweke – un convincimento che avevo formato anche nella dinamica di violenza sessuale sfociata in condotta omicida e seguita dalla rapina ricostruita dagli inquirenti». Dopo l’udienza di ieri si va verso il rinvio a giudizio, atteso a breve da parte del pm Fabrizio De Angelis. Il pm contesta, oltre all’omicidio volontario pluriaggravato, il reato di violenza sessuale, la rapina dell’anello della donna, trovato nella tasca dei pantaloni dell’indagato e quella, precedente di poche ore dall’omicidio, di un cellulare.
Il documentario
di Emanuele Paccher
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