La questione
mercoledì 9 Agosto, 2023
di Ambra Visentin
«La questione del mettere a regime contrattuale i 5 giorni di ferie, durante l’anno scolastico, degli insegnanti della materna è solo un piccolo tassello del quadro complessivo ancora da trattare. Noi stiamo aspettando di aprire tutto il rinnovo contrattuale della scuola 2022-2024». Bianca Francesconi, sindacalista della Cgil che segue il settore scuole dell’infanzia, spiega i limiti della delibera della giunta provinciale di venerdì 4 agosto. Quest’ultima apre sulla possibilità, da definire a livello contrattuale, che gli insegnanti possano godere di ferie durante l’anno scolastico, in periodi finora non previsti dalla legge.
Quest’anno, il terzo da quando è stato introdotto l’undicesimo mese di scuola materna a luglio, l’amministrazione provinciale aveva individuato nei mesi di maggio, giugno e luglio, i periodi adatti a smaltire le ferie altrimenti non spendibili dal personale. Per il futuro, all’esito degli incontri con le organizzazioni sindacali, si è deciso di seguire un percorso alternativo. La Provincia ha dunque dato direttive all’Agenzia provinciale per la Rappresentanza Negoziale (A.P.Ra.N.) di convocare le parti sociali per discutere di questa modifica al Contratto collettivo provinciale di lavoro (CCPL). Per alcuni una goccia in un oceano di questioni aperte. «In primavera abbiamo chiuso un triennio contrattuale, solo economico, per il periodo 2019-2021- rilancia Francesconi – Attendiamo di trattare quello 2022-2024, anche a livello giuridico. Non so cosa sarà possibile fare, in quanto il testo finale della legge di assestamento non ha trovato tutte le risorse richieste che permetterebbero di ragionare sulla totalità dei temi che desideriamo trattare». In sostanza: va bene parlare dei 5 giorni di ferie delle materne ma le questioni in sospeso sono molte di più e molto più estese. «Non è ideale lavorare a pezzi (trattando separatamente aspetti giuridici ed economici, ndr). Si rischia di perdere di vista altri fattori importanti che sarebbe bene considerare in concomitanza», dice la sindacalista Cgil.
Le possibili opzioni di ferie ventilate dalla Provincia sollevano diverse perplessità. «L’interruzione di un’attività pedagogica programmata non è ideale nell’ottica di una continuità formativa», spiega Francesconi. Anche da parte della Cisl c’è poco entusiasmo: «Con la Giunta si può discutere di ben poco – afferma la sindacalista Candida Berlanda – Abbiamo convenuto che gli insegnanti possano decidere in autonomia quando usufruire di questi 5 giorni ma hanno posto sin da subito dei paletti consistenti». L’amministrazione provinciale, infatti, premette che «vi sono dei periodi di maggiore intensità e criticità per l’organizzazione e lo svolgimento dell’attività educativa», che non rientrerebbero nei papabili giorni di ferie. «Si sta affermando l’ovvio. Nessun insegnante richiederebbe, ad esempio, di partire in vacanza dal 15 al 20 settembre (momento di inserimento dei nuovi bambini e dunque particolarmente delicato, ndr)». Se si passa in rassegna il calendario, però, le date accessibili sembrano essere poche: «A ottobre no perché inizia l’intersezione (la creazione di gruppi di diverse sezioni che lavorano per età, ndr) a dicembre no c’è già il Natale, a gennaio no per il secondo inserimento e perché rientriamo il 6 gennaio, a febbraio c’è il carnevale, a marzo/aprile la Pasqua, a maggio si stilano i profili per la continuità con le scuole primaria e nido e a giugno una scuola con 10 insegnanti non può mandarli tutti in ferie allo stesso tempo». Il problema di fondo resta quello del confronto mancante ma indispensabile per prendere decisioni. Per il sindacato si tratta di un secondo colpo basso da incassare: «Lo stesso è accaduto con il prolungamento della scuola a luglio. La Giunta dovrebbe parlare con la scuola, ascoltarla. Gli insegnanti sanno bene che i bambini non sono pacchi da spostare e di certo non manca loro la voglia di lavorare», conclude Berlanda.
Dopo il lungo dibattito che ha fatto seguito alla decisione di introdurre l’undicesimo mese di attività della scuola dell’infanzia, si teme che la disponibilità a modificare l’istituto delle ferie possa rappresentare un mero «contentino» destinato a non trovare un’applicazione soddisfacente.