Reazioni
giovedì 20 Giugno, 2024
di Ottilia Morandelli
Pirandello, Ungaretti, ma anche Calasso e Nicoletta Polla-Mattiot, con il suo elogio del silenzio. Autori diversi fra loro, pensieri distinti, tutti insieme in una prova d’esame. Una fitta scelta di argomenti sui quali i maturandi di tutta Italia hanno potuto misurare le loro conoscenze e analizzare il nostro presente.
Abbiamo chiesto a Daniele Giglioli, professore ordinario di letteratura comparata all’Università di Trento cosa ne pensa degli argomenti della prima prova di ieri, mercoledì 19 giugno.
Giglioli, come commenta queste tracce?
«Una banalità. Mi domando sempre chi le scelga questa tracce. Ogni anno è sempre così. Si salvano i classici, Ungaretti e Pirandello. Ma è merito degli autori, non di chi pensa l’esame e sceglie gli argomenti»
Cosa intende per banalità?
«Credo che sia stupido chiedere a dei ragazzi cosa ne pensano del silenzio»
L’esame di maturità quindi dal suo punto di vista non funziona. Viene chiesto agli studenti qualcosa di cui non si sanno occupare?
«No, non è questo il punto, i maturandi sanno perfettamente come fare. Il problema è che viene chiesto loro di dire delle banalità. Leggono un testo, che non conoscono, e non mi riferiscono ai classici, e viene chiesto di estrapolare delle frasette, che magari sono anche fuori contesto».
Si riferisce al brano tratto da «Riscoprire il silenzio», di Nicoletta Polla-Mattiot?
«Si ad esempio io non so nemmeno chi sia questa autrice. Ma ripeto non è questo il problema. Le faccio un esempio, è sciocco proporre un argomento così, è come se uno dovesse dire: «No, che bello il chiasso». I maturandi sono costretti a fare un compitino per assicurarsi la promozione»
Non possono provare a proporre una critica invece?
«Certo possono, ma se ci sono argomenti che lo permettano, ad esempio quando è palesemente falso il contrario è inutile dire quella cosa»
Fra i temi ci sono anche spunti per una riflessione sulla situazione geopolitica attuale a partire anche dalla guerra fredda.
«Non tutto è da buttare. Questo ad esempio potrebbe essere interessante. Certo è che si deve capire cosa ne sanno questi ragazzi, spesso alle superiori non si finisce nemmeno il programma di studio»
Ci sono tante cose da approfondire.
«Assolutamente, ma quello che non capisco è perché proporre delle tracce che sembrano prese da dei biscotti delle fortuna. Io mi vergognerei a scrivere banalità. Quello che ne esce sono solo cose melense, che rendono questi ragazzi ipocriti, cinici, costretti a fare quello che viene detto loro, senza profondità»
Fra i classici spicca il brano tratto dai «Quaderni di Serafino» di Pirandello.
«Quello mi convince, poi è materia di studio, i maturandi sono preparati. Io consiglierei di scegliere sempre i classici. Il resto è un esercizio di conformismo»
Conformismo dice.
«Conformismo, sì. Un esame che sembra dire fate il minimo, scrivete qualcosa di compiacente e ve la caverete»
Manca un po’ di senso critico?
«Certo. Sono tracce rifugio, che mettono tutti d’accordo. Quando ho fatto la maturità io c’era un tema sull’importanza della lettura. Non sapevo che scrivere, ero bloccato. Un argomento di questo genere, senza stimoli ti fa solo perdere del tempo. Alla fine dirai solo che la lettura è importante punto. Dire il contrario sarebbe falso e inutile. Non ci sono argomenti sui quali confrontarsi e discutere»
La prova di italiano così com’è dal suo punto di vista non funziona?
«No perché rende i nostri giovani cinici. Mostra loro che c’è qualcuno più potente che li costringe a dire cose che non pensano»
Non c’è possibilità di miglioramento?
«Certo, qualcuno potrebbe provare ad essere paradossale, come Marinetti che diceva «Bruciamo Venezia», ma non è quello che i professori vogliono. Qualcuno mostri a questi giovani che la vita non è fatta solo di stupidaggini, diamogli la possibilità di esprimersi».