Il giallo

giovedì 2 Febbraio, 2023

Meano, 24 anni dalla scomparsa di Mariano Marchi. La mamma Bruna: «Vivo in un limbo»

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Mariano Marchi la sera del 27 gennaio 1999 era uscito di casa a Meano per raggiungere il bar in piazza. Il ventenne doveva percorrere cento metri appena. Poco prima aveva ricevuto una telefonata. Il dolore di mamma Bruna: «Non avere una spiegazione fa male. Spero che si sia rifatto una vita altrove e che si ripresenti da me»

Venerdì scorso erano 24 anni, quasi un quarto di secolo, che Bruna Dalla Pellegrina ha visto per l’ultima volta suo figlio Mariano Marchi. Vent’anni appena, il servizio militare finito da poco e un lavoro da operaio all’allora Whirpool di Gardolo. Da allora, da quella maledetta sera del 27 gennaio 1999, del ragazzo di Meano si è persa ogni traccia. Nel tempo di pochi minuti. Forse istanti. Nello spazio di appena cento metri. Dall’uscio di casa al bar della piazza che l’allora giovane non ha mai raggiunto. È come se fosse stato inghiottito dal nulla. «Rapito dagli alieni» è il sorriso amaro di mamma Bruna che da 24 appunto vive nella speranza di poter rivedere il suo Mariano o quantomeno di avere sue notizie. Quelle che in così tanto tempo non sono mai arrivate. Nonostante gli appelli lanciati anche attraverso la trasmissione «Chi l’ha visto?» di Rai3. Appelli che sono stati pubblicati ancora una volta sui social solo pochi giorni fa, nella ricorrenza dell’anniversario della sparizione. «Vivo in un limbo, con un grande dolore nel cuore da allora. Sono oltre vent’anni di dolore..» singhiozza la donna. Una terribile sofferenza, la sua, con cui convivere di giorno in giorno «e che fa ancora più male perché non ho alcuna spiegazione, alcuna risposta: non so cosa gli sia successo» sospira la mamma, sull’uscio dell’abitazione, in centro a Meano, dove vive con il marito Fernando. La voce è rotta dall’emozione trattenuta a fatica, la mano scorre sotto gli occhiali a raccogliere le lacrime che è impossibile trattenere. «Quella sera, l’ultima, mio figlio mi aveva salutato verso le 19.30 dicendo che andava al vicino bar, che lì si sarebbe incontrato con gli amici che poi sono venuti a cercarlo a casa» racconta la donna. Ed è come se quelle immagini le fossero rimaste fotografate nella mente. «Al bar però non è mai arrivato – continua – è sparito in quei cento metri, senza che nessuno vedesse nulla, che si accorgesse di lui». Le telecamere del vicino istituto di credito erano spente e non c’è stato un testimone del suo passaggio. Lo zainetto dell’operaio è rimasto a casa. Quello in cui la mamma gli aveva riposto lo spuntino da consumare durante il turno di notte nella ditta in cui lavorava allora anche il fratello maggiore Michele. «Mamma torno verso le 21.30, preparami i panini intanto» le ultime parole dell’allora ventenne, prima di inforcare la porta di casa, in piazza dell’Assunta. «Una sparizione aliena» insiste il genitore che non c’è giorno che non pensi al suo terzogenito, che non cerchi una dannata spiegazione che possa anche solo allentare di poco quel dolore che nonostante il tempo non accenna a smorzarsi. Un dolore che è invece sempre più pungente e soffocante. «Ho fatto tutte le possibili ipotesi, le mie idee me le sono fatte sì nel tempo ma senza trovare riscontri. E non ci sono stati in tanti anni nemmeno eventuali segnalazioni o avvistamenti di lui – dichiara la mamma – Per me Mariano non si è allontanato per sua volontà. Non lo fa chi ha progetti e lui ne aveva, come quello di conseguire la patente di guida. Io sono convinta che qualcuno lo abbia portato via. E forse potrebbe esserci qualche collegamento con la telefonata ricevuta poco prima di uscire. Le ricerche, anche nei boschi, e le indagini dei carabinieri ai tempi non hanno portato a niente. Nemmeno i suoi amici hanno saputo fornire indicazioni». Lei, però, supportata dalla fede, culla ancora quella labile speranza. E cioè di poterlo riabbracciare. Non più ragazzo ma uomo. «Ancora ci spero che possa ripresentarsi a casa – dice quasi sottovoce Bruna Dalla Pellegrina – Mi auguro che Mariano in tutto questo tempo si sia rifatto una vita. Altrove. Anche se per questo non c’era alcun bisogno che se ne andasse via di qui».