Sanità
giovedì 10 Aprile, 2025
Medici di base e di guardia: un solo iscritto su 157 posti. Flop del bando per il passaggio di ruolo
di Simone Casciano
Nel nuovo ruolo il numero delle ore di impegno territoriale è stabilito in base al numero di pazienti in cura presso il medico di base (più pazienti si ha meno ore si devono fare)

Più di 150 posti, un solo candidato. Questo il risultato del bando per il passaggio di ruolo presentato dall’Azienda provinciale per i Servizi sanitari (Apss) che dava ai medici di base la facoltà di passare al nuovo ruolo unico che unisce medicina generale e guardia medica. Il nuovo ruolo, in cui il numero delle ore di impegno territoriale è stabilito in base al numero di pazienti in cura presso il medico di base (più pazienti si ha meno ore si devono fare), è obbligatorio per i nuovi laureandi in medicina generale, mentre è facoltativo per i medici di base che già esercitano la professione. La totale assenza di risposta alla proposta di passaggio di ruolo presentata dall’Apss racconta quanto poco interesse ci sia al momento attorno alla novità.
Paoli: «Non è attrattivo»
«Ai medici del mio sindacato ho detto di non rispondere nemmeno – dice Nicola Paoli, medico e segretario Smi, sigla sindacale che in Trentino rappresenta molti medici di base – Il nuovo modello non è attrattivo per i medici che lavorano con quello precedente, è solo peggiorativo delle loro condizioni di lavoro». Anche sul «Ruolo unico» in generale Paoli è critico. «Non è necessariamente un errore, anche se sottolineo che a livello nazionale noi dello Smi abbiamo fatto una firma tecnica all’accordo, non essendo favorevoli, ma dico che innanzitutto vanno tutelati i colleghi a metà del guado. Quelli che già lavoravano quando è entrato in vigore il nuovo ordinamento, ed esistono fattispecie differenti, e che oggi non sanno qual è il loro destino».
Di Giannantonio: «Chiarezza»
«Il ruolo non sarà mai attrattivo finché non ci sarà chiarezza su oneri e onori – osserva Valerio Di Giannantonio, medico e segretario del sindacato Fimmg – In particolare serve un accordo provinciale sull’attività oraria. Serve una trattativa il cui obiettivo deve essere arrivare alle migliori condizioni possibili per i giovani colleghi. Deve essere un sistema sostenibile per tutti, professionisti già avviati, giovani e giovani donne, appetibile da un punto di vista economico, ma anche dell’organizzazione del lavoro».
«Tuteliamo i giovani»
Proprio ai colleghi che arriveranno in futuro guardano anche Matteo Giuliano e Riccardo Romanelli, rappresentanti dei medici di base presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trento.
Per loro il «ruolo unico» infatti non sarà una questione di scelta. «Serve chiarezza sugli orari dell’attività che vogliono sia fatta nelle Case della salute – dicono in coro – Perché può essere diurna e notturna, serve chiarezza anche sui luoghi, non possiamo correre il rischio che un collega abbia l’ambulatorio in una città e poi debba fare chilometri in macchina per andare a fare ore richieste in una Casa della salute in un’altra località».
Le attuali condizioni rischiano di rendere meno attrattiva la professione.
«Fare un accordo che non piace ai giovani rischia di spingerli verso l’estero o a fare lo specialista ambulatoriale» osserva Paoli. Questa nuova organizzazione preoccupa i medici del territorio. «Da anni lavoriamo per organizzare al meglio il lavoro dei medici di base nei territori – dicono Giuliani e Romanelli – Abbiamo imparato a fare squadra nelle valli, abbiamo creato gruppi di medici mantenendo capillarità sul territorio e garantendo copertura oraria importante.
Ora, invece, si vuole portare avanti un nuovo modello, con le case della salute e nuclei molto grossi». Per i rappresentanti dell’Ordine si tratta di una «rivoluzione importante. Va capito se fa bene al Trentino e, quantomeno, va cucita sul nostro territorio, specie ora che mancano tanti medici, siamo quasi tutti al massimo, c’è chi ha più di 1.800 pazienti».