Commercio

mercoledì 11 Ottobre, 2023

Medio Oriente, il Trentino esporta beni per 410 milioni. Verso Israele 33 milioni

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Ci sono anche 45mila euro di vendite nei Territori palestinesi occupati, ma in Arabia Saudita esportiamo per quasi 13 milioni e negli Emirati Arabi Uniti per oltre 10 milioni

Nel primo semestre di quest’anno le esportazioni trentine sono cresciute del 6% a 2,8 miliardi di euro. Ma le vendite delle nostre imprese in Paesi e aree di crisi e di conflitto sono aumentate del 19%, dai 196 milioni dei primi sei mesi del 2022 ai 234 milioni del gennaio-giugno scorsi. Questo nonostante il calo, ma non l’azzeramento, dell’export verso la Russia a seguito delle sanzioni stabilite dall’Unione Europea dopo l’invasione dell’Ucraina. In Russia si esporta per 19 milioni, ma c’è chi cerca vie trasversali per arrivare a Mosca e così le vendite al Kazakistan balzano da 165mila euro a più di 2 milioni. In Israele, tornato in guerra, l’export trentino vale 20 milioni. Ci sono anche 45mila euro di vendite nei Territori palestinesi occupati, ma in Arabia Saudita esportiamo per quasi 13 milioni e negli Emirati Arabi Uniti per oltre 10 milioni. Non è che gli operatori trentini siano in cerca di guai: è che le aree di crisi sono spesso quelle delle potenze e dei mercati emergenti. Nel 2022 le vendite trentine nelle zone calde superano i 410 milioni (+6%). In Turchia sono balzate a 89 milioni (+57%), quelle in Israele sono a oltre 33 milioni, in Arabia Saudita vendiamo per 20 milioni, in Iraq per 19. La Russia, pur sanzionata, fa da mercato per 47 milioni, mentre l’Ucraina invasa crolla sotto i 9 milioni. E le importazioni valgono anch’esse oltre 400 milioni. Anche perché molti di questi Paesi sono fornitori mondiali di petrolio e gas naturale, tuttora le fonti energetiche più importanti. Ieri, a seguito della guerra scatenata dall’attacco di Hamas a Israele, il petrolio si è attestato a 87 dollari al barile, il gas ha sfondato i 50 euro a megawattora. Gli effetti della guerra arrivano alla pompa di benzina. Ad agosto in Trentino la verde self service era a 1,941 euro al litro, il 6,6% in più di un anno prima. Ieri nelle stazioni di servizio di Trento si arrivava anche a 1,969 euro e in autostrada, stazione Paganella est, a 2,179 euro al litro. Il diesel self era a 1,827 euro al litro, lo 0,8% in più dell’agosto 2022. Ieri è arrivato a 1,919 euro al litro e in autostrada, stazione Nogaredo ovest, a 2,046, il 12% in più di dodici mesi prima.
La mappa dei mercati caldi in cui operiamo vede in testa il Medio Oriente con 104 milioni di esportazioni nel 2022, in calo però rispetto ai 116 milioni dell’anno prima. Nell’area sono compresi Armenia e Azerbaigian, reduci dall’ennesima guerra, dove esportiamo rispettivamente 1,8 e 1,2 milioni. In testa, come abbiamo detto, Israele, Arabia Saudita e Iraq, ora guidato da un governo filo-iraniano e quindi hub di forniture a Teheran, anch’essa sanzionata per la questione nucleare e isolata per la repressione delle donne. In ogni caso, direttamente all’Iran abbiamo venduto merci per 1,6 milioni. Qualcosa arriva anche nei Territori palestinesi occupati: l’anno scorso prodotti per 153mila euro. Ma tra le aree difficili, e cruciali non solo per le fonti energetiche ma anche per la partita migranti, c’è l’Africa settentrionale, dove vendiamo per 74 milioni, dai quasi 23 milioni in Egitto, in calo, e altrettanti in Tunisia, in forte crescita, ai 15 milioni in Marocco ai 13 in Algeria. E il resto del continente africano, dove esportiamo per 37 milioni, in aumento del 28% sull’anno precedente. Ieri (martedì 10 ottobre, ndr) dei problemi dei mercati esteri si è parlato al convegno «I rischi dell’internazionalizzazione: pagamenti, trasporti e crediti», organizzato a Palazzo Stella da Confindustria Trento in collaborazione con Trentino Export, Assoimprenditori Alto Adige, Eurorisk e Assiconsult. «Dopo un biennio di crescita ininterrotta – ha detto la presidente di Trentino Export Barbara Fedrizzi – l’economia italiana mostra segni di rallentamento, che vogliamo scongiurare attraverso una sempre più spinta internazionalizzazione delle nostre imprese. Le opportunità risiedono non solo nei mercati tradizionali, quali la Germania purtroppo in recessione, ma anche in mercati nuovi, quali Arabia Saudita, Corea del Sud, Canada, Vietnam e Nigeria, su cui il Consorzio sta lavorando molto».