Musica

domenica 25 Agosto, 2024

Ritornano «I suoni delle Dolomiti». Il direttore e violoncellista Brunello: «Quando ci sei, il sogno si avvera»

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Si parte mercoledì al Pian della Nana con la portoghese Carminho. Gran finale il 29 settembre in val Duron con Roberto Vecchioni

Manca sempre meno alla ventinovesima edizione de I Suoni delle Dolomiti, una delle rassegne più attese da parte degli amanti della montagna. Il festival prenderà il via a partire dal prossimo 28 agosto con l’esibizione di Carminho, una delle artiste più talentuose della musica portoghese, che andrà in scena nell’anfiteatro naturale che racchiude il Pian della Nana a Malga Tassulla. A chiudere la rassegna, invece, sarà Roberto Vecchioni, che suonerà nei pressi del Rifugio Micheluzzi in Val Duròn il prossimo 29 settembre. Sarà un mese ricco di appuntamenti dove sono in programma ben 18 eventi, che spazieranno dalla world music alla musica classica e dalla canzone d’autore al jazz, in alcune delle località più belle del Trentino. A raccontare le particolarità della rassegna Mario Brunello, direttore artistico.

Brunello, a breve partirà la 29esima edizione de I Suoni delle Dolomiti. Quali sono le sue sensazioni?
«Le sensazioni sono sempre di grande attesa per un appuntamento che l’anno prossimo compirà trent’anni, quindi sarà un grande traguardo. Abbiamo preso la scelta di spostare il festival in un mese particolarmente adatto alla bellezza e alla luce delle Dolomiti, quello di settembre».
Cosa contraddistingue questa edizione?
«Nella programmazione cerchiamo sempre di stare molto attenti nel mantenere un format che ormai ci contraddistingue e che sta portando risultati soddisfacenti. Questo, nonostante qualcuno abbia titubato sullo spostamento della rassegna nel mese di settembre, ma chi è venuto anche negli anni scorsi ha capito la scelta. È un gesto importante anche per il futuro, per l’attenzione verso l’ambiente e la fragilità delle terre alte. Le Dolomiti sono belle tutto l’anno».
18 eventi in programma. Quale tra questi la rende maggiormente entusiasta?
«Sono molto felice perché finalmente il fado, una musica che scava nelle radici di un popolo come quello del Portogallo che ha una tradizione musicale importante, sarà presente nel concerto inaugurale del festival. Il tutto, in una delle località che amiamo maggiormente come il Pian della Nana che rappresenta l’unicità di questa rassegna. Sarà la prima volta che porteremo questo genere e lo faremo con un’artista strepitosa come Carminho, che a mio parere è la degna erede della grande Amalia Rodrigues, quindi sono particolarmente orgoglioso di ciò. Poi non potevamo rimanere fuori dalle celebrazioni del cantore della passione italiana, Puccini, con un omaggio ai grandi duetti delle sue opere immortali. Anche questo rappresenta un punto importante del festival».
Tra gli eventi anche l’Alba delle Dolomiti in Val Rendena e il trekking a San Martino di Castrozza…
«L’alba, così come il trekking, conserva i valori fondanti del festival come, ad esempio, il saper cogliere ciò che le Dolomiti offrono. Chi ama la montagna e la natura sa che il sorgere del sole è il momento in cui il mondo fa sentire il proprio brivido di vita. Il trekking, invece, concentra valori come il camminare e vivere assieme una grande esperienza».
Per quest’ultimo, tra i musicisti ci sarà anche lei.
«È un piccolo lusso che mi prendo quello di essere protagonista almeno in un evento. Il trekking è uno di quelli che mi fa sentire maggiormente vicino a questo festival. Quest’anno ho l’onore di portare anche mio figlio, musicista di grande talento, che sarà con me a condividere la musica».
A chiudere il festival, invece, sarà Roberto Vecchioni..
«Vecchioni aveva già preso parte ai Suoni delle Dolomiti. È un graditissimo ritorno perché parliamo di un artista che ha ancora tanta energia e tante cose da dire. Ha un seguito di appassionati che credono nelle sue parole e nei modi in cui trasmette le emozioni. È molto affezionato a questo festival e non c’è stata alcuna difficoltà ad averlo come ospite. Sarà un concerto che si terrà in una location meravigliosa, al Rifugio Micheluzzi (in Val di Fassa, ndr)».
Come descriverebbe questa rassegna ad una persona che non ha mai partecipato?
«Tutte le volte in cui dobbiamo contattare gli artisti per sondare la loro disponibilità, la cosa più difficile è proprio descrivere questo festival. Credo si possa capire solo nel momento in cui vi si prende parte, quando si cammina con il pubblico, quando si sente l’aria dei 2000 metri che entra nel suono e quando la musica si perde in questi spazi meravigliosi. Non potrei dire altro che “non sai cosa ti perdi”. Credo non sia possibile descrivere a parole quello che si prova. È un sogno che si avvera quando sei lì».
Come vengono scelti i luoghi?
«Ci sono delle zone che sono adatte a un certo tipo di musica e di artista. Abbiamo sempre enorme possibilità di scelta, nonostante ci sia la volontà di cercare luoghi sa scoprire. Essendo il festival a settembre c’è la possibilità di andare in luoghi che in altri periodi sarebbero stati troppo frequentati, rendendo più facile organizzare gli eventi. Così il pubblico può partecipare a qualcosa di unico e straordinario».
L’evento che la incuriosisce di più?
«Mi incuriosisce molto l’evento “Potenziali Evocati Multimediali”, che è un esperimento di teatro musicale che andrà in scena il 28 settembre. Ci sarà un gruppo di giovani artisti che si dedicano al teatro, che all’interno di esso utilizzano la musica come dialogo. È come se fosse un musical italiano, anche perché sono dei bravissimi cantanti. Sarà una grande e piacevole sorpresa per tutti».