Clima estremo
domenica 6 Agosto, 2023
di Davide Orsato
«L’unica certezza è che fa più caldo». L’estate 2023 è quella che ha scatenato il «complottismo climatico»: tra chi è convinto che le ondate africane siano «una messa in scena mediatica» e chi se la prende con l’Esa, l’ente spaziale europeo, per rilevare anche le temperature al suolo («così si crea più allarmismo», una critica ricorrente) la gara è stata dura. E ora che fa più fresco, il problema sembra non essere mai esistito. Ci pensa Andrea Piazza, meteorologo di Meteotrentino a riportare tutti con i piedi per terra.
Veniamo da giorni piovosi e freschi, con la neve tornata in Marmolada. Ma secondo il report di luglio di Meteotrentino il mese ha chiuso caldo e piovoso. A che punto siamo?
«Finora il 2023 è stato un anno molto caldo. Questo non sorprende: tutti gli ultimi vent’anni risultano molto più caldi di quelli precedenti, su una serie di dati in nostro possesso più che centenaria, dato che per alcune stazioni parte dal 1921. Spicca il 2022, eccezionalmente caldo: il 2023 è partito molto mite e ora si sta riallineando con le medie più recenti».
Caldo, ma anche eventi estremi. Se ne sono visti molti nel Nord Italia. Che rapporto c’è?
«Su questo punto bisogna fare un po’ di chiarezza. C’è assoluta certezza che l’aumento delle temperature, anche in Trentino sia correlato al riscaldamento globale e alla forzante della maggiore presenza di anidride carbonica nell’atmosfera. Molto più difficile dire, invece, se l’aumento dei fenomeni estremi abbia la stessa correlazione».
Sulle grandinate recenti sono girati alcuni dubbi…
«Non tutti sanno che esiste una disciplina specifica, all’interno della climatologia che lavora proprio per attribuire o meno la responsabilità di alcuni eventi al riscaldamento globale. Si lavora con modelli molto sofisticati e si cerca di capire se, rimuovendo la forzante dei gas serra sarebbero stati comunque plausibili. Per temporali e alluvioni, come quello di maggio in Romagna, è tutt’altro che automatico pensare a una correlazione. Mentre con la maggiore frequenza delle ondate di caldo questo rapporto è accertato. Sulle grandinate di questa estate possiamo dire che sono state permesse dal fatto che i promontori africani, scorrendo più a sud hanno lasciato campo libero a infiltrazioni fredde. Ma è difficile fare ulteriori speculazioni».
Il Trentino ha visto anche un record di fulmini: 18.629 fulmini.
«Sì, il dato era talmente fuori scala che abbiamo ritardato il report mensile proprio per volerlo verificare. Su questi fenomeni abbiamo una serie che dura dal 2001, anche se nel 2014 le antenne sono state potenziate e rilevano fino al 20% di fulminazioni in più, quindi è stata effettuata una correzione per renderle coerenti. È ancora troppo presto, però, per dire se c’è una tendenza specifica al riguardo. Certo è che luglio è il mese ideale per i temporali con attività elettrica. Il dato del 12 del mese, con oltre seimila fulmini in un giorno è estremamente notevole».
Quando i media hanno raccontato la più recente ondata di caldo, con picchi al Sud di oltre 45 gradi, c’è stato chi ha messo in dubbio la corretta misurazione da parte dei termometri: mal posizionati, si dice.
«Sia i centri meteo che gli appassionati cercano di fare il meglio possibile. Le raccomandazioni della Wmo (l’organizzazione meteorologica mondiale, ndr) sono chiari: i termometri vanno posti a due metri sotto una capannina bianca. Ora ci sono modelli automatici molto precisi. Una volta i dati venivano presi due volte al giorno a mano e, per forza di cose, le osservazioni sono un po’ cambiate. Dunque la domanda è ben posta, ma per Trento mi sento di tranquillizzare: la stazione alle Laste presenta una serie assolutamente coerente, in cui viene confermato il riscaldamento degli ultimi anni».
Ci sono nuovi strumenti per vedere sia le temperature al suolo, sia l’effetto delle isole di calore (quest’ultimo testato anche a Trento). Sono utili?
«Nulla cambia dal punto di vista della misurazione della temperatura ma possono dare un’idea di qual è l’impatto dell’urbanizzazione».
Dopo la neve a tremila metri e le massime sui 25 gradi in val d’Adige cosa ci aspetta?
«Già da metà della prossima settimana lo zero termico tornerà sopra i 4.500 metri. Torna il caldo in quota, dunque. Non solo: le nostre previsioni sperimentali a lungo termine, testante da circa un anno, indicano con un certo grado di sicurezza che ci aspetta un lungo periodo di stabilità. Per fortuna la siccità è stata archiviata. Ma l’estate è ancora lunga».
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