la storia
domenica 22 Settembre, 2024
di Elisa Salvi
Si chiama «Nevaio» ed è il risultato del sapiente mix di acqua minerale della Val di Fassa, alcol da cereali biologici del Piemonte, ginepro di macchia mediterranea e maestria dei distillatori di Santa Massenza. È il nuovo gin, nato dall’idea del sommelier Michele Grossi, originario di Cassino ma da molti anni in Val di Fassa dove ha lavorato a lungo anche nel ristorante stellato Malga Panna, prima di diventare socio di una ditta di rappresentanza di vini, alcolici e prodotti gastronomici trentini d’eccellenza.
«Per anni – spiega Grossi – mi sono occupato di degustare e raccontare i prodotti degli altri, di selezionarli per la ristorazione e poi anche di commercializzarli. Ma questo è il primo prodotto firmato da me e dai miei colleghi: una bella soddisfazione».
Il nome è un richiamo al territorio?
«Certo, alla Val di Fassa, alle Dolomiti, dato che c’è un forte legame tra il prodotto e l’acqua minerale Cedea di diluizione, che nasce ai piedi della Marmolada».
Quanto tempo è passato dall’idea del gin alla sua realizzazione?
«L’idea ce l’avevamo da un po’ ma abbiamo impiegato oltre un anno per definire i diversi aspetti produttivi e commerciali. In primavera, abbiamo avviato la distillazione per ottenere il prodotto che ci soddisfaceva pienamente, riuscendo a commercializzarlo dallo scorso luglio».
Ma come si fa questo gin?
«Si tratta di un distillato che nasce nella maniera più classica, nella versione London dry, quindi è puro senza aromi aggiunti. Si ottiene dall’infusione di bacche di ginepro, senza altre botaniche, in un alcol di altissima qualità, come quello piemontese che abbiamo scelto. Poi si distilla il prodotto ottenuto. La distillazione concentra l’alcol e la bravura del distillatore sta nel lavorare artigianalmente il prodotto finché non si ottiene quello desiderato. Una volta che il liquido esce dall’alambicco, ha un grado alcolico piuttosto alto, attorno ai 75-76 gradi. Qui subentra l’acqua che diluisce il prodotto abbassando il grado alcolico. Nel nostro caso, l’acqua non è importante solo per le sue caratteristiche organolettiche ma anche perché è minerale e, affinché si mantenga tale, dobbiamo utilizzare bottiglie non cisterne: l’acqua mantiene il titolo di minerale solo quando è imbottigliata alla fonte».
Un lavoro complesso.
«Sì, l’aspetto dell’acqua è impegnativo, servono tempo e pazienza, ma in questo modo si migliora il distillato. Abbiamo fatto diverse prove con acqua distillata, quella che usa di solito, acqua di fonte microfiltrata, diverse acque minerali trentine, ma il gusto migliore lo otteniamo con l’acqua minerale della Val di Fassa».
Anche la bottiglia è interessante.
«Abbiamo scelto una bottiglia preziosa, su cui non viene apposta un’etichetta ma che viene serigrafata in un’azienda di Scorzé (Venezia). Le bottiglie, poi, vengono spedite nella distilleria dove avviene prima il processo di imbottigliamento, poi di inscatolamento che è tutto manuale. Anche questi aspetti determinano il prezzo del prodotto (attorno ai 55 euro per 70 cl), che si trova già in diverse enoteche e bottiglieria di Fassa, Fiemme e di molte altre località del Trentino».
Avete riscontrato interesse per Nevaio?
«Sì, in un primo momento ci siamo occupati noi della vendita e delle consegne, mentre oggi viene commercializzato dalla più importante azienda italiana che si occupa di whiskey di alta qualità».
Dopo questo gin dolomitico, arriveranno altri alcolici o bibite?
«Stiamo pensando a una “special edition” di gin e, grazie all’ottima collaborazione con Cedea, anche alla creazione di prodotti sodati, quindi soda, acqua tonica, acqua arricchita con frutti o essenze e acqua energizzante. Il tutto da farsi direttamente nell’impianto di Alba di Canazei».