L'intervista
domenica 16 Luglio, 2023
di Donatello Baldo
Dopo Marina Mattarei, ex presidente di Federcoop, La Civica di Mattia Gottardi e Vanessa Masé mette a segno un altro punto. In lista ci sarà anche Michele Odorizzi, ex presidente di Melinda e anche lui esponente di spicco della Federazione della Cooperazione trentina, di cui è stato negli scorsi anni vicepresidente, in quota agricole. «Mi hanno chiesto da più parti di mettermi in gioco, e vedrò ora di portare il mio modesto contributo, quello di un amministratore di azienda, perché è questo che ho fatto. Credo anche con qualche buon risultato».
Ora dovrà fare politica, è pronto per il salto?
«Dico subito che io di politica sono proprio a digiuno. Vedremo che succede, certo che se ho deciso di fare il salto è per centrare l’obiettivo».
Quello dell’elezione, dunque.
«Vedremo che succede, dicevo, nel senso che bisogna appunto vedere se tutta quella fiducia che in tanti mi fanno sentire attorno si traduce poi in un voto. Come si dice in questi casi, decidono gli elettori. Da parte mia, mi metto in ascolto, anche per imparare, perché sono un neofita in questo campo, anche se credo di avere molto da dire. Ovviamente sulle questioni che conosco».
Agricoltura, cooperazione. Ecco, da questi mondi che lei ha vissuto intensamente, che insegnamento trae per l’impegno politico?
«Sono mondi che conosco bene. Sul mondo dell’agricoltura, posso dire che spesso i politici non conoscono davvero questa realtà, non in modo diretto, non nelle sfaccettature dei diversi comparti. E avrei ambizione di portare all’attenzione della politica le loro esigenze, le esigenze dei territori che vivono questa realtà».
E dalla cooperazione, che insegnamento porterebbe in politica?
«La cooperazione è un modello di fare economia e di fare territorio che ha fatto grande il Trentino, in tutti i campi. Un modello nel quale si vince insieme, si corre insieme per una stessa squadra: non c’è individualismo. La cooperazione è una bella scuola e palestra importante. E magari si facesse cooperazione in altri ambiti, dall’acqua all’energia: se queste risorse strategiche fossero affrontate assieme, con una visione plurale anziché individuale, ci sarebbero maggiori benefici per tutti».
La Civica ha fatto un’opera di scouting non da poco nel mondo della cooperazione. Lei, ma anche l’ex presidente di Federcoop Mattarei.
«Io ho colto un’attenzione particolare nella Civica verso lo sviluppo di territori e delle periferie. Temi che chi vive e ha vissuto il mondo della cooperazione ha molto a cuore. Temi, aggiungo, che se non vengono valorizzati si rischia lo spopolamento delle valli, delle nostre montagne».
La sua è però una scelta di campo, con il centrodestra, in sostegno a Fugatti.
«In questo momento senz’altro. Se si vuole dare un contributo, è nel centro che guarda a destra che c’è la possibilità di incidere e di dare concretezza alle proposte. Ma preferirei non essere etichettato politicamente, perché la mia scelta non è di campo politico, e non a caso ho scelto una civica per dare il mio contributo. Non mi appartiene lo schierarmi, non ho mai avuto una bandiera politica, la mia logica quella è di essere al servizio del territorio e ho trovato ne La Civica questo spazio».
Ma in generale, politicamente come si colloca?
«Al centro, ho infatti una visione abbastanza moderata. Non ho mai creduto negli estremismi, che non sono in grado di leggere la realtà e che non sanno dare risposte alla società».
Che giudizio dà dei cinque anni della giunta Fugatti?
«Non è stata una legislatura tra le più fortunate, è successo un po’ di tutto, da Vaia al Covid passando per la guerra e le crisi energetiche. E poi l’orso con la tragedia che è successa. Un rincorrersi di problematiche che non hanno permesso forse di programmare al meglio l’azione amministrativa, ma quando si è in emergenza si affronta quella. Devo dire, però, che ne siamo usciti meglio di come avrei immaginato».
Grazie a Fugatti?
«Grazie alle cospicue iniezioni di soldi europei, alle attenzioni del governo nazionale sulle imprese ma anche, dobbiamo ammetterlo, grazie agli interventi provinciali che hanno sostenuto il tessuto sociale, permettendo alle famiglie di resistere meglio a questa serie di avversità».
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