Accoglienza

mercoledì 23 Agosto, 2023

Migranti, adesso la nuova circolare mette in strada sessanta profughi

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In Trentino i posti riservati all’accoglienza straordinaria sono tutti occupati: 700 persone. Anche Kompatscher critica le novità: «Ripartizione in base alla superficie? Sui ghiacciai non ci vive nessuno»

Sono almeno una sessantina i profughi che rischiano di finire in strada per effetto delle nuove regole decise da Roma per l’accoglienza dei migranti. Le prefetture sono in attesa dei dettagli della circolare del ministero dell’Interno. Mancano le disposizioni operative. Intanto ieri anche il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ha contestato il nuovo criterio di ripartizione dei richiedenti asilo, basato non più sulla popolazione residente, ma anche sulla superficie. Il collega trentino, Maurizio Fugatti, aveva già espresso la sua contrarietà.
Su il T di ieri Stefano Canestrini, coordinatore trentino del Centro Astalli (il servizio dei gesuiti per i rifugiati), ha denunciato i possibili rischi connessi alla circolare del Viminale. In sostanza, a fronte dell’incremento degli sbarchi sulle coste italiane (105mila arrivi da inizio anno, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022), il ministero ha introdotto un meccanismo per liberare i posti dai centri di accoglienza straordinaria (Cas), quelli dedicati ai richiedenti asilo.
Nel dettaglio, la circolare parla dell’uscita immediata (dai Cas) delle persone alle quali è stata riconosciuta la protezione internazionale: o perché era perseguitata nel proprio Paese o perché, se fosse rimasta nel proprio Paese, avrebbe corso il rischio di essere perseguitata. Oggi i titolari di protezione avrebbero diritto ad un posto nel sistema di accoglienza ordinaria (Sai) per un periodo di 6 mesi (prorogabile). Ma come nel caso del Trentino i posti del Sai sono tutti occupati. E così i titolari di protezione internazionale restano all’interno del programma di accoglienza straordinaria «per un periodo ponte di 6 mesi», ha spiegato Canestrini.
Ora, in base alle nuove disposizioni, le persone titolari di protezione internazionale non potranno più beneficiare di questo periodo transitorio, normalmente utilizzato «per accompagnare le persone verso la piena integrazione, verso l’autonomia: trovare una casa, un posto di lavoro duraturo», ha aggiunto il coordinatore di Astalli. In Trentino, attualmente, i 700 posti riservati all’accoglienza straordinaria sono tutti assegnati (il 23 luglio scorso erano 662 le persone accolte nei Cas). Di queste 700 persone, da quanto riferiscono dal Cinformi (il centro informativo provinciale per l’immigrazione), circa il 10% ha ottenuto la protezione internazionale. Una sessantina di persone. Si tratta perlopiù di famiglie monoparentali (in particolare madri con figli) e famiglie con entrambi i genitori. Ecco teoricamente queste persone rischiano di uscire subito dal circuito di accoglienza e, alla luce dell’emergenza abitativa presente anche in Trentino, di finire in strada. In particolare nelle strade del capoluogo, visto che il 70% delle persone ospitate nei Cas si trova a Trento.
I numeri, potenzialmente, potrebbero essere anche più alti. Perché la circolare riguarda anche le persone alle quali è stata riconosciuta la protezione internazionale, ma non hanno ancora ricevuto il documento che attesta lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria. La ratio è appunto quella di liberare gli spazi per fare posto ai migranti che raggiungono ogni giorno l’Italia.
Il ministero ha cambiato anche i criteri di redistribuzione territoriale dei richiedenti asilo: per il 70% si terrà conto della popolazione residente di una regione o provincia (finora questo era l’unico criterio) e per il restante 30% si considererà anche la superficie territoriale. Anche in questo caso le prefetture sono in attesa di dettagli. Non è stata ancora comunicata la ripartizione territoriale. Ieri sulle colonne di questo giornale il governatore trentino Maurizio Fugatti ha fatto sapere che «sia in base alla popolazione che in base al territorio siamo ai limiti massimi dell’accoglienza, se consideriamo anche gli ucraini adulti e minori». Di fatto ha già detto il suo «no» a possibili nuovi arrivi, unendosi al coro dei sindaci leghisti del Nord. E anche il presidente altoatesino Kompatscher ha criticato il criterio della superficie, che potrebbe penalizzare la regione: «Sui ghiacciai non ci vive nessuno».