Russia
giovedì 17 Novembre, 2022
di Paolo Morando
Mikhail Shishkin ha 61 anni, è cresciuto a Mosca ma oggi vive a Zurigo, dissidente nei confronti del governo russo. I suoi libri sono tradotti in oltre 30 lingue ed è l’unico autore ad aver vinto tutti e tre i maggiori premi letterari russi. Shishkin ha presentato venerdì scorso, alla sala del coro Bianche Zime, per un evento organizzato dalla libreria Arcadia, il suo ultimo romanzo Punto di fuga, con cui ha vinto il premio Strega europeo 2022, e il recentissimo saggio Russki mir: guerra o pace?, entrambi pubblicati da 21lettere.
Shishkin, quando ha deciso che non poteva più vivere in Russia?
«Sono venuto in Svizzera per questioni familiari nel 1995 e ho vissuto a cavallo tra i due paesi per anni. Ma dopo che nel 2014 è iniziata questa guerra non ho più voluto tornare in Russia. Nella mia lettera aperta del 2013, dove esprimevo il mio rifiuto a partecipare alle fiere del libro internazionali come rappresentante della Russia, ho scritto: “Un paese dove il potere è stato conquistato da un regime corrotto e criminale, dove lo stato è una piramide di ladri, dove le elezioni sono delle farse, dove i tribunali sono al servizio delle autorità e non della legge, dove ci sono prigionieri politici, dove la televisione di stato è diventata una marchetta, dove manipoli di impostori promuovono leggi folli che stanno riportando tutti al Medio Evo – un paese del genere non può essere la mia Russia”».
Ha subìto conseguenze personali da parte del regime di Putin per la sua posizione di dissidente?
«Sono abituato ormai a ricevere messaggi di odio da cosiddetti “patrioti”.
Ogni tanto ricevo anche minacce di morte via mail. Siamo in guerra. Ma non è una ragione per restare in silenzio».
In passato ha parlato di Russia spaccata in due: una parte vittima della propaganda putiniana e una minoranza che crede nei valori europei di democrazia e libertà. La guerra in Ucraina ha rafforzato i primi o i secondi?
«Migliaia di giovani sono andati obbedienti in guerra per uccidere gli ucraini e per essere uccisi, ma nessuna propaganda può influenzare la gente a meno che non sia pronta a farsi influenzare. È la storica mentalità russa.
Hanno in testa la stessa immutata immagine di un mondo medievale: la Russia come un’isola benedetta in mezzo a un oceano di nemici. Ma l’umanità ha fatto il rivoluzionario passo di civiltà dalla coscienza collettiva alla coscienza individuale. Solo un essere umano come singolo ha la responsabilità di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato: se penso che la mia tribù si sbaglia, allora sarò contro la mia tribù. Tra queste due parti di russi sta un gap di civilizzazione».
Quanto sono efficaci le sanzioni messe in atto dall’Occidente?
«Lo sono molto, il vero peccato è che siano iniziate così tardi e non con l’inizio della guerra nel 2014. A causa delle sanzioni la macchina militare della Russia sta smettendo di funzionare. Il popolo russo soffre non per le sanzioni occidentali ma per colpa del regime del Cremlino che sta usando i suoi elettori come carne da macello per la guerra».
Che cosa ha sbagliato l’Occidente in questi anni con Putin?
«Le democrazie occidentali condividono la responsabilità dell’insediamento del regime criminale in Russia negli anni Novanta.
Allora la popolazione era psicologicamente pronta a costruire una nuova società. Il problema era che i russi non avevano mai conosciuto cosa fosse una democrazia. Gli stati occidentali potevano essere d’aiuto: mostrare con il loro esempio la vita in una società democratica attraverso l’attuazione delle leggi. Ma ho lavorato per tanti anni come interprete in Svizzera e ho visto come funziona la lavatrice della banca svizzera per i soldi sporchi provenienti dalla Russia. Quando si tratta di soldi, le leggi si fermano».
Mentre lo spettacolo continua: prima le olimpiadi invernali, poi i mondiali di calcio.
«All’epoca delle olimpiadi del 2014, lanciai un appello per boicottarle, per mostrare solidarietà internazionale con il movimento di protesta in Russia e non con il dittatore. Ma chi ascolta gli scrittori? E vennero l’annessione della Crimea e l’inizio di questa guerra. Il mondo ha avuto un’ultima occasione nel 2018. Stessa storia: gli appelli a boicottare i mondiali di calcio non sono stati ascoltati, anche dopo quattro anni di guerra in Ucraina. Tutti i paesi sono venuti a giocare davanti a Putin. Per lui è stato un chiaro segno di accettazione della sua aggressione. La strada per il 24 febbraio 2022 era spianata».
Ritiene possibile che prima o poi Putin possa essere rovesciato? Se sì, in seguito a rivolte popolari oppure per manovre interne al potere militare?
«Putin ha le ore contate, questo è chiaro. In che modo sarà “detronizzato” lo scopriremo presto. La de-putinizzazione avverrà di sicuro. Ma temo che porterà solo a un nuovo Putin o a nuovi Putin».
Esiste in Russia uno spazio politico per esercitare opposizione a Putin?
«No, tutti i leader dell’opposizione sono in prigione o emigrati. Qualsiasi tentativo di protesta nelle strade è stato duramente represso. E quando si potrà tornare e chiedere di nuovo il cambiamento democratico in Russia, sarà un bel problema. Oggi per la maggior parte dei russi l’opposizione appoggia l’Ucraina, cioè il nemico. Quindi per loro siamo traditori e agenti stranieri».
Come crede che andrà a finire la guerra in Ucraina?
«L’Ucraina vincerà questa guerra. La Russia dovrà accettare la sconfitta. Sono sicuro che dopo questa guerra tutti i paesi aiuteranno la ricostruzione delle città ucraine. Ma la Russia di Putin sprofonderà in un disastro economico e politico e senza una totale de-putinizzazione non ci sarà nessuna rinascita.
Serve prima di tutto il riconoscimento della colpa nazionale: noi russi dobbiamo metterci in ginocchio e chiedere perdono a Kiev, Charkov e Mariupol, così come il cancelliere tedesco Willy Brandt fece a Varsavia. In ogni caso la Federazione russa crollerà e si disintegrerà».
Magari diventando finalmente una repubblica democratica?
«Ne dubito. La popolazione avrà paura dell’anarchia e del caos e nelle prime elezioni libere voterà per la “mano dura” che prometterà di portare ordine. I governi occidentali appoggeranno i nuovi dittatori russi perché prometteranno di tenere sotto controllo le armi nucleari. E la storia della Russia si morderà la coda di nuovo».