In tribunale

giovedì 20 Giugno, 2024

Minore adescata in chat per scatti sexy, la madre della 13enne trentina fa scoprire la rete di adescatori

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Nei guai con la giustizia sei napoletani, tra cui quattro ragazzini. Per i due adulti la pm ha chiesto il processo

È finita anche una studentessa trentina di tredici anni nella rete di adescatori (adulti e ragazzini) che manipolavano i minori online, sulla «chat casuale» Omegle, spacciandosi per coetanei e convincendoli a inviare loro materiale pedopornografico. Foto e video che poi gli adescatori condividevano tra loro. E proprio la denuncia presentata dalla mamma della ragazzina ha fatto scattare l’inchiesta della Procura di Trento che ha individuato otto persone, tutte residenti nel sud Italia, del Napoletano, quali responsabili a vario titolo dei reati di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, e pornografia minorile, reati che sarebbero stati commessi tra 2022 e 2023. Anzi, si tratta di sei in tutto visto che due sono under 14 e quindi la loro posizione è stata archiviata in quanto non imputabili. Nei confronti di altri quattro adolescenti, sempre maschi, invece procede il tribunale per i minori mentre per due adulti di oltre vent’anni la pm Patrizia Foiera ha chiesto il processo. Ieri mattina l’udienza preliminare davanti al giudice Gianmarco Giua nella quale si è costituita parte civile la mamma della studentessa trentina, assistita dall’avvocato Stefano Giampietro.
«Mamma detective»
Mamma che si è improvvisata in qualche modo detective, scoprendo quanto stava avvenendo tra sua figlia e quello sconosciuto dall’altra parte dello schermo, arrivando ad inserirsi nelle chat e videochat con l’adulto di turno che si faceva credere un adolescente, subendo per questo anche delle minacce dagli sconosciuti. Eppure la mamma non si è lasciata intimorire. Anzi. Ha formalizzato denuncia: il via alle indagini degli inquirenti. Che hanno permesso di appurare anche come l’adolescente trentina non è l’unica ad essere finita vittima degli adescatori. Come lei anche altri cinque, sei ragazzini di altre parti d’Italia. Questo quanto emerso appunto all’esito degli accertamenti svolti dalla polizia postale che ha portato anche a sequestrare diverso materiale scottante, raccapricciante, a carico degli indagati, già imputati appunto nel caso dei due adulti, arrivati appunto all’udienza preliminare (ieri chiusasi con un rinvio). E a loro carico pesano accuse che potrebbero costare loro condanne pesanti.
Piattaforma chiusa
Gli adescatori a caccia di materiale sexy con protagonisti under 18 usavano Omegle per cercare le loro potenziali vittime. Una piattaforma di videochat lanciata negli Usa nel 2009 in cui gli utenti venivano fatti incontrare in maniera casuale, questa, per anni al centro di una lunga serie di polemiche, proprio per i casi di pedofilia o comunque molestie in cui è stata coinvolta. E non è un caso che il servizio sia stato chiuso in via definitiva nel novembre del 2023 dal suo fondatore dopo un’inchiesta sulla pedopornografia a Milano. Ora, la tredicenne si era iscritta proprio ad Omegle per conoscere nuove persone.
Circuita da presunto coetaneo
L’utente con cui aveva fatto amicizia in Rete e che si era spacciato per un adolescente della sua età o poco più grande in realtà era un uomo di 25 anni. Che ha saputo manipolarla per bene. Secondo l’accusa l’ha infatti indotta a inviargli dei suoi scatti osé, senza veli. «Spogliati per me e fatti le foto, poi mandamele». E l’adulto ha insistito ancora, forzando l’adolescente, riuscendo a convincerla a condividere anche un suo video. Ma si trattava di un filmato che non mostrava il corpo della ragazzina. E non si è andati oltre solo grazie all’intervento della mamma trentina che si è intromessa nella videochat scombinando i piani degli adulti senza scrupoli».