il forum de il T
sabato 9 Marzo, 2024
di Tommaso di Giannantonio
La transizione verde, l’innovazione digitale e la partecipazione. Tre dimensioni cruciali, che interrogano il presente e il futuro della città di Trento (e non solo). Tre deleghe, tutte in mano all’assessora comunale Giulia Casonato. Eletta tra le fila di Futura, ventisette anni da compiere, dallo scorso ottobre siede nella giunta del capoluogo. A pochi giorni dal vertice del G7 sull’intelligenza artificiale traccia il percorso di trasformazione digitale del Comune. A partire dalle questioni più pratiche: «Entro fine anno le persone avranno la possibilità di vedere online tutti i posti auto della città». A proposito di mobilità: «La gratuità del trasporto pubblico — dice — deve essere un obiettivo». Sui cambiamenti climatici «siamo pronti a intervenire con piantumazioni, ombreggi e nuove fontane per mitigare l’effetto isole di calore». Da ultimo Casonato ha mantenuto la delega alle politiche per la socialità notturna. E da «sindaca della notte» lancia un appello ad associazioni e locali: «Serve una maggiore offerta culturale nelle ore notturne», spiega al forum de il T.
Partiamo dalla crisi climatica. Come si sta attrezzando la città?
«La nostra bibbia è il Paesc, il Piano d’azione per l’energia sostenibile ed il clima, sia a livello di mitigazione che a livello di adattamento. A fine 2024 ci sarà un primo monitoraggio delle attività. A fine 2026, invece, ci sarà un monitoraggio quantitativo per calcolare la riduzione di emissioni di gas climalteranti. Il Piano può cambiare. Nei giorni scorsi insieme al Muse abbiamo lanciato le assemblee cittadine per il clima: non avranno carattere deliberativo, ma faremo tesoro delle sollecitazioni dei cittadini. Non sempre la città è capace di intercettare i soggetti vulnerabili. Le assemblee ci permettono di coinvolgere anche queste persone. E forse avremo anche una visione più chiara sulle isole di calore, intervenendo in maniera puntuale a livello di piantumazione, ombreggi e fontane. Un esempio è il progetto su Largo Pigarelli, dove, tra le altre cose, sono previste una nuova parte verde e una nuova fontana».
Quanta consapevolezza trova sui cambiamenti climatici?
«C’è un buon livello di consapevolezza, soprattutto tra i giovani: è uno stereotipo, ma è così. È molto sentita l’importanza di cambiare lo stile di vita. Forse abbiamo meno consapevolezza sull’importanza di cambiare il modo di consumare le risorse».
La transizione ecologica passa anche per una mobilità sostenibile. Sulle colonne di questo giornale abbiamo ospitato un’intervista al sindaco di Montpellier (il T del 16 gennaio): il Comune francese ha reso gratuiti i mezzi pubblici. Cosa ne pensa?
«Condivido questa logica. La soluzione sono i bus elettrici e non l’auto elettrica. Dobbiamo andare in questa direzione perché il cambiamento climatico si lega a una questione di giustizia climatica. Non possiamo pesare le misure sulle classi sociali più deboli. Dobbiamo potenziare il trasporto pubblico. La gratuità? Oggi non possiamo permettercelo, ma è un obiettivo a cui tendere».
Tra le sue deleghe quella sui rifiuti. Qual è la sua idea sul termovalorizzatore?
«Abbiamo bisogno di soluzioni diverse. L’impianto serve perché non riusciamo più a gestire i nostri rifiuti. Le tecnologie sono cambiate rispetto al passato. Sarebbe bello fare un ragionamento più ampio, slegato dalla provincia: se non si può verso nord, quanto meno verso sud. Questo non significa sminuire il concetto di raccolta differenziata, anzi dobbiamo fare di più per ridurre la produzione di rifiuti».
Occorre forse partire da una comunione d’intenti tra le società di raccolta dei rifiuti?
«Sicuramente la presenza di più gestori non facilita una riflessione armonica».
Cambiando argomento, la città si appresta a ospitare il G7 sull’intelligenza artificiale. Quali sono gli obiettivi di Trento «Smart city»?
«Da diversi anni ormai il Comune sta affrontando il tema dell’innovazione digitale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha dato una spinta in più. In questo momento stiamo lavorando alla migrazione al cloud e al potenziamento della sicurezza dell’infrastruttura digitale. Stiamo riprogettando anche i portali del Comune. Ad esempio quest’anno creeremo un nuovo sito comunale per semplificare l’interazione con i cittadini. Sul tema dell’intelligenza artificiale stiamo facendo alcune sperimentazioni, ad esempio a livello di scrittura dei codici. Per quanto riguarda la definizione di “Smart city” stiamo lavorando a un progetto sulla mobilità. Stiamo creando un nuovo digital hub dove raccogliere tutti i dati sulla mobilità, dal traffico su via Brennero agli orari degli autobus, fino ai posti auto».
I tempi?
«Entro quest’anno vorremmo riuscire ad avere una dashboard – una raccolta di informazioni online – sui parcheggi: le persone avranno contezza di tutti i posto auto».
Cosa significa per Trento ospitare il G7?
«Sono felice che si parli sempre di più dell’intelligenza artificiale. Dobbiamo creare una cultura digitale molto più forte, non solo per superare il gap formativo, ma soprattutto per avere una maggiore consapevolezza dei rischi. L’intelligenza artificiale ha delle caratteristiche in contrapposizione con i principi della pubblica amministrazione. Avremmo bisogno di nuovo diritto amministrativo capace di tutelare diritti rispetto all’intelligenza artificiale».
La tecnica e le tecnologie sono state uno dei terreni di scontro politico del Novecento, mentre oggi sembra che tutto sia dato per assodato. C’è forse una sottovalutazione delle implicazioni delle tecnologie?
«Ciò che genera preoccupazione è il trasferimento delle funzionalità umane verso la macchina. La grande sfida dell’Unione europea è quella di riuscire a stare al passo con i tempi, ma mantenendo centrale il tema del rispetto dei diritti. Io sono ottimista. Non me ne voglia Amato, ma sono felice che ci sia padre Paolo Benanti come presidente della commissione sull’intelligenza artificiale».
Come vede la città di Trento dal punto di vista sociale?
«La definirei una città in cui si sta generalmente bene, dove a volte diamo per scontati tanti servizi, penso al valore delle nostre aree verdi. È una città, però, in cui si sta bene in maniera diversa: se guardiamo ai redditi, è differente il modo di come si sta a Povo e come si sta a Gardolo. Così come è diverso come sta l’uomo e come sta la donna. Esistono ancora delle chiare differenze che non sempre riusciamo a raccontare. È una città in cui c’è un forte attivismo, ma che forse si sta slegando dalla dimensione della rappresentanza. Dovremmo riuscire a ricucire queste due dimensioni».
In che modo?
«La strategia è cambiata, si tende a rimanere fuori dalla logica della rappresentanza. Avremmo bisogno di una maggiore pressione della mia generazione sulla politica. Invece di dire “andiamo tutti a votare”, dovremmo dire “andiamo a prenderci i partiti”».
Come si rapporta il territorio con i cittadini stranieri o di seconda, terza generazione?
«Come trentini facciamo poca autocritica. Di fronte al dato oggettivo di persone con un background migratorio che riscontrano difficoltà ad avere una casa in affitto, si continua a dire che non è razzismo. A volte abbiamo questo tipo di discussioni in consiglio comunale. È necessario un cambiamento culturale. Il che richiede anche rovesciare quel razzismo buonista, quella forma di razzismo che dice che gli stranieri ci servono per svolgere i lavori più umili o per coprire la carenza di manodopera».
E il rapporto studenti universitari-città?
«In termini di presenze, la componente studentesca rappresenta una ricchezza. E visto che siamo anche Capitale europea del volontariato, forse dovremmo sfruttare di più il potenziale degli studenti durante le ore diurne. Per quanto riguarda la notte, credo che la vita notturna sia uno spazio prezioso per generare benessere economico, sociale e culturale. La dimensione culturale è quella su cui stiamo facendo un po’ fatica. Poter andare al cinema dopo le 23, ma anche fare sport dopo una certa ora, sarebbe importante. Serve un’alleanza pubblico-privato. Il pubblico può creare l’infrastruttura, come il bus notturno, ma poi il privato deve prendere iniziativa».
Quali saranno le azioni per la prossima stagione?
«Vogliamo mantenere il bus notturno, migliorare l’illuminazione pubblica e installare i bagni chimici. Sul fronte degli eventi supporteremo alcune iniziative».
La mappa acustica della città ha certificato l’area di Santa Maria Maddalena come la più rumorosa: quali saranno i provvedimenti?
«Stiamo ragionando sulla figura dello street tutor. E poi ci saranno ordinanze, a partire dal divieto di somministrazione di bevande alcoliche, ma anticipando l’orario».
L’area del fiume Adige può diventare un luogo di socialità?
«Sarebbe bello, ma è complicato. Ci sono problemi di sicurezza. Dopo l’interramento sì certo».