L'indagine
venerdì 23 Febbraio, 2024
di Ottilia Morandelli
Mobbing, stalking, bullismo, stress occupazionale: sono solo alcune delle forme di abuso che un dipendente su due ha subito sul luogo di lavoro. Un dato che emerge dall’indagine “Non è una battuta”, promossa dalla Cgil del Trentino, realizzata da Be.Wo Lab e dal Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento. Un’indagine condotta su un campione di 3.025 iscritti o ex iscritti al sindacato, di cui il 65,5% donna. Dallo studio, presentato ieri mattina al dipartimento di Sociologia, emerge che il 56,1% delle persone intervistate ha ricevuto almeno una volta commenti e battute offensive sul luogo di lavoro, l’1,1% è stata vittima di violenza sessuale. Il 40,9% è stata colpita da commenti sull’aspetto fisico e apprezzamenti indesiderati, il 35,9% ha subito attenzioni sessuali non richieste. Fra le forme di violenza rintracciate dal reportage emergono anche coercizione e ricatto (4%), molestie subdole, talvolta più difficili da identificare. Lo studio è iniziato nel 2021 per indagare quello che succede sui luoghi di lavoro, “spazi complessi” organizzati secondo divisioni gerarchiche e squilibri di potere, che nella loro dimensione relazionale spesso sfociano in episodi di prevaricazione e molestie. Un’indagine quantitativa, portata a termine attraverso la somministrazione di questionari, ma anche qualitativa, con interviste su un campione di 7 testimoni, 3 uomini e 4 donne, che ricoprono ruoli apicali nel sindacato Cgil. L’indagine si inserisce all’interno di un vuoto di ricerca a livello nazionale. In Italia infatti il fenomeno delle molestie non è stato ancora ampiamente indagato, si tratta di ricerche spesso non semplici, complicate dalla mancanza di consapevolezza rispetto a questi temi. Uno studio interessante, dal punto di vista comparativo, è l’indagine europea sulle condizioni di lavoro (EWCS) del 2021, dove il concetto di molestia viene analizzato secondo un’accezione soggettiva. Con 4.500 interviste (1.500 per ognuna delle tre aree dell’Euregio) l’inchiesta, condotta dall’Istituto Promozione Lavoratori dell’ Alto Adige (IPL) con la Camera del Lavoro del Tirolo e l’Agenzia del Lavoro di Trento, mostra che in Trentino le molestie appaiono meno diffuse rispetto ai territori limitrofi. Nella nostra provincia il 3% del campione nel 2021 ha subito maltrattamenti o minacce, in Alto Adige il 7%. Per quanto riguarda bullismo, violenza o molestie in Trentino, le percentuali sono dell’1% e in Alto Adige del 4%. “Ci sono tantissimi casi di persone che quando trovano il coraggio di denunciare poi non riescono più a ricollocarsi. In Trentino le vittime di violenza sono qualificate come soggetti fragili: nessuno le vuole perché teme problemi”, ha dichiarato un membro del sindacato nel corso dell’indagine. Una segnalazione che sottolinea le spesso complicate conseguenze a cui va incontro chi denuncia abusi e molestie. Lavoratrici, ma anche lavoratori, che devono fare i conti con “la perdita del posto di lavoro, lo stigma, l’indigenza” e che spesso per paura delle conseguenze “passano una vita in contesti di lavoro tossici”. Le persone intervistate hanno sottolineato la presenza di “retaggi patriarcali” all’interno dei posti di lavoro, comportamenti che si verificano anche con donne ai vertici: “Spesso abbiamo a che fare con contesti aziendali maschilisti capeggiati da donne. C’è ancora molto lavoro da fare insieme”. Le molestie sul posto di lavoro hanno un impatto molto forte sulla vita personale e sulla salute psicologica di chi le subisce, come stress, depressione e difficoltà a dormire. Un fenomeno che i dati confermano preoccupante e diffuso principalmente tra le donne. Se la battuta sessista colpisce indipendentemente dal genere di appartenenza, le donne sono maggiormente soggette a vere e proprie molestie di genere, come commenti sessuali, contatto fisico indesiderato e palpeggiamenti. Chi molesta è per l’86% uomo. Le donne giovani sono più esposte al rischio, la probabilità che questi episodi si verifichino aumenta in mancanza di un partner e al crescere del titolo di studio. Una donna su tre subisce comportamenti discriminatori da una persona di livello superiore. Le attenzioni sessuali indesiderate sul luogo di lavoro coinvolgono per la maggior parte persone italiane, mentre le lavoratrici e i lavoratori stranieri sono più spesso vittime di abusi di tipo coercitivo. “Le molestie sono capillarmente diffuse in tutti i settori, con picchi più elevati in ambienti di dimensioni maggiori e dove è più forte la presenza maschile. Nei servizi appaiono più ostili i settori dell’arte, dello sport, della comunicazione e dell’informazione” si legge nell’indagine. Alla luce di quanto emerge dai dati raccolti nel reportage “Non è una Battuta”, la lotta contro le discriminazioni sul luogo di lavoro deve passare attraverso una campagna di sensibilizzazione culturale, adottando una dimensione di genere in una “necessaria azione di sistema, per intervenire in tutti gli ambienti di lavoro, pubblici e privati, raggiungendo piccole e grandi aziende”.