Le indagini

mercoledì 19 Marzo, 2025

Morte del giornalista Andrea Purgatori, chiesto il processo per quattro medici

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L’accusa contestata è di omicidio colposo: udienza preliminare al via il prossimo 19 settembre

La Procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata da Piazzale Clodio è quella di omicidio colposo.
I pubblici ministeri avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani. Ora è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, con l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.
Andrea Purgatori morì il 19 luglio 2023 in ospedale a Roma. Sulle cause del decesso del noto giornalista, che era malato di tumore, si è molto dibattuto nel corso del tempo, tanto che è stata aperta un’inchiesta e il tribunale di Roma ha disposto una super perizia per stabilire cosa abbia portato al decesso del cronista.
Nell’avviso di conclusione delle indagini i pm di Roma avevano parlato di un referto «redatto con grave imperizia, negligenza e imprudenza, posto che diagnosticava senza margini di dubbio metastasizzazione cerebrale, in realtà mai verificatasi, e ometteva qualunque riferimento alla possibilità che le anomalie descritte fossero riferibili a lesioni di natura ischemica».
In riferimento a Laudani, i periti incaricati dalla Procura evidenziarono che «interpretò non correttamente i risultati dell’esame holter, giungendo alla conclusione che l’embolizzazione multiorgano fosse conseguenza di fibrillazione atriale. Inoltre non valutò adeguatamente il quadro clinico e gli effetti della terapia anticoagulante che aveva impostato. Si tratta di comportamenti che possiamo definire non adeguati sotto l’aspetto della perizia», si legge.
In merito al ricovero del luglio del 2023, i periti scrivono che Purgatori «viene dimesso apparentemente senza visionare i risultati di un prelievo effettuato il giorno 19, dove si rileva la severa anemia che avrebbe controindicato la dimissione. Una anemia dovuta alla catastrofica sequela di errori ed omissioni a partire, per questo aspetto, dalla errata diagnosi di fibrillazione atriale, con conseguente terapia anticoagulante rivelatasi potenzialmente fatale e di fatto controindicata nelle endocarditi, e con totale oscuramento del contesto clinico complessivo».
Secondo i periti, «un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi. La letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a 1 anno in misura dell’80% qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata».
Secondo le conclusioni della perizia, l’endocardite, che fu la causa del decesso di Purgatori, «avrebbe potuto essere individuata più tempestivamente, per lo meno all’inizio del ricovero dal 10 al 23 giugno del 2023, od ancora prima, nella seconda età di maggio 2023 qualora i neuroradiologi avessero correttamente valutato l’esito degli accertamenti svolti l’8 maggio».