La lettera
lunedì 18 Settembre, 2023
di Benedetta Centin
«Io e la mia famiglia non possiamo accettare una morte così orribile e cruenta. Un ragazzo esce di casa per una passeggiata e non fa più ritorno perché ucciso da un orso. È una vicenda surreale, chi ha sbagliato, causando questo disastro annunciato, se ne assumerà le proprie responsabilità e pagherà il suo prezzo davanti alla giustizia». Torna a urlare tutto il suo dolore, a invocare ancora una volta giustizia, attraverso una lettera inviata in esclusiva all’Ansa, Carlo Papi, il padre di Andrea, il ventiseienne ucciso il 5 aprile scorso dall’orsa Jj4 nei boschi sopra l’abitato di Caldes, paese in cui viveva.
Dito puntato e dimissioni
«Questo caso, unico in Italia e forse anche in Europa, mai accaduto da oltre un secolo, mai sarebbe dovuto accadere se solo si fosse usato un briciolo di coscienza e responsabilità — chiosa il genitore — I responsabilità di questa triste vicenda, senza alcuna coscienza, non si sono nemmeno rimossi dal loro incarico». La richiesta di Carlo Papi, a quasi sei mesi dalla tragedia, sono le immediate dimissioni del presidente della Provincia di Trento, dell’assessore alle foreste e del dirigente generale della Protezione civile, foreste e fauna. «Queste figure di alto profilo dirigenziale — punta il dito — hanno commesso degli errori imperdonabili per non aver allertato i cittadini del pericolo che incombeva sopra il nostro abitato con idonei cartelli di grave pericolo, interdicendo le strade forestali con apposite transenne di chiusura. Se ciò fosse avvenuto, mio figlio oggi sarebbe ancora vivo». Carlo Papi ne è convinto: «La politica istituzionale cerca di addossare tutte le responsabilità all’orsa, per potersi scrollare di dosso quelle grosse colpe che ha da tempo sulla coscienza». Per il papà del ragazzo ucciso dall’orsa, reclusa al Casteller, «le altre cause della disgrazia sono da attribuire al Parco naturale Adamello-Brenta, che, attraverso il cofinanziamento dell’Unione europea, ha voluto fortemente dare vita a questo folle progetto di reintroduzione dell’orso, aiutati e coadiuvati dal Ministero dell’ambiente assieme alla Provincia di Trento — continua — Nella lettera di fattibilità, del progetto del Parco Adamello-Brenta, era scritto che ci potevano essere feriti e anche dei morti».
«Stato inerte, non ha saputo agire»
E, ancora, il genitore non vuole che la morte del suo amato primogenito Andrea non abbia responsabili.
Di qui l’appello: «Ora, con questa ignobile tragedia, devastati e trascinati in un baratro infinito, senza alcun ritorno, invochiamo la magistratura a dare una vera e concreta prova di giustizia per Andrea, per i familiari e per tutti i cittadini — le parole conclusive di Carlo Papi — Questa disgrazia non potrà e tantomeno dovrà diventare la solita storia ormai vista e rivista, mai conclusa, insabbiata senza colpevoli. Andrea è morto puro e innocente, senza colpa alcuna, vittima di uno Stato inerte che non ha saputo agire».
L'intervista
di Benedetta Centin
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