Cronaca
giovedì 27 Ottobre, 2022
di Redazione
Era il 5 giugno 1975 quando, davanti cascina Spiotta nel comune di Melazzo in provincia di Alessandria arrivò una pattuglia di quattro carabinieri. In quell’edificio si nascondevano Margherita «Mara» Cagol e un altro brigatista assieme all’industriale Vittorio Vallarino Gancia che era stato sequestrato a scopo di riscatto.
Nel conflitto a fuoco che ne seguì morirono sia la brigatista trentina sia l’appuntato dei carabinieri Giovanni d’Alfonso.
L’altro appartenente alle brigate rosse riuscì invece a dileguarsi e la sua identità è sempre rimasta ignota.
A 47 anni di distanza però potrebbe esserci una svolta nel caso: a Milano infatti sono stati interrogati alcuni ex appartenenti alle Brigate Rosse. Sono i carabinieri del Ris di Parma a portare avanti degli accertamenti che ora potrebbero dare un nome a chi partecipò al primo sequestro di persona organizzato dalle BR per finanziare il loro operato. Gli interrogatori sono state preceduti da una serie di accertamenti scientifici a cui sono stati sottoposti i reperti della sparatoria che erano stati conservati. Nel corso degli anni si sono fatte varie ipotesi sulla identità del brigatista che riuscì a fuggire. A far riaprire le indagini è stato un esposto, presentato tramite il suo avvocato, da Bruno d’Alfonso, anche lui carabiniere, figlio dell’appuntato morto nella sparatoria del 5 giugno 1975.