Il lutto
lunedì 27 Gennaio, 2025
di Angelo Zambotti
Sara Piffer sabato è tornata nella sua Palù di Giovo. Lei, che quando leggeva sui giornali «la ciclista cembrana» quasi si arrabbiava, perché voleva essere definita «paludera», legata con orgoglio a quel campanile che si scorge anche dal giardino di casa. Se tutto fosse andato nella maniera giusta, se l’utente debole della strada non fosse in costante pericolo quando ha a che fare con i mezzi a motore (o meglio, con chi è al volante degli stessi), la 19enne sarebbe tornata a casa venerdì, in sella alla sua bicicletta, magari sprintando al Passo Croce per aggiudicarsi davanti al fratello Christian il «gran premio della montagna» che precede Palù salendo dalla Piana. Così non è andata, la vita di Sara si è fermata sulla strada secondaria che collega Mezzocorona e Mezzolombardo, un’arteria dove l’imprudente (sì, usiamo un eufemismo) decisione di un’automobilista le è stata fatale: durante la manovra di sorpasso, Christian è stato sfiorato dall’auto, per Sara invece non c’è stato nulla da fare.
L’inchiesta per omicidio
Il nome dell’automobilista che ha travolto Sara Piffer, un pensionato classe 1954 di Mezzocorona, ex falegname, nel frattempo è stato iscritto sul registro degli indagati dal pubblico ministero di turno, Davide Ognibene, che ha aperto un’inchiesta e gli contesta l’omicidio stradale. L’uomo è risultato negativo all’alcoltest a cui è stato sottoposto poco dopo l’incidente, come previsto in questi casi. Stando ai primi accertamenti della polizia locale non procedeva a velocità elevata, circa 60 all’ora. A quanto avrebbe riferito, aveva sì visto i due ciclisti, ma sarebbe stato convinto di riuscire a evitarli. L’auto rimane sotto sequestro, così come la bici della vittima. Sul corpo della giovane non è stato necessario eseguire l’autopsia e sabato è stato rilasciato il nullaosta per celebrare i funerali.
Oggi il funerale
Sabato Sara Piffer è stata portata dalla camera mortuaria di Mezzolombardo alla sua abitazione. Nella camera ardente, le divise delle società ciclistiche in cui ha militato, con la passione di una vita che non l’abbandonerà nemmeno nell’ultimo viaggio, che sarà affrontato oggi dalle 15 nella chiesa parrocchiale di Palù con addosso una maglia speciale: quella della vittoria di Corridonia dello scorso 12 maggio, quel successo dedicato a Matteo Lorenzi, junior della Montecorona di Palù e compagno di squadra del fratello Loris, che morì appena tre giorni prima. Un maledetto destino ha poi unito ulteriormente i due ragazzi.
L’abbraccio collettivo
Da venerdì sera, l’abitazione di via di San Michele è un continuo viavai di amici, paesani (Gibo Simoni è stato tra i primi a bussare alla porta), ex compagni di scuola, i rappresentanti della Federciclismo trentina, atleti e tecnici che hanno condiviso con lei allenamenti, gare, ritiri in sella. Il sindaco di Giovo Vittorio Stonfer, da parte sua, ha portato la vicinanza di una comunità incredula. Impossibile contare i pensieri, i mazzi di fiori giunti anche da centinaia di chilometri di distanza, gli abbracci a mamma Marianna, a papà Lorenzo, ai fratelli Gabriele, Christian e Loris, i ricordi snocciolati con la voce rotta e gli occhi gonfi. «Quant passerà per el prossimo? Perché qua no cambia nient…», si sente dire dal gruppetto degli appassionati di ciclismo. Un incubo già vissuto troppe volte, dal quale tutti vorrebbero svegliarsi, ma non sarà così.
Il presidente e il ministro
Il presidente della Federciclismo nazionale, Cordiano Dagnoni, sabato ha telefonato a papà Lorenzo, sia per esprimergli il cordoglio del mondo delle due ruote, sia per una promessa: «Mi sono già fatto sentire dal ministro, questa strage deve finire». Non si è fatta attendere la presa di posizione di Andrea Abodi, ministro per lo sport e per i giovani. «Il nuovo codice della strada – ha dichiarato Abodi – prevede rinnovati elementi di tutela anche per chi va in bicicletta, ma evidentemente le sole norme non bastano e questo deve esser chiaro, senza possibilità di equivoco, perché certe tragedie si consumano per i comportamenti delle persone che le regole non le rispettano. Mi impegno a fare immediate riflessioni con il collega e vice premier Salvini, insieme al collega Piantedosi, anche ascoltando la famiglia di Sara e la Federciclismo. La necessaria sicurezza di chi va in bicicletta rappresenta per il Governo motivo d’impegno e preoccupazione in ogni contesto, compreso quello agonistico nel quale restano nella memoria le tragedie di alcuni atleti, dalle quali non sempre sono emerse in modo trasparente, tempestivo ed efficace le responsabilità. Mi impegno a dare ulteriori contributi, per individuare ogni possibile iniziativa che rafforzi sempre più efficacemente i presidi rispetto al problema della sicurezza stradale per i ciclisti, nell’ambito del tema della sicurezza per tutti». Sarà la volta buona? L’impressione è che Abodi dovrà coinvolgere anche Giuseppe Valditara, ministro dell’istruzione e del merito: molto passa dalla formazione e dalla cultura.