il lutto
martedì 19 Novembre, 2024
di Leonardo Omezzolli
Per molti è stato un fulmine a ciel sereno, e quando la notizia della morte di Enrico Tavernini ha cominciato a diffondersi in tutto l’Alto Garda e poi nel resto del Trentino (e oltre… ndr), il cuore culturale della provincia ha fatto un profondo sussulto. La vita di Tavernini si è fermata davanti all’insormontabile scoglio di una brutta malattia, che ha saputo contrastare con fermezza e con quell’inconfondibile leggerezza che lo ha contraddistinto in ogni aspetto della sua istrionica vita.
Tavernini è stato una figura unica e irripetibile che ha saputo seminare emozioni vivide in tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui. I suoi cappelli, i suoi occhiali, il suo inseparabile pizzetto. L’immagine dell’uomo immerso nelle atmosfere teatrali e artistiche che sapeva penetrare l’io di chi gli era vicino creando legami di empatia che hanno travalicato le storie dei singoli e che si sono fatte narrazione di vita: quella di Enrico Tavernini. «L’ho conosciuto fin da piccolino – ha raccontato l’amica e presidente della Notte di Fiaba Barbara Angelini -, e non saprei dire quando il teatro sia diventata per lui una passione profonda, ma posso affermare che la sua è stata una persona da sempre estremamente viva, attiva, vivace. Una figura istrionica che ha dimostrato un estro artistico fin da giovanissimo. Lui sapeva proporre per la Notte di Fiaba dei lavori unici – spiega Angelini – lavorati con perfetta maestria su quello che era il tema dell’anno».
Rivano Doc, classe 1967, originario del «Pep» nella zona della piscina comunale, Tavernini aveva presto lasciato i lidi altogardesani per studiare il teatro, per poi farne ritorno divulgando a partire dai giovani quell’energia attoriale che lo animava costantemente. Giovani con i quali Tavernini ha saputo relazionarsi a partire da quel suo laboratorio teatrale che strenuamente ha continuato a portare avanti negli anni con gli studenti del Liceo Maffei. Laboratori che hanno appassionato e formato decine di figure che oggi vivono e lavorano nel mondo dell’arte teatrale o in campo artistico. «Quello che Enrico ha fatto per me – racconta Riccardo Tabilio, attuale direttore artistico del Cantiere 26 oltre che autore e regista teatrale – è avermi permesso di immaginare una vita nell’arte. Le nostre strade si sono incrociate in un suo laboratorio teatrale al Maffei, un corso che ha tenuto come un personale vessillo fino all’ultimo. Poi le nostre strade si sono divise e ci siamo ritrovati per confrontarci sugli spettacoli locali, per portare un mio spettacolo in “Apparizioni” per sapere cosa succedeva nella sua “Compagnia delle Nuvole”. Lui era leggerissimo – ricorda Tabilio -, aveva una sua cifra da personaggio, con una voce alta, un umorismo dell’assurdo finissimo delicato e soprendente. Lui era il personaggio che racchiudeva la sua grande e infinita persona. Ricordo – continua Tabilio – la magia della sua cifra artistica già in quel laboratorio teatrale del liceo, sgangherato, per parte nostra, e geniale, per parte sua. Mettemmo in scena un Macbeth che lui decise di dividere in tre figure, in tre drughi di kubrickiana memoria» Tavernini lascia quattro fratelli e la compagna Veronica Pernici oltre che un ricco e corposo «pubblico» di amici. Il lutto ha colpito anche la sindaca di Riva Cristina Santi vista la collaborazione assidua di Tavernini con il Comune e con la biblioteca di Riva. «Era una delle persone più vive e piene di energia che conosco – scrive Santi -. Con la Compagnia delle Nuvole ha fatto davvero tanto per tutti noi, e con “Apparizioni” ci ha portato a conoscere molte compagnie e attori interessanti. Ci lascia davvero un grande vuoto».
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