Mori, la cerimonia
domenica 15 Gennaio, 2023
di Redazione
In tanti hanno voluto lasciare un messaggio personale, sabato pomeriggio nella chiesa di Mori, ai funerali di Alessandro Dacroce, il giovane padre di 37 anni morto nello schianto della sua auto contro un Tir mentre tornava da una giornata di lavoro nel veronese. Il giovane, originario di Castellano ma da tempo residente a Marco con la compagna e il figlio di pochi anni, ha lasciato un vuoto enorme nelle vite dei famigliari più stretti e degli amici che hanno voluto esternare ieri, al termine delle esequie, il loro dolore e ricordo di un giovane uomo che ha saputo farsi genuinamente amare da tante persone.
In una chiesa di Mori affollata di persone è il messaggio dei genitori, in prima fila accanto al feretro ricoperto di fiori bianchi di quel figlio morto con tanti sogni ancora da realizzare, il primo ad essere letto: «Immenso il tuo carattere dolce, schietto, a volte permalosetto ma noi ti amiamo così. Immenso l’amore per Alessandra e il tuo bambino. Immenso il dolore della tua scomparsa improvvisa. Immenso il dono che ci hai lasciato con il tuo bimbo». Gli amici d’infanzia ne hanno ricordato l’allegria e la spensieratezza con la promessa di non lasciar sbiadire il suo ricordo: «Siamo convinti – hanno detto – che le persone che amiamo non se ne vanno ma camminano, invisibili, al nostro fianco».
La cerimonia di addio all’informatico di Marco è stata sobria ma carica di emozione, anche il parroco ha condiviso il dolore per una morte improvvisa nel fiore degli anni. «A 37 anni si dovrebbe sognare in grande, non lasciare questo mondo. Ma Alessandro è vivo, chi è venuto a cercare un morto ha sbagliato indirizzo perché è nella vita eterna. Certo, non è vivo come lo vorremmo noi, ma risiede in paradiso, nel posto più bello dei nostri cuori. Se usciti da qui non lascerete andare il suo ricordo, vivrà in eterno». È al pensiero di S.Agostino che il sacerdote ha affidato quelle risposte che si cercano quando la vita ci mette davanti a tante domande e altrettanti dubbi: «La vita a volte lascia la bocca amara – ha detto dal pulpito il sacerdote – delude perché toglie all’improvviso i sogni che ognuno porta nel cuore. Ti spezza perché ti taglia le gambe nei momenti più inattesi. È un dolore incolmabile attendere un proprio caro a casa e ricevere la telefonata che non tornerà più. Ma più alzo gli occhi al cielo e butto fuori il dolore, più una mano mi tocca il cuore: se Gesù non ci ha spiegato la sofferenza e il dolore ma li ha portati sulla croce è perché non ci sono parole per spiegarle. Non ci sono parole che consolano, solo il bisogno di stare accanto a chi soffre e quell’amore sconfigge la morte, quell’amore che Alessandro provava per la sua famiglia sconfigge la morte con i tanti abbracci ricevuti dalla comunità all’indomani della sua scomparsa. Anche S. Agostino non aveva parole o risposte di fronte alla morte ma nelle “Confessioni” scrive un passaggio bellissimo quando dice “Non ti chiedo Signore perché me l’hai tolto, ma ti ringrazio perché me l’hai fatto incontrare e abbiamo camminato insieme». È con questo sentimento di gratitudine per averlo conosciuto che i tanti accorsi ad esprimere condoglianze e vicinanza alla famiglia del giovane l’hanno salutato per l’ultima volta.
Il feretro di Alessandro Dacroce è stato vegliato sul sagrato per l’ultimo addio, le sue spoglie saranno cremate.
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