il ricordo
giovedì 28 Marzo, 2024
«Soddisfazione e orgoglio. Ecco cosa provo quando vedo i nostri prodotti lasciare la nostra falegnameria». Pizzetto folto da montanaro, una canottiera, nei mesi caldi, come unica divisa: questo era Zeffiro Bosetti. Un artigiano bravo, conscio delle sue capacità. «Uno dei migliori del Trentino», assicura chi lo conosce. Quella frase, quella in cui rivendica «soddisfazione e orgoglio», campeggia sul sito e nei social della Falegnameria Brenta, la sua «creatura» fondata assieme al fratello Lucio. E, dopo il pensionamento del fratello, di pochi anni più «grande», era diventato proprio lui il decano dell’azienda, a trazione familiare ma conosciuta in tutte le Giudicarie e nei comuni della Paganella, Molveno, Andalo, dove i suoi arredi, tutti con un inconfondibile impronta moderna e minimalista, erano richiesti, in particolare da attività ricettive come alberghi e bed & breakfast. Mobili e rifiniture in cui il vero protagonista era il legname, sempre di pregio. Una realtà innovativa, per molti versi, la falegnameria Brenta di Dorsino. Fondata nel 1982 in un garage a San Lorenzo, diventando grande è traslocata in un capannone nel paese contiguo. Anche in questo caso, Zeffiro ha voluto investire nel futuro, rispettando l’ambiente del territorio che amava. Il capannone è stato tra i primo a diventare un esempio di «economia circolare»: è completamente riscaldato dagli scarti del legno prodotti durante il lavoro, con un consumo zero di risorse extra. Tra i progetti, inoltre, c’è quello di installare un impianto fotovoltaico. Una sfida, quella di un’azienda «green e autosufficiente» che Zeffiro aveva sposato in pieno. Bosetti era legatissimo al territorio delle Giudicarie. «Era innamorato di San Lorenzo, del Banale, delle nostre montagne — ricorda la sindaca di San Lorenzo Dorsino, Ilaria Rigotti — così come amava il suo lavoro. Era uno di quegli artigiani per cui non esisteva né il sabato né la domenica. C’erano i lavori da finire, i clienti da accontentare e c’è da dire che tutti erano soddisfatti». Anche quel furgone, Zeffiro Bosetti se l’era comprato per avere un aiuto in più nell’attività lavorativa. Lo utilizzava anche per la sua seconda passione, la montagna. Aveva, infatti, una «casa da mont» ai piedi delle Dolomiti di Brenta e utilizzava il mezzo per trasportare il materiale necessario a mantenerla.
A piangere l’artigiano di 59 anni, dunque, c’è un’intera comunità e una famiglia molto unita, che stava preparando il passaggio dell’azienda alla generazione successiva, impegnando il figlio di Lucio, Mirco e altri giovani del posto. È stato il parroco, don Luigi Sottovia, ieri sera, ad avere il difficile compito di parlare con la moglie Marisa e le figlie Valentina e Karen. «Tutti conoscevano Zeffiro — la sua testimonianza — si tratta di un lutto che coinvolge tante persone. In molti mi hanno già chiesto per i funerali, ma durante il triduo non si celebrano. Si terranno la prossima settimana».