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martedì 7 Marzo, 2023

Mussolini apprezza il carcere di Trento. Liti con Battisti e gusti penitenziari

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Nella città asburgica il futuro Duce, a 26 anni, si dedicò a progettare le sue opere storico-letterarie

Chissà che cosa direbbe oggi, il giornalista-politico Flaminio Piccoli, ragazzo del 1915 nato nel Tirolo austriaco da immigrati trentini, del «suo» Adige comprato da un editore-politico sudtirolese quasi monopolista in regione, un re dei giornali che ora chiede 150mila euro per «stalking giornalistico» alla libera cooperativa di indipendente informazione Salto.bz?

E, a proposito di manganellate. Il giornalista socialista Piero Agostini, futuro successore di Piccoli all’Adige, nel libro Trentino di Faganello (1982), sotto il titolo Edipo in patria, scrive ironico: «Di Trento e dei trentini a Benito Mussolini non piacque nulla tranne le pubblicazioni della ProCultura e le carceri di Trento e Rovereto che trovava, per esperienza diretta delle une e delle altre, senz’altro migliori di quelle italiane». Benito Mussolini era arrivato a Trento a febbraio 1909, come segretario della Camera del Lavoro. Aveva 26 anni e già un certo curriculum come giornalista socialista: Avvenire del lavoratore di Losanna, La Lima di Oneglia, Pagine Libere, Pensiero romagnolo. Conferenziere tempestoso nella natia Romagna e fra Losanna, Ginevra, Coira, Friburgo e Lugano, nella Trento asburgica il futuro Duce, più che fare il sindacalista, si dedicò a progettare le sue opere storico-letterarie, una addirittura sul grande riformatore boemo Jan Hus, predicatore del Vangelo dei poveri, bruciato sul rogo – ad maiorem Dei gloriam – a Costanza nel 1415: Giovanni Huss il veridico. Le altre tre di sfondo tridentin-asburgico: Rodolfo d’Austria, Il Trentino veduto da un socialista e il romanzo d’appendice Claudia Particella l’amante del Cardinale (Emanuele Madruzzo, XVII secolo), storia erotico-ecclesiastica fra Buonconsiglio e Toblino. Claudia aveva, secondo il romanziere romagnolo, «occhi che sapevano la malia delle velenose passioni». Vent’anni dopo la ruggente stagione di Trento, Sua Eccellenza il capo del governo Mussolini firmò i Patti Lateranensi con Sua Eminenza il segretario di Stato vaticano Pietro Gasparri, un altro cardinale.