l'intervista
domenica 9 Giugno, 2024
di Lorenzo Fabiano
La Festa del Papà sarebbe stata lo scorso 19 marzo. Diciamo che per Giuliano Battocletti è stata sabato sera sotto il cielo di Roma dove sua figlia Nadia ha messo a segno un capolavoro vincendo la medaglia d’oro sui 5000 metri a campionati europei con tanto di nuovo record italiano (14’35’’29). L’abbraccio a bordo pista tra padre figlia è un magic moment che ha commosso un po’ tutti: «In quell’abbraccio c’è tutta la nostra storia, c’è tanta emozione. Sebbene ci sia chi non apprezza le figure dei genitori-allenatori, noi ci troviamo molto bene», sottolinea Giuliano Battocletti.
Giuliano, dormito bene…?
«Ma sì dai, le mie solite quattro ore a notte. Non è che non ho dormito per l’emozione. Sapevamo cosa Nadia avrebbe potuto fare, sebbene nell’ultimo periodo abbia avuto qualche problema per la postura del bacino. Problema che abbiamo risolto grazie a Gianluca Carretta (l’osteopata dei grandi campioni del ciclismo, ndr). Lui è stato decisivo e lo voglio ringraziare per questo, insieme a tutti gli altri componenti dello staff, massaggiatori e la mental coach Elisabetta Borgia, perché mica ci sono solo io».
Nadia ha messo la freccia negli ultimi 100 metri. Ha seguito il suo consiglio.
«Le ho detto “stai tranquilla, vedrai che farai il colpaccio. Scatta agli ultimi 100 metri e vai”. Era la più veloce. Mi aspettavo venisse attaccata di più, e non solo dalla norvegese Grøvdal che è stata bravissima a dettare il ritmo da sola. Io credo che Nadia abbia in questo momento margine per abbassare il tempo di 10-15 secondi».
È stata perfetta.
«In certi frangenti è molto fredda, sta lì e controlla la situazione. Mi aspettavo qualcosa di più dall’olandese Hassan, ma lei è una che non tira mai un metro. Avesse dato un cambio alla Grøvdal il podio lo avrebbe fatto, e invece è rimasta fuori. Per carità ognuno è libero di correre come vuole, ma…».
La miglior risposta alla delusione del mondiale di Budapest di un anno fa?
«Ai mondiali di Budapest Nadia ha pagato lo sforzo in qualificazione. Sifan Hassan è molto forte e intelligente: in batteria impose una gara dura per rendere difficile il recupero delle sue avversarie. Fosse capitata nell’altra batteria, corsa in 15 minuti, Nadia non sarebbe arrivata in finale sulle gambe. Abbiamo imparato qualcosa anche da quell’esperienza. Si lavora ormai sulle piccole cose e bisogna essere aggiornati; se non lo è l’atleta, deve esserlo chi la segue».
Prossima tappa i cinque cerchi a Parigi. Cosa possiamo aspettarci?
«Una mezzofondista in Europa matura a 28 anni, Nadia ne ha 24, è giovane e può crescere ancora. Non mettiamole pressione, però. Parigi è importante per confermare quanto di buono ha fatto, ma la sua Olimpiade sarà tra quattro anni a Los Angeles: a Parigi andrà per correre il più forte possibile, e si vedrà. Tutta esperienza per Los Angeles».
Nadia farà anche i 10000 metri: i 1500 li avete accantonati?
«Li abbiamo per il momento sospesi, perché a causa del maltempo Nadia non si è potuta allenare adeguatamente. Li abbiamo messi in stand by, ma ne vedremo delle belle anche lì».
Lei e sua moglie avete un passato nell’atletica: quanto avete inciso nelle scelte di Nadia?
«Se non avessi una figlia che corre, non farei parte di un ambiente che non mi piace molto. Di gente seria, ne vedo poca in giro. Nadia non l’abbiamo mai forzata, l’atletica è stata una sua scelta. Detto questo, non l’avessimo seguita, non sarebbe arrivata a questi livelli. Perciò prima di sparare a zero sui genitori-allenatori bisognerebbe essere più cauti e avere più rispetto».
Come si destreggia quindi nel doppio ruolo di padre e genitore?
«Sono due ruoli diversi. Da genitore, conosco però molto bene mia figlia, e questo è un grande vantaggio che altri tecnici non possono avere».
Mi dicono che Nadia è una studentessa molto motivata e determinata.
«A causa dello studio non si allena ancora come una professionista. Uno dei suoi obiettivi primari è laurearsi: noi siamo molto contenti di questo. La sua vera maturità di atleta la vedremo tra un paio di anni quando avrà terminato gli studi. Io non so se tra quindici anni farà l’architetto, si vedrà, ma magari vorrà farsi una famiglia, si vedrà. Deciderà lei».
Giuliano, una notte romana da incorniciare.
«Sì. Peccato per certi commenti che ho letto sui social. Nadia non li legge, ma io sì. Idiozie razziste di gente ignorante che spara scemenze per il fatto che mia moglie viene dal Marocco. Forse è proprio la componente africana a far correre più forte Nadia. Io ne vado orgoglioso. Sono un trentino, ma non vivo nei boschi e ho una mentalità aperta. Viviamo in una società multirazziale: eppure, c’è ancora gente ottusa che non ha capito come va il mondo».
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