Sos abitazione
domenica 18 Giugno, 2023
di Gianluca Ricci
«Molte persone sono obbligate a lasciare le nostre comunità di Nago-Torbole perché non trovano casa. Si chiede ai cristiani che sono nella possibilità di valutare di mettere un appartamento non a locazione turistica ma residenziale». Inizia così l’appello che il parroco di Nago-Torbole, don Vincenzo Lupoli, ha fatto pubblicare ieri sul bollettino parrocchiale. Se i valori economici sembrano essere quelli che regolano l’esistenza di molti parrocchiani che hanno la fortuna di possedere più di un’abitazione, don Vincenzo ha deciso di appellarsi alla loro coscienza, nella speranza che qualcuno venga toccato dalle sue parole e decida di mettere a disposizione un appartamento a quanti ne stanno cercando uno per poter continuare a vivere sul territorio. Uomini e donne con lavori fissi, stipendi regolari, in grado di sostenere le spese. Il problema è che quegli appartamenti che finiscono sul mercato degli affitti vengono destinati ai turisti che soggiornano sul Garda.
«Una questione economica – ha commentato il sindaco di Nago-Torbole Gianni Morandi – ma non solo. Non credo che se trasformassimo in residenziali gli affitti turistici, avremmo in dotazione tutte le abitazioni. Oltre alla remunerazione, a pesare è la mancanza di garanzie per chi dà in affitto la sua casa, visto che le leggi vigenti non facilitano il recupero del bene in caso di morosità. E la gente preferisce evitare problemi, affittando ai turisti, che pagano tanto e subito e non creano problemi una volta scaduto il contratto». Tuttavia di questo passo la comunità rischia di snaturarsi. E don Vincenzo lo ha scritto a chiare lettere nel suo appello: «Lo spopolamento – che deve preoccupare tutte le istituzioni – mette in crisi molti servizi, in primis la scuola sia dell’infanzia che primaria. Il rischio è quello di diventare paesi fantasma! È meglio che i figli crescano con qualche soldo in meno ma qualche amico in più, piuttosto che con tanti soldi ma soli». D’altronde è una faccenda dannatamente semplice: meno residenti, meno servizi. E se le case vengono abitate solo da chi ci resta pochi giorni, il tessuto sociale non può che strapparsi, con conseguenze imprevedibili.
«A rivolgersi alla parrocchia e alla Caritas – ha raccontato don Vincenzo – sono in tantissimi, ma noi non abbiamo nessuno strumento. Così abbiamo provato a smuovere le coscienze di chi, magari, ha dieci appartamenti e uno potrebbe affittarlo a residenti. E non stiamo parlando di indigenti: ci sono famiglie con due stipendi che, una volta sfrattate, non sanno più a che santo votarsi e sono costrette ad andarsene altrove. È una normalità che viene meno. So benissimo che questo appello può suonare velleitario, ma qualcosa andava fatto, perché anche chi tace, alla fine, è connivente». È questo il senso dell’appello ai parrocchiani, che rischiano di vedersi sgretolare sotto gli occhi i pilastri della loro società. Una soluzione, a dire il vero, ci sarebbe stata: «Se Itea – ha detto il sindaco Morandi – avesse rispettato i programmi elaborati qualche anno fa, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Ventidue appartamenti erano previsti in via Strada Granda e altrettanti, se non di più, negli edifici che ospitavano le scuole e che erano passati sotto il loro controllo. Ma le risorse per portare a termine il progetto non sono mai state trovate e ora ci troviamo impantanati. Rischi spopolamento comunque non ce ne sono – ha precisato il sindaco – perché chi se ne va viene rimpiazzato da chi viene e riesce ad acquistare, soprattutto a Torbole, a caro prezzo. Che però sia necessario organizzare un tavolo di lavoro sul problema è indubbio: i comuni devono sottostare alla normativa provinciale e a quella si dovrebbe mettere mano dopo aver ascoltato gli esperti, perché il problema è complesso e articolato. Tuttavia mi chiedo: come mai a Nago molte delle lottizzazioni previste dal prg di vent’anni fa non sono state realizzate? Se c’è davvero tutta questa fame di appartamenti, perché non è stato edificato ogni metro cubo disponibile?».
Fatto sta che quelli che ci sono continuano ad essere affittati ai turisti: «L’evoluzione del turismo senza un adeguato controllo ha portato a questo – ha argomentato il presidente dell’Apt Garda Trentino Silvio Rigatti – e bene ha fatto don Vincenzo a denunciare il problema. Si tratta dell’ennesima conferma di una situazione giunta ormai al limite. Servono regole chiare e strette, altrimenti andremo a snaturare due settori chiave per la vivibilità nel nostro territorio, quello residenziale e quello turistico. A breve si svolgeranno le elezioni, dunque inutile sperare che qualcuno osi affrontare la questione. Speriamo però che dopo si inizi a lavorare per far sì che appelli come quello lanciato da don Vincenzo non siano più necessari».
opere
di Redazione
Pronti a partire i lavori a fianco delle gallerie delle Limniadi e a quello dei Titani. Il presidente Fugatti: «Massimo impegno sulla sicurezza. Accolte le modifiche progettuali per migliorare la compatibilità con il paesaggio»