La guerra
domenica 29 Settembre, 2024
di Redazione
Era attesa ma ieri è arrivata a quasi 24 ore di distanza la conferma da parte di Hezbollah dell’uccisione del suo leader Hassan Nasrallah in un attacco aereo israeliano lanciato venerdì nel quartiere Dahieh nel sud di Beirut, cuore del partito sciita libanese. «Il maestro della resistenza si è mosso al fianco del suo Signore come un grande martire», ha fatto sapere il gruppo libanese tramite la propria emittente di rappresentanza al-Manar.
L’assassinio di Nasrallah, guida di Hezbollah dal 1992, non fermerà i combattimenti «a sostegno di Gaza e della Palestina e in difesa del Libano», ha assicurato il gruppo, che ha raccolto messaggi di condoglianze e di supporto dagli Houthi. I ribelli dello Yemen, per esprimere il loro sostegno, hanno lanciato un razzo, poi intercettato, verso Israele, facendo scattare l’allarme aereo anche a Tel Aviv poco dopo il rientro in anticipo dagli Stati Uniti del premier israeliano Benjamin Netanyahu.
«Nasrallah è stato uno dei più grandi nemici di Israele di tutti i tempi. La sua eliminazione rende il mondo un posto più sicuro», è stato l’annuncio del portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari, che ha voluto sottolineare la precisione del bombardamento deciso in tempi stretti per sfruttare una «breve finestra di opportunità» prima che il leader libanese sparisse dai radar. Il timore di Tel Aviv ora è che da Hezbollah arrivi una pesante vendetta. «Ci aspettano giorni difficili», ha aggiunto Hagari, avvertendo la popolazione dell’entrata in vigore di un divieto di assembramenti superiori a 1.000 persone in diverse zone del Paese.
«È stato l’assassino di migliaia di israeliani e cittadini stranieri», ha detto in un video il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. «Era una minaccia immediata per la vita di migliaia di israeliani e di altri cittadini», ha aggiunto Gallant che poi si è rivolto a nemici e partner, «ai nostri nemici dico: siamo forti e determinati. Ai nostri partner vorrei dire: la nostra guerra è la vostra guerra e al popolo libanese dico che la nostra guerra non è con voi. È tempo di cambiare».
Nonostante il successo dell’operazione, l’Idf ha precisato che la sua offensiva non è finita con la morte di Nasrallah. Parole a cui poco dopo è seguito un nuovo attacco aereo mirato sempre sul quartiere Dahieh che ha preso di mira e ucciso un comandante di alto rango della divisione di intelligence di Hezbollah, Hassan Khalil Yassin. Nel frattempo è salito a 1.030 il numero dei morti in tutto il Paese dall’inizio dell’estesa operazione militare aerea dello Stato ebraico, mentre sono oltre 211mila gli sfollati e 50mila coloro che sono fuggiti in Siria.
L’Iran, tra i più fedeli alleati di Hezbollah, sarebbe pronto, secondo quanto rivelato da un alto funzionario israeliano alla Nbc, a inviare le proprie truppe in Libano nei prossimi giorni. Teheran non ha dato conferme in merito ma l’ayatollah Mohammad Hassan Akhtari non ha escluso questa possibilità, ricordando quando fu presa una decisione simile durante la Guerra del Libano nel 1982. L’ayatollah Ali Khamenei – che è stato portato in «un luogo sicuro» – ha chiesto a tutti i musulmani «di stare orgogliosamente dalla parte del popolo del Libano e di Hezbollah contro il regime usurpatore, oppressivo e malvagio» in un messaggio simile a quello del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. «Tutte le forze di resistenza della regione sono con Hezbollah e lo sostengono. Il destino di questa regione sarà determinato dalle forze di resistenza e a capo di esse c’è l’orgoglioso Hezbollah» ha detto ancora la Guida suprema dell’Iran. Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha invece fatto riferimento al sostegno degli Stati Uniti a Israele: «Gli americani non possono esimersi dalla complicità con i sionisti».
Intanto il Libano ha annunciato il lutto nazionale di tre giorni, da lunedì a mercoledì, per l’assassinio di Nasrallah. Lo ha annunciato in un comunicato stampa l’ufficio del primo ministro Najib Mikati. Lo riporta la testata libanese L’Orient-Le Jour.
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