il caso
martedì 4 Giugno, 2024
di Sara Alouani
La piena in pochi secondi, i ragazzi travolti, le chiamate ai soccorsi e quell’elicottero che è decollato dall’aeroporto Marco Polo di Venezia. Sono molti i dubbi che si fanno piano piano spazio nelle menti dei parenti delle vittime che chiedono di conoscere la verità sui terribili minuti dei primi soccorsi.
La Procura di di Udine ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro ignoti: secondo le prime indagini su quanto accaduto, sarebbero almeno quattro le chiamate al 112 fatte da Patrizia Cosmos, una delle vittime, che diceva di essere rimasta «prigioniera» nelle acque del fiume a causa della piena. L’ultima non ha ricevuto risposta. A queste telefonate sono seguiti numerosi altri contatti partiti dai passanti che hanno assistito alla tragica scena dal ponte Romano.
A quel punto sarebbe stato allertato l’elicottero Drago di Venezia e il personale di terra dei pompieri, giunto per primo sulle sponde del Natisone e comprese le difficoltà del caso, avrebbe chiesto l’intervento dell’elicottero sanitario della Sores Fvg, che, dovendo percorrere una distanza di 8 minuti, è arrivato a Premariacco molto prima di Drago. Ma i ragazzi erano già stati inghiottiti dalle acque. Allora, perché non chiedere l’intervento subito?
Intanto il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, ha chiesto al prefetto di Udine una relazione dettagliata sui tempi dei soccorsi svolti dopo l’allarme lanciato dai tre ragazzi travolti dalla piena del Natisone.
Domenica scorsa sono stati rinvenuti i corpi delle due amiche Patrizia Cormos e Bianca Doros mentre, per il quarto giorno consecutivo, sono riprese le ricerche per trovare Cristian, il giovane di 25 anni ancora disperso nelle acque del Natisone.
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