Borgo Valsugana

domenica 2 Luglio, 2023

Nazzi: «Spettacolarizzazione della cronaca nera? La gente vuole racconti puliti»

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Al festival Trentino 2060 il giornalista e podcaster. «Un certo tipo di tv e di stampa racconta i delitti con toni morbosi, e i media e l’opinione pubblica si dividono in innocentisti e colpevolisti. Dietro alla storia c’è invece un percorso lungo di ricerca della verità»

I media, la televisione e i social media influenzano, troppo spesso, l’opinione pubblica. E, purtroppo, a volte anche le indagini. Raccontano la storia che piace al pubblico, raccontano quello che la gente si vuole sentir dire.
Stefano Nazzi, giornalista del Post e autore di uno dei podcast di cronaca giudiziaria («Indagini» podcast del Post) più ascoltati in Italia, oggi, domenica 2 luglio, ha aperto la quarta e ultima giornata del Festival Trentino 2060 con un intervento sul tema di come i media possono influenzare la narrazione di una storia di cronaca nera.
Lo stile di Nazzi è inconfondibile: la precisione, la pulizia e la sobrietà con cui analizza e racconta le storie, ne hanno fatto un caso nel panorama dei podcast italiani di area true crime.
«Trovo insopportabile le formule come “l’orribile omicidio”: un omicidio è sempre orribile. Nel corso della mia carriera mi sono occupato di tante storie orribili, sono già di loro intrinseche di emozioni, non serve esagerare. Il mio modello assoluto è A sangue freddo di Truman Capote» ha iniziato così la riflessione Nazzi.
Una mattina di successo con oltre 200 persone presenti nella piazza Degasperi a Borgo Valsugana, attratte dal giornalista che ha sovvertito le regole della comunicazione multimediale.

«Indagini» è un podcast che ha messo in discussione le principali regole ripetute dai guru del settore: quelle che dicono che, per creare una relazione con gli ascoltatori è bene pubblicare ogni giorno o almeno una volta a settimana, quelle che dicono di puntare sulle emozioni. Invece, Stefano Nazzi ha creato un podcast che ha sovvertito queste regole e che, nel giro di pochi mesi, si è trasformato in un’ossessione per migliaia di ascoltatori. Esce ogni primo del mese e racconta alcuni dei più noti fatti di cronaca nera italiana, concentrandosi sui casi giudiziariamente chiusi.
«Purtroppo, un certo tipo di televisione e di stampa racconta la cronaca nera tramite spettacolarizzazione: il racconto dei delitti assume toni morbosi, e i media e l’opinione pubblica si dividono in innocentisti e colpevolisti. Dietro alla storia c’è invece un percorso lungo di ricerca della verità, fatto di perizie, deposizioni, intercettazioni, rilievi e esami – le parole di Nazzi -. Il mio tentativo, con Indagini, è stato quello di capire se c’erano persone che avevano voglia di ascoltare la cronaca senza tutta quella enfasi emotiva. Credo che ci sia gente che ha voglia di questo, di un racconto pulito, più sobrio». Fu l’omicidio di Meredith Kercher, nel 2007, a mettere in testa a Nazzi che la narrazione del crimine da parte dei media spesso non funziona. Un successo replicato anche dalla presentazione del suo ultimo libro «Il volto del male». Storie di efferati assassini: un libro che racconta dieci storie di persone che hanno fatto del male, anche in maniera estrema, uccidendole. «È importante raccontare guardando il fatto, ma in questo caso ho spostato l’attenzione, dalla cronaca alle persone dietro un storia – ha concluso Nazzi-. La mia carriera nella cronaca nera, mi ha lasciato l’idea che il male si può manifestare anche in persone che non te lo aspetti. Ho preso consapevolezza che non c’è sempre un legame con la patologia psichiatrica. A volte è insito nel volere umano».