politica

mercoledì 31 Maggio, 2023

Nervi tesi tra i dem, Schlein già sotto accusa. E Conte mette i paletti

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A tanti, dentro il partito, non è piaciuto il “tentativo autoassolutorio” portato avanti dal nuovo gruppo dirigente

Il giorno dopo una sconfitta elettorale non è mai un giorno facile per chi di mestiere fa il segretario del Pd. Anche se da pochi mesi. Sono già in tanti a chiedere a Elly Schlein «un cambio di rotta», una gestione «più collegiale» del partito, una «maggiore presenza» sui principali fronti della battaglia politica. Se non è già un assedio, insomma, poco ci manca. La leader dem prova a tenere lontane le accuse, da se stessa e dal suo entourage, ma intanto è costretta a rinviare la missione a Bruxelles (in agenda incontri con gli eurodeputati Pd, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e con S&D) per gestire “il day after” ed evitare nuove polemiche. Sarà con ogni probabilità una riunione della direzione nazionale a tirare le somme di quanto accaduto e analizzare la sconfitta. «In genere si fa così». assicurano da ogni fronte i parlamentari.

A tanti, dentro il partito, non è piaciuto il “tentativo autoassolutorio” portato avanti dal nuovo gruppo dirigente. «Vorrei ricordare una cosa: Elly Schlein si è insediata il 12 marzo. Non c’è stata un’alleanza decisa dalla nuova segreteria e le liste del Pd erano di fatto già chiuse», dice Francesco Boccia in un’intervista al Corriere della Sera. «Lo scaricabarile, vi prego, no. Enrico Letta le amministrative le ha stravinte e per 2 anni di seguito: 5-0 nel 2021 e vittoria “a valanga” (cit. Rep) a giugno 2022. Poco dopo ha perso (male) le politiche. Ma non ha cercato alibi e non ha mai sparato contro nessuno del Pd», cinguetta di buon mattino Monica Nardi, portavoce dell’ex segretario dem. Al Nazareno provano ad abbassare i toni, Boccia corregge il tiro («Le alleanze sono state fatte dal gruppo dirigente precedente, di cui io per primo facevo parte – precisa – Ieri Schlein, con generosità, si è assunta la responsabilità a nome di un intero schieramento, consapevole che il Pd ha fatto la propria parte»), ma i rapporti interni restano tesi. E se i cattolici si fanno sentire sui temi etici – vedi la petizione on line contro la maternità surrogata sottoscritta da diversi big del partito – non manca chi fa polemiche sulle «fantasiose strategie fiscali»» della segretaria.

Anche con i potenziali alleati, poi, le distanze restano. Giuseppe Conte non chiude a un dialogo ma mette paletti precisi. «Siamo disposti a dialogare con il Pd e con Schlein ma sui temi, sui progetti, misurandoci sulle risposte concrete senza compromettere i nostri valori e senza annacquare le nostre battaglie più significative», scandisce. E ancora: «Meloni non si batte con i campi larghi o con qualche ora sul palco insieme». Tra le «battaglie più significative» del M5S, però, i dem lo sanno, c’è anche quella contro nuove forniture di armi a Kiev. Il tema è destinato a tornare sotto i riflettori dal momento che Guido Crosetto ha annunciato in Copasir il decreto con il nuovo pacchetto di aiuti militari e giovedì a Bruxelles il Parlamento europeo dovrà votare il provvedimento. Schlein a Bruxelles avrebbe dovuto sciogliere anche il nodo che riguarda la posizione dei dem. Nel corso della riunione on line con gli eurodeputati la leader propone di sostenere gli emendamenti per togliere Pnrr e fondi di coesione dalle fonti di finanziamento delle armi per Kiev