La notizia ha sconvolto la comunità di Saone: Nicola Marchiori, 27 anni, studente universitario iscritto al Dams di Padova, è morto sabato, sconfitto da un brutto male che gli era stato diagnosticato l’anno scorso. Le sue condizioni sono peggiorate repentinamente negli ultimi giorni, tanto che venerdì è stato accolto in ospedale ma i medici non hanno potuto far nulla per lui.
A ricordarlo è il fratello Simone, assessore provinciale e segretario del Patt, molto più grande di lui. Un differenza d’età sulla quale i due scherzavano spesso ma che, forse, li aveva uniti ancora di più. Simone lo saluta ripercorrendo quel tratto di vita passato insieme con un lunghissimo post su Facebook, accompagnato da alcune foto tra cui quella in cui si abbracciano da bambini.
Qui le sue parole:
Chi l’avrebbe detto, quando scherzando dicevamo di essere quasi due figli unici per la differenza di età, ma anche di carattere, che avrei dovuto davvero salutarti prima del tempo e affrontare da solo ciò che l’avvenire ci presenterà sulla strada.
Adesso è il momento dei ricordi… Come quando sei nato e la nonna Mariota, in uno dei suoi estri creativi, aveva attaccato sulla porta della chiesa un improbabile (e inguardabile) biglietto artigianale con scritto “è nato Nicola lo annunciano con gioia il fratello Simone con mamma e papà”.
O quando lo zio Lucio era andato a prendere i fiori da portare in ospedale quando eri appena nato portandolo a casa degli altri nonni con cura perché non si rovinassero e io per tutto il viaggio fino al San Camillo avevo continuato a insistere che alcuni erano di plastica sentendomele da tutti… Ma in ospedale la mamma aveva dovuto dare ragione a me: il fioraio aveva combinato un pasticcio.
Oppure quando tu, a meno di un anno, venivi a “sbavare” (con la complicità del papà) le macchinine di cui ero gelosissimo. E io, che di anni ne avevo quasi dieci, mi arrabbiavo da matti. E tu ridevi come a crepapelle e andavi a rifarlo apposta.
Ricordo le vacanze e i pomeriggi passati dagli zii Maura e Giorgio.
Ricordo anche, una volta cresciuti, gli scontri per quel carattere così diverso e forse così simile: tu testone, da buon Marchiori, ne facevi una questione di principio ed era impossibile dartela a bere. Io più diplomatico, ma altrettanto testardo. Tu all’apparenza sicuro di te, ma in realtà forse più riflessivo, fragile e introverso. Io più titubante, ma estroverso. Tu sportivo, io tutt’altro. Tu forse più naif, io più impostato.
Ma alla fine i punti di contatto erano più di quelli che sembrassero all’apparenza: non solo ci assomigliavamo fisicamente, ma anche nella passione e propensione per le materie umanistiche, per la lettura, per la cultura (l’ultima volta che siamo andati insieme alla centrale di Fies scoprendo un luogo che ci appassionava particolarmente e che sarebbe dovuto diventare la tua tesi di laurea) il volontariato, come con il Comitato ricreativo. E non sai quanto mi sia sentito orgoglioso quando, in un periodo di difficoltà in paese e nell’associazione, avevo anche pensato di riprenderla in mano nonostante ormai avessi tutt’altri impegni e tu un giorno mi chiami e mi dici “per il Comitato bisogna superare le divisioni del paese: e se ci pensassimo io con gli altri giovanissimi di Saone che andiamo d’accordo e non c’entriamo con le vecchie beghe?” Ho subito appoggiato la tua idea e così sei stato il terzo della famiglia a guidare quella piccola associazione che contribuisce a far sentire il nostro paese una comunità.
Poi gli anni dell’università: a Padova avevi trovato un ambiente in cui ti trovavi a tuo agio, anche per aprire i confini della tua mente.
Peccato che poi sia arrivata la malattia: lì per lì una cosa da niente. Piccola operazione e si risolve. Ma poi servivano delle cure, poi altre… doveva essere solo una piccola parentesi per poi tornare meglio di prima.
E invece non è stato così. E mi spiace ancora di più di non essere stato all’altezza di starti ancora più vicino, o di dirti la parola giusta in certi momenti. O di esser riuscito a farti il regalo che avevo pensato per i tuoi 28 anni, fra meno di quindici giorni: volevo regalarti un viaggio lontano per tornare a vivere dopo la parentesi della malattia e festeggiare la laurea con la tua Angelica.
Il destino è ingiusto quando interrompe prima del tempo sogni, progetti, aspettative e anche se non pensavo di doverti salutare, adesso accompagnaci e non lasciarci soli.