Il festival

martedì 24 Settembre, 2024

Nicola Marchiori, un attore roveretano a Venezia: premiato il film sull’autismo nel quale ha recitato

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Un altro orgoglio trentino che aggiunge emozioni e soddisfazioni alla sua terra

Sorridente ed emozionato: a Venezia, per la premiazione del film “Vite parallele” col Leone di Vetro, assegnato per la migliore sceneggiatura, c’era anche lui: Nicola Marchiori, classe 1993, professione attore. In outfit total black ha posato felice accanto al regista Herman Zadra e allo sceneggiatore Gianluca Danieli mentre ritirano il Premio che da 11 anni viene assegnato in concomitanza e in collegamento con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. A giorni Nicola compirà 31 anni (è nato il 25 settembre), non conta le ore di studio («Mi hanno insegnato che il palco te lo devi guadagnare») e scopriamo che è nipote dell’indimenticabile Luciano Caresia, l’elegante e cortese signore che nel 1959 aprì il colorificio di Via Tartarotti (tutt’ora condotto dalla figlia Daniela), che non lasciava nessuno privo d’un garbato sorriso. Nicola ne condivide i modi fini, ma anche il piglio entusiastico. Lo stesso che deve avere contraddistinto anche la vita del bisnonno, quel Gigi Caresia di Sacco, dove era nato nel 1901, che al talento per la pittura (era imbianchino, ma anche decoratore di vaglia e amico di Fortunato Depero) univa la passione per la cucina. Cuoco leggendario, Gigi Caresia è infatti celebre per ricettari che hanno fatto storia, piatti che furono replicati alla lettera, e per anni, nei mitici ristoranti al Borgo e Sisler. Fino qui, la storia. Ma con alle spalle cotanta dinastia di artisti, del colore e della buona cucina, a pochi passi da una tranquilla laurea in Giurisprudenza Nicola ha sbaragliato le carte decidendo per la rotta insicura dei creativi. Quando annunciò in famiglia la sua intenzione di calcare le scene nessuno si meravigliò. Il suo entusiasmo, anzi, ha contagiato anche la sorella Chiara, 27 anni: «Insieme abbiamo realizzato spot e monologhi d’apertura di eventi». Tra l’altro, ha già all’attivo 5 film, il cortometraggio “Hronir” per la regia di Valerio Rubino, di cui è protagonista e i film TV “Mordach” e “Din don, la magia del cinema”. “Un oggi alla volta”, commedia drammatica diretta da Nicola Conversa in cui interpreta il ruolo di un paziente psichiatrico, è stato il film italiano maggiormente visto nell’ultimo weekend di fine luglio e ha appena ultimato la registrazione di una serie TV ambientata nel 1750 in cui è un capo della polizia che risolve omicidi (titolo ancora top secret).
Nicola, lei è discendente di due roveretani d’eccellenza, suo nonno materno è Luciano Caresia e il celebre Gigi Caresia è suo bisnonno.
«Ho conosciuto bene nonno Luciano, perché quando è mancato, l’8 giugno del 2003, avevo già 10 anni. Era una persona meravigliosa a detta di tutti. Molto buono, elegante nel suo modo di essere e di porsi. Con me è sempre stato molto amorevole, molto presente ed è stato lui a trasmettermi la passione per il calcio. Eravamo due iuventini sfegatati, io lo sono ancora, non si tradisce la fede calcistica. Nonno mi raccontava di Pelè, dei suoi 1284 goal… quel numero esorbitante non l’ho più scordato».
Anche lei giocava.
«Ho giocato per vent’anni. Ho iniziato a 5 anni, smesso a 25, centrocampista centrale. Il calcio resta tutt’ora la mia grande passione».
Diplomato allo Scientifico, discreto calciatore, prossimo alla laurea in Giurisprudenza, come le è venuto in mente di fare l’attore?
«Ho interrotto Giurisprudenza a cinque esami dalla laurea perché la recitazione mi assorbe parecchio. Ora mi permette anche di vivere del mio lavoro, però non mi lascia il tempo per studiare e, soprattutto, per preparare la tesi. Ma i capitoli iniziati vanno anche conclusi: prima o poi affronterò la situazione, anche se la mia professione ormai è quella dell’attore. Ci dedico le mie giornate. Lavoro tanto anche a casa con esercizi per aumentare la respirazione diaframmatica o l’articolazione del parlato. Ho respirato l’odore dell’assito allo Zandonai, da studente. Poi, a Bolzano ho seguito i primi corsi di recitazione, grazie a una Casting Director di Roma, Giulia Appolloni, e mi sono sentito dire che ero portato a questo mestiere. Però mi dibattevo, visto che ero a buon punto con l’Università. A togliermi dai dubbi arrivò sul cellulare un messaggio di Monia Cappiello, autrice e direttrice artistica d’una Accademia nuova di zecca e… trentina! Mi annunciava la creazione di NuovaEra Academy, a Pellizzano, in Val di Sole, con docenti professionisti del Cinema: attori, registi, casting director, doppiatrici, provenienti da Roma, Milano, Napoli… L’idea di formare attori sul territorio è stata davvero straordinaria. L’Accademia NuovaEra, con i suoi docenti, professionisti che lavorano nel Cinema ad altissimo livello, è stata la mia svolta».
Ci fa alcuni nomi?
«Carla Stella e Paola Lavini, attrici che lavorano con i migliori doppiatori italiani, la casting director di “Mare fuori” Marita D’Elia, candidata al nastro d’argento 2023, e il regista Andrea Papini…Persone molto sensibili e professionali. Si studia improvvisazione, canto, danza, movimento scenico… si ricevono input fenomenali. Anche chi lascia perché capisce che la recitazione non è la sua strada e va a fare altre cose, le fa con una consapevolezza nuova, diversa, perché con i corsi di recitazione si entra in contatto con le proprie emozioni. È quasi un percorso di psicoterapia che fa capire chi si è. Il segreto dell’attore è proprio quello di mettere nei personaggi le emozioni che vive, traslate».
Il film «Vite parallele».
«Il film, che parla di tre famiglie, ciascuna con un figlio autistico, è sostenuto dalla Fondazione Trentina per l’autismo; non cade mai nel pietismo, ma nemmeno nella tentazione di esaltare qualità particolari. La sua preziosità sta nel fatto che tanti interpreti sono davvero ragazzi autistici, così come lo sceneggiatore, e attore, Gianluca Danieli, che rientra nello spettro di Asperger ad alta funzionalità e si è laureato in Sceneggiatura a Londra. Si ispira a una storia vera e ti fa pensare. Il forte distacco dell’algido medico che interpreto la dice lunga sulla solitudine in cui le famiglie sono a volte lasciate. Che il Festival del Cinema più prestigioso d’Europa, assieme a Cannes, ne abbia apprezzato qualità e contenuto è una soddisfazione grande».
Programmi futuri?
«Sto partendo per il Festival internazionale del cinema di San Sebastian in Spagna, al ritorno mi aspetta il teatro; per la regia di Monia Cappiello saremo nei teatri trentini con la commedia “Toc, toc”, prodotta da NuovaEra. Per un attore il teatro è casa».
Tiene Rovereto come base.
«Sono legatissimo a questa città. Sto girando un ruolo da protagonista che mi terrà lontano almeno 6 settimane, ma poi ritorno subito a Rovereto. Venezia ha dimostrato che il cinema si fa anche qui. Sono anni che il Trentino ospita produzioni e sforna prodotti cinematografici di valore; magari il pubblico lo scopre solo quando ci sono premiazioni, ma l’Accademia creata in Val di Sole, i tanti corsi presenti nel territorio e la grande voglia dei ragazzi di cimentarsi come attori e attrici, dimostrano che anche qui c’è la possibilità di fare cinema a livello professionale. Ci si può formare senza dover andare a Roma e il Leone d’Argento della meravigliosa Maura Delpero per “Vermiglio”, oltre a quello di Vetro per “Vite parallele”, l’hanno dimostrato».